5 aprile, assemblea Usb per Raffaele Sorgato. Ogni anno 337 milioni di incidenti sul lavoro
Mercoledi 4 Maggio 2011 alle 23:20 | 0 commenti
Luc Thibault, Delegato Unione Sindacale di Base Greta Alto Vicentino Ambiente - Sembra una fatalità ! il 5 aprile l'Unione Sindacale di Base organizza a Schio un'assemblea pubblica alle 20h30 all'auditorium ITIS De Pretto via 29 Aprile.
Una fatalità , si! Proprio in questi giorni, l'International Labour Organization in occasione della nona edizione della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, celebrata il 28 aprile 2011, ha dichiarato che ogni anno, nel mondo, si verificano 337 milioni di incidenti sul lavoro e circa 2,3 milioni di decessi, pari a 6.300 morti al giorno per infortuni e malattie professionali!
L'obiettivo della riunione organizzata dalla USB è quello di promuovere la "cultura" della prevenzione in materia di sicurezza e salute, spingendo, governi, organizzazioni di datori di lavoro e lavoratori a realizzare campagne di sensibilizzazione e a predisporre sistemi di gestione della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro in grado di apportare miglioramenti in termini di prevenzione e controllo dei rischi professionali.
-il 5 aprile a Schio (VI) moriva Raffaele Sorgato della Greta alto Vicentino a solo 26 anni
-il 14 aprile 2011 a San Giorgio in Bosco (PD) moriva l'operaio Michele Zoccarato, delegato cgil , 49 anni, dipendente dello stabilimento Acqua Vera, schiacciato dal macchinario sul quale stava lavorando;
-il 18 aprile 2011 a Candiana (PD) l'operaio Luca Stocco, 26 anni, dipendente di un impresa dell'Alta Padovana, muore travolto da un pesante quadro elettrico mentre stava effettuando lavori sul tetto della fabbrica.
Queste tragedie avvenute in pochi giorni hanno fatto riemergere drammaticamente il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, evidenziando come nella nostra regione esso non sia ancora una priorità dell'azione politica e amministrativa. Anzi!Nell'ultimo semestre del 2010 nella sola provincia di Padova si sono verificati numerosi incidenti, anche mortali, su luoghi di lavoro: il 22 luglio 2010 a Battaglia Terme (PD) è morto l'operaio Leonardo Giraldin (27 anni); il 1° giugno 2010 l'operaia Barbara Callegari si è gravemente ferita in un azienda di Limena (PD); il 28 maggio 2010 è morto in zona Campo Marte a Padova l'operaio Luigi Borrelli (31 anni). Dall'inizio dell'anno a oggi 27 aprile ci sono stati 185 morti per infortuni sui luoghi di lavoro, ma si arriva a contarne 400 se si aggiungono i lavoratori deceduti sulle strade e in itinere. Sui luoghi di lavoro erano 142 il 27 aprile 2010. Assistiamo ad un aumento spaventoso delle vittime del 30%!
In questi primi quattro mesi sui luoghi di lavoro l'edilizia con 53 vittime ha registrato il 28,2% sul totale, l'agricoltura con 52 registra il 28,1%. L'industria con 21 l'11,3%, l'autotrasporto 14 con 7,5%. Gli stranieri morti sono stati 22 l'11,8 % sul totale.
Le regioni in testa a questa triste classifica sono la Regione veneta che è stata quella che ha avuto più morti sul lavoro e 2010 in rapporto al numero degli abitanti. il doppio anche rispetto all'Emilia Romagna. La Lombardia con 26 vittime sui luoghi di lavoro (provincia di Milano 10), l'Emilia Romagna 20 (Province di Bologna 5) e la Sicilia 18 (provincia di Catania 5). Nonostante la terribile tragedia della Thyssen e dopo un calo di diversi anni, anche la provincia di Torino registra già 5 morti e il Piemonte 16, e le Province di Napoli, Savona, Messina e Ragusa 4 vittime.
Tutto questo ci porta a dire che:
- i morti sul lavoro non rientrano nel novero delle fatalità o della casualità ma quasi sempre sono dovuti a condotte, comportamenti e responsabilità precise, riconducibili agli effetti provocati dallo "smantellamento" del Testo unico sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, dalla cancellazione della responsabilità in solido tra appaltatore e subappaltatore, dall'inasprimento dei tempi e turni lavorativi e dall'insufficiente attività di controllo;
- le strutture dei Servizi prevenzione igiene sicurezza ambienti di lavoro (SPISAL) soffrono di croniche carenze di mezzi, personale e risorse.
Nel bilancio 2011 lo stanziamento destinato allo sviluppo e al miglioramento dell'attività degli SPISAL è stato ridotto del 26,5 per cento rispetto all'anno 2010 (da 5.446.554 di euro a 4.000.000). Il "nostro" governo spende ben 2 milioni di eur al giorno per la sola guerra in Afghanistan. Ma allora i soldi ci sono o non ci sono? Si! Ma non per la sicurezza dei lavoratori!
Il nostro caro Raffaele di 26 anni è morto un mese fa . Mentre leggi queste righe sarà già stato retrocesso, sarà il penultimo, il terzultimo, ..... fino a quando il suo nome non sarà più che il vago ricordo di un articolo letto sul giornale di qualche giorno fa? Per noi della USB, la sua "stupida morte" come disse suo padre, non deve finire qui, non deve essere "dimenticata". E' l'aver rinunciato, da parte dei lavoratori, ad un ruolo di controllo diretto delle proprie condizioni di lavoro e di sicurezza, ad aver consentito un inasprimento dei ritmi ed un peggioramento delle condizioni di protezione. La continua "minaccia" di chiudere, delocalizzare, automatizzare ecc. ecc., esercitata dalle aziende e subita passivamente dai sindacati concertativi, ha portato in questi ultimi anni i lavoratori a cedere progressivamente sul fronte della sicurezza e della salute.La sicurezza (che una volta chiamavamo "prevenzione") è un costo che incide direttamente sui costi di produzione, che i padroni pagano malvolentieri e che, quando hanno potuto, hanno sempre evitato di sostenere. Al contrario difendere la sicurezza significa scegliere di imporre ai datori di lavoro una spesa a nostro favore, e questa scelta cozza contro la logica di chi si è schierato al loro fianco nel diminuire costantemente il costo del lavoro. L'aumento dei morti sul lavoro e degli infortuni è quindi direttamente proporzionale all'aumento dei profitti ed alla caduta del potere di controllo operaio e sindacale. Le nuove leggi come la 626 infine, così avanzate dal punto di vista formale, in realtà delegano al padrone il compito di valutare i margini di rischio e di controllare le condizioni di lavoro. In questo quadro il ruolo dei delegati alla sicurezza, quasi sempre scelti dai sindacati (questo per non correre il rischio che venga eletto qualcuno che nella falsa alternativa tra il lavoro e la salute scelga di tutelare prima la salute), non essendo questi reali rappresentanti di un gruppo di lavoratori attivo e partecipante, è irrisorio e privo di potere. Per questo è indispensabile, se veramente si vuole affrontare il problema della sicurezza e della nocività in fabbrica, porsi il problema di ricostruire la partecipazione organizzata dei lavoratori alla tutela dei propri diritti e dei propri interessi, abbandonando l'abitudine alla delega, sia essa diretta alle istituzioni che ai sindacalisti di professione!
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