Il bel paese?
Sabato 9 Ottobre 2010 alle 19:17 | 0 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo.
Da tempo gli organi di informazione narrano di una politica miserabile. Ci raccontano di "conflitti insanabili" tra Fini e Berlusconi. Conflitti che sono sempre sull'orlo della rottura definitiva ma che fino ad oggi finiscono in nulla. Ci dicono degli insulti del capo della Lega Bossi rivolti ai romani. Ci riferiscono dell'indignazione del sindaco di Roma e del presidente della regione Lazio (entrambi del PdL e alleati di Bossi). Poi, naturalmente, tutto finisce a polenta e pajata (una volta si diceva a tarallucci e vino).
Grandi sorrisi, risate, pacche sulla spalla. Tutti contenti. Evidentemente la pasta al sugo è un grandioso collante. Oggi ci riferiscono degli "avvertimenti" del Giornale di Feltri (e Berlusconi) alla presidente di confindustria Marcegaglia su presunti dossier che la riguardano. È una politica ridotta al pettegolezzo, alle questioni immobiliari di case "vendute" (forse) a parenti più o meno acquisiti, agli scandali più o meno grandi, alle minacce più o meno velate ... È un metodo molto simile a quello attuato dalla Fiat a Pomigliano. Ci siamo già dimenticati di Marchionne che impone ai lavoratori un referendum con il quale possono scegliere tra la disoccupazione e la perdita di diritti fondamentali? Sembra quasi che ci vogliano far scegliere tra contendenti simili per non cambiare nulla. Piccoli aggiustamenti con lo scopo, però, di aumentare la propria ricchezza. Vogliono occultare una realtà che è ben diversa dai penosi litigi televisivi tra gente di potere. In Italia la realtà è fatta di fatica e disoccupazione, di difficoltà di arrivare a fine mese, di miseria crescente, di insicurezza. Ma "lorsignori" ci vogliono costringere a scegliere tra il pessimo e il peggio. E tutto questo mentre il paese va a rotoli.
Noi comunisti non ci stiamo e crediamo che sia venuto il momento di dire chiaramente che è l'attuale sistema a non reggere più. Non si può continuare così, tra veri o falsi litigi, con una palese e scientifica incapacità di risolvere i veri problemi dell'Italia. L'incapacità è di chi governa e di quelli che dirigono l'economia e le industrie. È venuta l'ora di mettere sul banco degli imputati il modello di sviluppo che i capitalisti nostrani e i governi a loro cari hanno adottato cancellando progressivamente la Costituzione. È un sistema basato sulla riduzione del lavoro (e della vita) a merce, sullo sfruttamento dell'uomo e dell'ambiente, sull'evasione fiscale, sulla corruzione. Un sistema che non può più essere "aggiustato". La folle corsa alle privatizzazioni e il liberismo sfrenato hanno dimostrato che l'ormai vecchio slogan "privato è bello" è soltanto una grande menzogna. Noi chiediamo a tutti i democratici una cosa semplice: proviamo a costruire il progetto di una società dove chi lavora sia proprietario dei mezzi di produzione.
Un nuovo modello di sviluppo radicalmente diverso dall'attuale.
Giorgio Langella
Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della sinistra di Vicenza
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