I nodi di San Pio X
Domenica 3 Giugno 2012 alle 18:30 | 0 commenti
Tratto da VicenzaPiù n. 235 (abbonati alla moderna versione online sfogliabile e dal prossimo numero con articoli leggibili anche in formato testo: VicenzaPiù Edicola è ora disponibile in abbonamento con due modalità . Abbonamento standard: 18 Euro all'anno Iva di legge inclusa. Abbonamento sostenitore: 30 Euro all'anno Iva di legge inclusa).
Il caso della lottizzazione di via della Scola, ora solo in nuce, potrebbe essere la cartina tornasole per leggere il futuro della attuale amministrazione.
Ma non solo, potrebbe essere il prototipo della macchina con cui le amministrazioni si attorciglieranno su sé stesse di qui ai prossimi dieci anni finendo stritolate, e con loro ci cittadini, dalle politiche urbanistiche che imperano da dopo l'Unità d'Italia e soprattutto dalla fine della II Guerra mondiale.
Trasparenza e facilità di gestione del processo condiviso dovrebbero essere i punti di forza dell'operazione San Pio X. Il primo appunto però è per il sito (www.etucosacivedi.it). Farraginoso, poco chiaro, poco rispettoso delle regole della usabilità del web. Manca una presentazione piana, organizzata e sintetica della iniziativa; e a pensar male verrebbe da dire che la cosa è stata fatta proprio per nascondere una fattispecie scomoda per l'amministrazione, quella per cui non si voglia compendiare l'ipotesi di lasciare quei terreni dietro la Cooperativa Insieme alla loro attuale destinazione d'uso, quella a verde campagna.
Il secondo appunto riguarda l'altra rogna con la quale la giunta deve confrontarsi (ma anche il facilitatore scelto per l'operazione, l'architetto Michele Sbrissa). Ovvero la trasparenza assoluta sbandierata e poi mai applicata. Detto in altri termini chi sono i proprietari delle aree interessate? Ovvero chi ci potrebbe guadagnare da un eventuale cambio di destinazione d'uso delle aree che oggi sono in categoria "servizi sportivi privati" e che un domani dovrebbero divenire residenziali? Durante un movimentato incontro a villa Tacchi, era il 14 maggio, Sbrissa aveva annunciato di lì a poche ore che sul portale dell'iniziativa sarebbero stati inseriti i nomi dei proprietari delle aree (fra i quali spunta quello dei Meschinelli, storica famiglia di possidenti della spalla est della città ).
Poi però, clamorosamente, non se n'è fatto più nulla. Come mai? Ci sono però i nomi dei professionisti di riferimento. Nomi più o meno conosciuti, ma solo tra gli addetti ai lavori. Con una eccezione: Carlo Lòro. Lòro, ingegnere molto stimato e apprezzato in città , un passato da simpatizzante della Dc, è stato per un anno e mezzo il consigliere urbanistico, nonché vero dominus del settore, della prima giunta retta dall'azzurro Enrico Hüllweck: a scavalco tra il 1999 e il 2001. Da tutto ciò si capisce che i privati si sono affidati ad una persona che vanta non solo una conoscenza tecnica della materia, ma anche una conoscenza politica dell'apparato tecnico del comune. Segno evidente che la partita è delicata.
In questo contesto va segnalato il leit motiv con il quale Sbrissa, anche sui media locali, si è inserito nel discorso della possibile riqualificazione urbanistica (GdV del 5 maggio 2012, pagina 31): «Il fatto è che il privato ha comunque diritto ad edificare... e con questo percorso stiamo decidendo cosa chiedere in cambio delle case. In pratica, si alza un po' l'indice di edificabilità ma si ottengono delle contropartite per il quartiere. Dire semplicemente che non vogliamo il progetto, significa rischiare, un domani, di avere le case e nulla per il quartiere». Ed è questo il passo falso nonché il vizio logico dell'intera partita. Sbrissa quando parla di diritti acquisiti, o commette un errore giuridico madornale o sbaglia di proposito. Diritti acquisiti non ne esistono giacché a destinazione d'uso vigente anche la costruzione di un singolo edificio comporta un voto del consiglio comunale o della giunta: lo spiega bene l'assessore Lazzari in assemblea pubblica il 14 maggio a San Pio X. Gli organi eletti della amministrazione, de facto, quindi hanno il pieno potere di dire no ad aeternum a qualsiasi edificazione in zona. La questione dei diritti acquisiti è una litania tipica degli addetti del settore che nasconde in realtà un dato culturale difficile a morire in Italia, quello per il quale i proprietari delle aree debbano essere alla fin fine i veri detentori della politica urbanistica delle stesse.
Partendo quindi da una premessa prettamente giuridica c'è una domanda molto terra terra che nasce spontanea. Non è per caso che quei terreni, oggi come oggi, valgono una pipa di tabacco perché anche se fossero costruite strutture sportive private con abitazioni annesse nessuno comprerebbe? E non è per caso che stavolta tra i motori della iniziativa, più che i privati c'è il comune che con una edificazione più o meno spinta spera di incamerare qualcosa dagli oneri di urbanizzazione con cui sistemare un bilancio anemico? Comunque vada a finire chi governa la città dovrebbe tenere a mente due cose. Uno, le norme che permettono di incamerare oneri e di destinarli non alle opere utili (scuole, asili, nidi e simili) ma al funzionamento della macchina comunale, magari attraverso la monetizzazione degli stessi, sono norme criminogene. Perché permettono un uso selvaggio del territorio e un calcolo assai sfavorevole della loro entità a danno della collettività . Due, l'urbanistica è solo di riflesso materia tecnica, bensì è materia eminentemente politica. La quale andrebbe sempre di più soggetta a referendum e consultazioni abrogative, consultive o propositive. L'assessore al territorio Francesca Lazzari (Pd) sempre il 14 maggio a Villa Tacchi si è detta convinta del contrario (ed è in buona fede poiché ci crede sul serio) perché a suo dire i referendum in urbanistica scatenano questioni di pancia e di conflitto. Il conflitto dialettico però, anche al limite dell'invettiva, è e deve essere il sale della democrazia, altrimenti la stessa si trasforma in una serie di procedure obbligate, più o meno imbellettate, che ben poco hanno a che fare con la sovranità ultima che spetta al popolo.
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