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I ne gà pesta le done, da quell'urlo nel 68 partì una forte scossa sindacale e politica

Di Federica Ceolato Domenica 18 Marzo 2012 alle 11:54 | 0 commenti

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Da VicenzaPiù n. 230

La storia della vallata dell'Agno è stata scritta anche dalle donne. Angiolina Cosentino la sua l'ha scritta alla Marlane Marzotto di Praia a Mare

Lo scorso 8 marzo in tutto il vicentino si sono svolti molti incontri per ricordare le donne che hanno lottato, e lottano tutt'oggi, per rivendicare il rispetto della loro identità e dei loro diritti. Donne che hanno ottenuto importanti conquiste sociali, politiche ed economiche, ma il cui percorso è ancora lontano da una reale e concreta parità.

Donne che hanno segnato il corso degli eventi, ma di cui non si parla quasi mai. Come nella vallata dell'Agno, la cui storia è stata scritta anche da loro, dalle lavoratrici della Marzotto che alla fine degli anni Sessanta scesero in piazza a protestare contro condizioni lavorative inaccettabili a fronte di retribuzioni inadeguate.

«Nel 1967 alla Marzotto erano impiegate circa 800 giovani nelle confezioni - racconta Bruno Cardini, sociologo e attento osservatore locale - che divennero protagoniste delle lotte nel lavoro a partire dagli orari e dai salari e nella società per nuovi diritti e nuove protezioni sociali». La crisi laniera della metà degli anni Sessanta aveva portato l'azienda ad attuare un'importante ristrutturazione: ridimensionamento del personale, potenziamento di strumenti di controllo sul lavoro operaio, aumento del numero di macchinari assegnati ad ogni addetto, riduzione dei salari. «In questo clima, pur con una presenza debole del sindacato, il 10 aprile del 1968 gli operai, compresa un'alta percentuale di lavoratrici, iniziarono uno sciopero durissimo. L'elemento scatenante furono proprio le donne. I ne gà pesta le done fu un urlo che salì dalla folla e diede il via alle azioni più dure quando la celere picchiò le operaie all'uscita del turno. Il 19 aprile fu abbattuta la statua del conte Gaetano Marzotto, fondatore della dinastia imprenditoriale, come forma assoluta di protesta, a cui seguirono numerosi arresti. C'è anche da dire - ricorda Cardini - che quella delle donne fu anche una rivoluzione culturale contro il mondo cattolico, che per anni aveva represso la figura femminile. La Valdagno di quel tempo, infatti, registrava un'appartenenza prevalentemente alla comunità cattolica, totalizzante e trasversalmente presente in ogni ambito, dalle banche alla famiglia, passando per l'istruzione, comunità che si interfacciava con una minoranza politica sindacalista».
Fu proprio a Valdagno, quindi, e grazie ad una massiccia partecipazione delle lavoratrici, che si sperimentarono le prime forme di rivendicazione e autonomia, che contribuirono a maturare nel Paese una nuova coscienza sociale e a portare importanti cambiamenti su tutti i fronti.
«La scossa sindacale e politica fu forte ed evidente - conclude Cardini - ma la scossa nel mondo femminile lo fu ancor di più. L'istruzione, per esempio, da investimento puramente maschile divenne per la famiglia un impegno verso tutti i figli, senza alcuna distinzione di genere. Ricordo che della classe 1951 in prima elementare partimmo in quarantadue. Solo quattro, di cui due donne, si laurearono. Oggi la situazione si è rovesciata. Nell'ultimo trentennio il tasso di conseguimento del diploma per le donne è più che triplicato e anche per quanto riguarda la laurea si sono invertiti i rapporti».
Le donne, quante donne hanno trascorso la loro vita dedicandosi alla famiglia, agli affetti, alle cure dei loro cari, all'amore per i figli e alla dedizione per il lavoro. Anche Angiolina Cosentino, una allora giovane operaia tessile del Sud, che ha passato anni tra la filatura e la tessitura della Marlane di Praia a Mare. Una donna che è morta lo scorso gennaio dopo essersi ammalata di tumore, come tante altre persone nella fabbrica calabrese, di proprietà prima del conte Rivetti, poi della Lanerossi e, infine, della Marzotto. Una morte la sua che, come le altre, non trova ancora una risposta. Un processo, di cui questo giornale si è sempre interessato, che viene continuamente rinviato. Certo è solo il silenzio e la solitudine di storie come quella di Angiolina e di tante altre donne, della porta accanto e del mondo, che ogni giorno combattono con dignità e onestà per poter essere semplicemente se stesse, semplicemente donne!


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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