Il divorzio breve della relatrici Filippin ed (ex) Moretti approvato al Senato
Mercoledi 18 Marzo 2015 alle 17:32 | 1 commenti
La senatrice vicentina del Partito Democratico, Rosanna Filippin è stata relatrice in Aula e ha accompagnato il percorso fin dalle discussioni in Commissione Giustizia del ddl in materia di divorzio breve. Mercoledì 18 marzo è arrivata l’approvazione in Senato del provvedimento di cui si era fatta promotrice come relatrice alla Camera Alessandra Moretti, quando era deputata solo un anno fa prima dell'approdo in Europa lasciato per la candidatura a presidente del Veneto.
Dopo l’approvazione in Senato ora il testo dovra' tornare alla Camera dove è probabile che non subirà modifiche e quindi diventerà legge. Ci sarà quindi una separazione, in attesa dello scioglimento definitivo del vincolo matrimoniale, di “solo†12 mesi (6 mesi se consensuale).Â
Le dichiarazioni rilasciate da Filippin, soddisfatta ma qualche rimpianto dopo l'approvazione:
"C’è sì l’amarezza per non essere arrivati al ‘divorzio lampo’, ma c’è anche la soddisfazione per una riforma che tantissimi italiani chiedevano e attendevano da anni. Il mio impegno per migliorare ancora la normativa non finisce comunque qui, perché sono convinta che - per il bene di chi si appresta a questo passo, oltre che per l’efficienza del sistema della giustizia - il divorzio diretto sia un passo utile e necessario da fare. Finalmente si è giunti alla votazione finale della legge che va a modificare la precedente normativa che risale al 1970. Da allora i tempi sono cambiati ed era necessario da parte della politica un aggiornamento della normativa per essere al passo con gli altri Paesi europei e non solo. Il ddl prevede una diminuzione del tempo di separazione obbligatorio per chiedere il divorzio che passa a un anno in caso di separazione non consensuale e a sei mesi in caso di separazione consensuale. Il tema della famiglia deve stare a cuore alla politica e questo provvedimento va a tutelare proprio le parti deboli, senza togliere in alcun modo importanza al valore autentico del legame famigliare. L’unico rimpianto che ho è di aver stralciato l’emendamento che introduceva il divorzio diretto qualora ci fosse consensualità e assenza di figli minori, disabili o economicamente non autosufficienti. Oggi abbiamo fatto sì un importante passo avanti, ma auspico che si possa tornare a ragionare su questo tema per far diventare l’Italia un Paese ancora più attento ai diritti civili. Spesso l’ottimo è nemico del bene, in ogni caso il ddl che abbiamo licenziato oggi è un ottimo testo".
Di seguito invece le considerazioni di Vincenzo Donvito, presidente Aduc, che parla di "Stato che continuerà ad andare sotto lenzuola delle persone":
"A leggere le prese di posizione di tutti i vari esponenti di governo o meno, si viene travolti da un tripudio di positivita'. Certo, se si considera che la legge in vigore prevede tre anni di separazione, perche' non si dovrebbe essere positivi con queste nuove modifiche? Se consideriamo la politica e la vita come un fatto ragionieristico e matematico, comprendiamo la positivita'. Ma cosi' non e', perche' tra ragionieri e matematici ci sono individui e una societa' che non e' piu' quella di 45 anni fa, quando la legge oggi in vigore fu approvata.
Col voto di oggi si e' ancora una volta confermato che lo Stato ha il diritto di entrare sotto le lenzuola di una coppia, tre anni o un anno fanno solo la differenza, per l'appunto, ragionieristica. In questi 45 anni piu' di qualcosa e' cambiato, nelle coppie e negli individui. E se fino ad oggi il legislatore ha fatto finta che questi cambiamenti non ci siano stati, questo non giustifica che ancora oggi -quando si e' deciso di metter mano a questo moloch barbarico- ci si debba rassegnare a dover continuare a delegare allo Stato la propria liberta' di individuo. Ci vorranno forse altri 90 anni perche' poi da 12 mesi si passera' a 6 mesi di separazione? Tutto ci fa pensare che cosi' potra' essere, se tutto andra' bene.
Qui non stiamo mettendo in discussione i diritti degli individui e dei minori nell'ambito della coppia, perche' altri meccanismi e tutele scattano in entrambi i casi. Ma mettiamo in discussione il perdurare della pesante e insopportabile presenza di uno Stato che pretende di sindacare su intimita' e liberta' dei suoi liberi cittadini.
Sono due le categorie di persone che oggi gioiscono:
- coloro che vogliono imporre a tutti con la legge i propri convincimenti ideologici;
- la corporazione degli avvocati, che continueranno a lucrare sulle violenze che lo Stato impone ai propri sudditi.
Mentre la penalizzazione, oltre che per i liberi individui, continuera' anche per la Giustizia, costretta a continuare ad occuparsi dell'initimita' e delle liberta' degli individui. Giustizia che nella maggior parte dei casi svolgera' una mera funzione ragionieristica delle volonta' dei violentati in attesa della loro liberta', con costi per i diretti interessati e tutta la comunita'".
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