Il Fatto, beffa BpVi: 80 mila euro solo per vedere gli atti
Venerdi 28 Luglio 2017 alle 11:34 | 0 commenti
Lo definisce un "salvataggio difficile e necessario", il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Eppure il decreto sulle banche venete approvato ieri in Senato - grazie all'ennesimo voto di fiducia posto dal governo - più che un salvataggio appare un regalo a Intesa Sanpaolo che ora acquisisce al prezzo simbolico di un euro quel che resta della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Non poco: la parte sana dei due istituti di credito, valutata da bilancio, ammonta a 43 miliardi di euro. Il disegno di legge di conversione del decreto approvato ieri prevede l'azzeramento di azioni e obbligazioni subordinate dei due istituti di credito secondo la procedura di burder sharing, cioè la condivisione degli oneri.
Solamente i piccoli risparmiatori titolari di bond riceveranno un indennizzo. Allo Stato l'operazione costa nell'immediato ben 5 miliardi di oneri a sostegno di Intesa ma, sommando le garanzie fornite, è chiamato a un impegno complessivo di quasi 17 miliardi. Il Senato ha approvato senza alcuna modifica il testo esaminato e già approvato alla Camera, conditio sine qua non posta da banca Intesa per finalizzare l'acquisizione. La senatrice del Movimento 5 Stelle, Barbara Lezzi ha sottolineato: "È gravissimo. C'è una banca che entra in Parlamento e ordina ai parlamentari del Partito Democratico di piegarsi alle sue volontà ". Lezzi ha poi invitato la "procura ad approfondire i legami esistenti tra il Partito Democratico e Banca Intesa".
Prima ancora era stato un suo collega, Enrico Cappelletti, a rivolgersi con toni altrettanto duri al governo: "Vi siete presi tutto prendetevi anche questi", ha scandito in aula e dai banchi dei pentastellati è partito un lancio di banconote da 500 euro finte, accompagnato da urla indirizzate ai parlamentari del Pd: "Ladri! Vergogna!". Una breve bagarre in aula. Poi il voto: i sì sono stati 148, i no 91, nessun astenuto.
Il via libera arriva il giorno dopo la chiusura indagini del procedimento a carico degli ex vertici della Popolare di Vicenza. La procura berica contesta due reati, aggiotaggio e ostacolo della vigilanza, a otto indagati, tra cui l'ex presidente Gianni Zonin, rimasto alla guida della banca per 19 anni. Sotto accusa la prassi dei finanziamenti concessi ai clienti per la sottoscrizione delle azioni emesse dalla banca "per un controvalore complessivo di circa 963 milioni di euro", spesso accompagnati dall'impegno al riacquisto delle azioni, senza aver iscritto al passivo dello stato patrimoniale un'analoga riserva indisponibile per il finanziamento del proprio capitale.
Un'inchiesta complessa che ha impegnato per due anni i magistrati vicentini: tale è la mole degli atti da essere stipati in una stanza apposita della procura. Sono oltre un milione di pagine. Lo stesso tribunale ha redatto e diffuso una nota informativa per i soci e gli obbligazionisti che hanno intenzione di chiederne copia. Una sorta di vademecum alla "richiesta degli atti del procedimento" nel quale è inserito anche un tariffario. Un'istanza standard per avere un dvd con i sette documenti ritenuti più rilevanti e i relativi allegati costa 3.342,15 euro.
Matteo Mosciani, avvocato del movimento difesa cittadino sta valutando di rivolersi al governatore del Veneto, Luca Zaia, per chiedere un contributo economico dal fondo regionale di ristoro appositamente creato a seguito della crisi degli istituti di credito, mentre l'associazione di soci "Noi che credevamo nella Bpvi e in Veneto Banca" si è rivolta direttamente al ministro della giustizia, Andrea Orlando. In una lettera ha chiesto di potersi "inserire come parte civile nel processo di Vicenza con il patrocinio gratuito" così da poter accedere ai documenti d'indagine che hanno "l'abominevole costo di più di 50 mila euro". Per la precisione 79 mila euro.
Davide Vecchi - Il Fatto Quotidiano
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