Quotidiano | Rassegna stampa | Categorie: Banche

Il Fatto quotidiano: Jp Morgan, l’affare con Veneto Banca criticato dalla Bce

Di Rassegna Stampa Mercoledi 19 Ottobre 2016 alle 09:18 | 0 commenti

ArticleImage

Non solo Monte dei Paschi: dove c'è una banca in difficoltà in Italia, trovi di sicuro Jp Morgan. Disponibile, efficace e discreta, al giusto prezzo. Come nell'operazione con Veneto Banca che nel 2015, con la crisi già conclamata dell'istituto, ha permesso a 1500 fortunati azionisti di liberarsi delle proprie azioni prima che il loro valore venisse azzerato. Un'operazione ardita condotta dall'allora direttore generale Vincenzo Consoli, poi arrestato, che il Fatto può ricostruire sulla base delle osservazioni di un rapporto della Bce su Veneto Banca del 6 agosto 2015, firmato da un team di ispettori guidati da Vincenzo Nardone della Banca d'Italia.

Dal 2014, la vigilanza bancaria sui 14 principali gruppi italiani è passata alla Bce che la esercita con i Joint Supervisory Team (Jst), composti da personale di Francoforte e di via Nazionale. Anche la Consob indaga sul contratto con JPMorgan.
Il 13 gennaio 2015, il consiglio di amministrazione di Montebelluna approva un'operazione in cui è difficile vedere una razionalità economica: Veneto Banca compra da Jp Morgan un portafoglio di circa 1200 Prestiti Ipotecari Vitalizi (Piv) erogati a partire dal 2005 per un valore di circa 205,55 milioni. I Piv sono prestiti strani, che infatti vengono guardati con sospetto dal collegio dei sindaci: è un finanziamento per chi ha almeno 60 anni e chiede un anticipo di liquidità alla banca, dando in garanzia un immobile di proprietà. Alla morte del debitore, gli eredi possono scegliere se estinguere il debito o vendere la casa, rimborsare la banca e tenersi la differenza. Sono contratti poco diffusi, difficili quindi da valutare. Un investimento bizzarro per un istituto in crisi come Veneto Banca. Infatti il vero scopo dell'operazione con Jp Morgan è un altro: la banca americana si impegna ad acquistare 900.000 azioni di Veneto Banca appartenenti a soci, al valore di 39,50 euro, l'esborso complessivo è di 35,55 milioni.

Pochi mesi dopo, a dicembre, il valore delle azioni Veneto Banca (che non è quotata) veniva di fatto rivisto al ribasso dal cda a 7,30 euro, per poi praticamente azzerarsi al momento della tentata, e fallita, quotazione in Borsa. Nel suo rapporto sulla governance di Veneto Banca, la Bce osserva che le azioni da Jp Morgan erano "vendute da azionisti risparmiatori che avevano già dato un ordine di vendita ma non era ancora stato eseguito per mancanza di ordini d'acquisto". In pratica, a 1500 soci viene trovata una via di fuga anche se, comprensibilmente, nessuno sul mercato vuole farsi carico delle loro azioni con la perdita quasi certa che incorporano. Per anni Veneto Banca ha evitato che il problema esplodesse, ricomprando le azioni dei soci che volevano vendere o incentivandoli a non farlo dando piuttosto finanziamenti agevolati. Poi, a crisi conclamata, la vigilanza ha bloccato queste operazioni.

ALL'INIZIO DEL 2015

Gli americani si sono fatti carico di 35,55 milioni di titoli, in cambio l'istituto ha comprato mutui per 205 milioni (su cui sta già perdendo)

L'affare con Jp Morgan, si legge nel report Bce, "è stato approvato senza una reale valutazione dei rischi e delle sue reali motivazioni (far fronte alle richieste di vendita degli azionisti risparmiatori)". Inoltre, è mancata "ogni valutazione sui costi che derivano da questa operazione", come l'impatto negativo di 5 punti base sul Cet1, cioè il coefficiente che misura la solidità della banca. Ci sono anche commissioni da pagare a consulenti esterni che vengono rivelate al consiglio di amministrazione soltanto molti mesi più tardi, il 28 aprile 2015: una percentuale dell'1 per cento alla Centrale Attività Finanziarie, una società specializzata in recupero crediti, e 450.000 euro più Iva a Eidos Partners, altra specialista dei crediti difficili, guidata dall'ex Lehman Brothers Riccardo Banchetti.

Tutta l'operazione viene condotta da Consoli in Veneto Banca, sottolinea la Bce, "senza il coinvolgimento della funzione di compliance", cioè di quella struttura che serve proprio a verificare le procedure per prevenire irregolarità e rischi legali per gli amministratori. Soltanto in giugno, cioè quasi sei mesi dopo la decisione, viene coinvolto il risk management per valutare l'accordo con Jp Morgan.

Com'è finita? Male per Veneto Banca, ovviamente. Nell'ultimo bilancio, quello relativo al 2015, si legge che il collegio sindacale "considerate le debolezze e le criticità dell'operazione nel suo complesso, ha raccomandato al consiglio di amministrazione la necessità di attenersi, in sede di valutazione e contabilizzazione dell'operazione, a criteri e a valori il più possibile prudenziali". Perché il valore di quei prestiti vitalizi ipotecari agli ultrasessantenni che Jp Morgan ha rifilato a Montebelluna è assai dubbio. Dopo soltanto pochi mesi da quell'operazione conclusa a febbraio, già a dicembre 2015 Veneto Banca ha dovuto accantonare un "onere del credito", a fronte cioè del rischio di perdita dal mancato recupero delle somme, di circa 4,5 milioni, di cui 3,8 sono crediti deteriorati.

L'affare è stato tutto per Jp Morgan: ha speso 35,5 milioni per aiutare Veneto Banca (o meglio, il suo capo Consoli) a salvare qualche azionista amico e in cambio si è fatta pagare 205,55 milioni. Un incasso netto di 170 milioni a fronte della cessione di quel pacchetto di crediti assai dubbi che, a giudicare dalle sofferenze che accumula, per Veneto Banca sembra destinato a confermarsi un pessimo investimento.

Di Stefano Feltri, da Il Fatto Quotidiano


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network