Il giorno della memoria. Non solo del 27 gennaio 1945
Venerdi 27 Gennaio 2012 alle 09:42 | 0 commenti
Riceviamo da Giorgio langella, Segretario provinciale PdCI FdS e pubblichiamo
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono nel campo di sterminio nazista di Auschwitz, abbattendone i cancelli. Questa azione resta nella memoria dell'umanità come il simbolo della definitiva scoperta di un progetto di distruzione e morte che non ha eguale nella storia recente e antica. Grazie all'incubo della memoria dei sopravvissuti, come fu definito da Primo Levi, l'umanità ha potuto conoscere il genocidio sistematico perpetuato, in nome di una folle teoria razziale, nei confronti di milioni di persone "colpevoli" di non appartenere alla "razza superiore" o solamente perché considerate "diverse".
Anche se è impossibile conoscerne il numero esatto, le stime indicano in circa sei milioni gli ebrei sterminati e in circa cinque milioni i civili uccisi perché zingari, serbi, comunisti o politici oppositori del nazifascismo, omosessuali, testimoni di Geova, disabili o perché genericamente ritenuti "antisociali".
Stiamo vivendo un periodo nel quale memoria non è più di moda. Razzismo, xenofobia e discriminazione contro il "diverso" sono "sentimenti di odio" che fanno breccia lentamente nelle menti e che si consolidano nell'opinione pubblica, trasformando l'accoglienza in respingimento. Non possiamo restare indifferenti di fronte alla distruzione sistematica della solidarietà , principio fondamentale della nostra Costituzione. Non possiamo tacere perché il silenzio produce mostri e uccide la democrazia.
Per questo vogliamo ricordare anche tutti i "dimenticati". Vogliamo ricordare chi è coinvolto, suo malgrado, nelle guerre che sono diffuse in ogni parte del mondo. Conflitti che divampano per il controllo e lo sfruttamento della ricchezza da parte dei più potenti. Vogliamo ricordare chi muore nel tentativo di fuggire dalle guerre e dalla fame. Vogliamo ricordare chi muore di fame. Vogliamo ricordare chi muore nei luoghi di lavoro, chi si ammala perché lavora in luoghi insicuri e malsani, chi muore di malattie professionali. Come alla Marlane Marzotto di Praia a Mare, come alla Tricom di Tezze sul Brenta. Questi sono i "sommersi" del nostro tempo. Donne e uomini senza volto e senza voce che vogliono vivere e che soffrono e muoiono nel silenzio e nell'indifferenza. Persone ridotte a numeri di fredde statistiche.
È importante ricordare quello che è successo e conoscere quello che sta accadendo non solo un giorno all'anno ma sempre. Ogni giorno deve essere il 27 gennaio.
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