Veneti figli di un Padoan minore, Il Fatto: a Siena salvati gli obbligazionisti
Mercoledi 5 Luglio 2017 alle 09:24 | 1 commenti
A un certo punto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sbotta: "Qualcuno mi dimostri che nel caso delle Venete potevano essere trovate soluzioni migliori sotto tutti i punti di vista". Lo fa parlando a una conferenza convocata per illustrare la soluzione, decisamente migliore, ottenuta per il Monte dei Paschi di Siena, dove lo Stato entrerà spendendo 5,4 miliardi per possederne il 70%. Ieri è arrivato il via libera della Commissione europea agli aiuti di Stato. Il nervosismo di Padoan nasce dagli strali del governatore pugliese Michele Emiliano contro il decreto che la scorsa settimana ha mandato in liquidazione coatta Popolare di Vicenza e Veneto Banca regalando a Intesa Sanpaolo gli asset di valore più un assegno statale da 5 miliardi e garanzie per altri 12 (il conto lo pagano anche azionisti e obbligazionisti subordinati).
Il decreto è alla Camera, oggi inizia la discussione in commissione Finanze sotto il peso di 560 emendamenti presentati e la rabbia dei parlamentari veneti. Intesa ha imposto al Tesoro una clausola ferrea: se il decreto viene modificato nelle parti che le garantiscono il regalo, salta tutto. "Ho fiducia nel Parlamento", dice sibillino Padoan. L'iter dovrà essere lampo per portare il testo in aula già lunedì. In caso di intoppi verrà messa la fiducia. I rischi al momento sono ridotti. Lega e M5s sono contrari, ma i bersaniani di Mdp hanno già detto non faranno casino anche se metteranno su il broncio. L'ala Pd che fa capo a Emiliano concentrerà gli sforzi per migliorare le condizioni di ristoro agli obbligazionisti, ma non ha i numeri per affossare il testo.
L'imbarazzo del ministro per l'esproprio della sovranità del Parlamento è palpabile anche perché al Montepaschi viene applicata la "ricapitalizzazione precauzionale" a carico dello Stato che ha ripetuto di star perseguendo come "unica via" anche per le venete fino a pochi giorni prima del decreto ad Intesa nonostante la richiesta dell'Ue di trovare 1,2 miliardi di capitali privati
Nell'estate 2015 la Bce ha prescritto a Mps di trovare 5 miliardi di nuovo capitale senza una motivazione chiara. A natale, dopo che la Jp Morgan nominata da Matteo Renzi salvatrice della banca ha fallito, la Bce ha ordinato l'espiazione: i miliardi sono diventati 8,8. Padoan si è arrabbiato, poi il 23 dicembre ha stanziato 20 miliardi per salvare le banche. La "ricapitalizzazione precauzionale" è prevista dalle nuove regole europee che obbligano a scaricare i costi dei salvataggi prima sui creditori delle banche (azionisti, obbligazionisti e pure correntisti più ricchi: il famoso "bail-in"). È una specie di eccezione: si può fare se la banca è solvente e il deficit di capitale solo virtuale (lo verifica uno stress test). In questo caso pagano "solo" azionisti e obbligazionisti subordinati (Bruxelles lo chiama "burden sharing").
Dopo 6 mesi di palude tra Bce, Ue e governo italiano per Mps l'aumento di capitale è sceso a 8,1 miliardi: 3,9 li mette subito lo Stato; il resto, 4,3 miliardi, viene dalla conversione in azioni delle obbligazioni subordinate. Gli azionisti vengono quasi azzerati dallo sconto con cui lo Stato parteciperà all'aumento e dalle perdite per la pulizia del bilancio (pari a 3,6 miliardi). A conti fatti avranno in mano azioni che valgono in tutto 300 milioni (a inizio 2015 la capitalizzazione di Borsa era di 2,24 miliardi). Il governo ha promesso a Bruxelles di uscire dall'azionariato entro il 2021. Secondo Padoan "ce la farà , incassando anche un premio".
La differenza con le venete non finisce qui. Molti obbligazionisti di Mps sono infatti piccoli clienti a cui la banca ha rifilato i bond senza andare per il sottile. Il governo ha deciso di indennizzare quelli della famosa obbligazione rifilata agli sportelli nel 2008 per finanziare lo sciagurato acquisto di Antonveneta che ha scassato l'istituto. La banca ammetterà di averli truffati, rimborsandoli a prezzo pieno: una volta convertiti in azionisti, gli offrirà obbligazioni "senior" in cambio dei titoli, che a loro volta verranno sottoscritti dallo Stato per 1,5 miliardi. Totale spesa pubblica: 5,4 miliardi, quanto l'assegno staccato a Intesa per le venete ottenendo in cambio una banca. Gli obbligazionisti subordinati di Pop Vicenza e Veneto Banca (301 milioni di euro) sono invece appesi al "fondo di solidarietà " del settore bancario, con criteri stringenti che già con Etruria & Co. hanno tagliato fuori migliaia di piccoli risparmiatori. Gli azionisti sono spazzati via.
Ancora non è finita. Per pulire il bilancio, Mps venderà al fondo Atlante 26-28 miliardi di euro di sofferenze a un prezzo pari al 20,6% del loro valore nominale (su 100 euro di crediti, penso di recuperarne 20,6). Nell'autunno 2016 Atlante si era impegnato a comprarle al 27%, come ordinatogli dai suoi sottoscrittori, le banche, la pubblica Cdp e le fondazioni nella speranza di alzare i prezzi del mercato dominato dai fondi esteri ed evitare di aprire voragini nei bilanci. Ora Atlante, che doveva scacciare gli avvoltoi stranieri, farà l'avvoltoio italiano inseguendo i debitori di Mps in cerca di laute plusvalenze. Una compensazione al fondo guidato dall'economista Alessandro Penati dopo che ha bruciato 3,5 miliardi nelle banche venete. I crediti deteriorati di queste ultime sono invece finiti in liquidazione al valore stellare del 47%: se vengono vendute a meno, lo Stato non rivedrà un euro.
Padoan non ha poi chiarito quando Mps verrà riammessa in Borsa, da cui è stata sospesa dalla Consob a gennaio scorso. La certezza è invece che ci saranno circa 5 mila esuberi.
Carlo Di Foggia - Il Fatto Quotidiano
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Salvare un po' le popolari venete serviva a SALVARE la rossa Monte dei Paschi!.