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I morti di Marcinelle e quelli dimenticati della Marlane Marzotto

Di Giorgio Langella Giovedi 8 Agosto 2013 alle 15:29 | 0 commenti

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Pubblichiamo di seguito il commento di uno dei nostri nostri opinionisti Giorgio Langella, che con VicenzaPiù e col PdCI di cui è segretario regionale porta avanti una battaglia di visibilità e giustizia per i morti Marlane Marzotto.

Sono passati 57 anni dalla tragedia di Marcinelle dove morirono 262 minatori in grande parte immigrati italiani. In ricordo di quella tragedia del lavoro, oggi ricorre la “giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”.  

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato il seguente messaggio: "Desidero esprimere sentimenti di ideale vicinanza a quanti partecipano alle cerimonie in ricordo della orribile sorte dei minatori, italiani e non, che persero la vita al Bois du Cazier 57 anni fa. La commemorazione delle 262 vittime deve costituire potente richiamo ad una riflessione ancora attuale sui temi della piena integrazione degli immigrati così come su quelli della sicurezza nei luoghi di lavoro. Il concreto accoglimento di queste istanze umane e civili e la piena affermazione di questi diritti fondamentali debbono essere perseguiti con la massima attenzione dalle istituzioni e da tutte le forze sociali. In questo giorno dedicato al ricordo del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, rivolgo il mio pensiero di solidarietà ai familiari delle vittime della tragedia di Marcinelle e di ogni altra nella quale sono periti nostri emigranti".

Parole che richiamano alla propria responsabilità forze politiche, sociali e istituzionali troppo spesso assenti o “distratte”.

Viviamo in un paese nel quale, ogni anno, centinaia di lavoratori muoiono nei luoghi di lavoro e dove le malattie professionali uccidono un numero imprecisato di lavoratori e di cittadini. Allora è bene ricordare chi muore del proprio lavoro in incidenti che, quasi sempre, non sono dovuti al caso ma a condizioni precarie, a lavori usuranti, all'assenza di una normale sicurezza, a condizioni di lavoro pericolose in ambienti malsani e inquinati. Tutto in nome di un maggiore profitto. Ricordiamo le migliaia di morti per malattie dovute all'amianto (le condanne al processo Eternit hanno evidenziato come la sete di guadagno provoca morte), i morti e gli ammalati di tumore dovuti alle condizioni infami degli impianti dell'ILVA di Taranto. Ricordiamo gli operai bruciati vivi alla ThyssenKrupp di Torino, i lavoratori morti a causa delle condizioni di lavoro alla Tricom di Tezze sul Brenta.  Questi sono pochi esempi di quella maniera spaventosa di considerare chi lavora solo un numero, un ingranaggio di un modello di sviluppo che punta unicamente al profitto.

E, oggi, vogliamo anche ricordare i “dimenticati”, quelle persone che non hanno nome e volto, coperti dal silenzio complice di gran parte della grande informazione “ufficiale”.

Vogliamo ricordare i lavoratori della Marlane Marzotto di Praia a Mare (oltre cento persone ammalate di cancro e decine morte) e le loro famiglie che aspettano da troppi anni la verità su quanto accaduto in quello stabilimento.

Del processo (iniziato da oltre un anno dopo innumerevoli tentativi di rinvio e  sospensione) che vede imputati eccellenti (proprietari e grandi dirigenti della Marlane, della Lanerossi, della Marzotto) difesi da avvocati altrettanto eccellenti (come l'avv. Ghedini) si sa poco o nulla. Gli appelli e le richieste di aiuto da parte di chi, ostinatamente, lotta da oltre 15 anni perché venga fatta giustizia, restano senza risposta.

Nella nostra provincia le forze sociali, i partiti politici (escluso il PdCI), le istituzioni, tante volte sollecitate, si limitano a qualche sporadica e, spesso, ambigua nota. Poche parole che servono a “mettersi a posto” con la propria coscienza e a fare tornare presto nell'oblio tutta la terribile storia che ha colpito chi lavorava nello stabilimento di Praia a Mare.

In questa “giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo” vogliamo testardamente ricordare i lavoratori della Marlane Marzotto come esempio di tutti i “dimenticati”.

Rivolgiamo l'ennesimo appello alle forze politiche, a quelle sociali, alle istituzioni e, anche, alle massime cariche dello stato perché non si limitino a qualche frase di circostanza ma esigano che si arrivi alla verità e venga fatta finalmente giustizia a chi si è ammalato e morto alla Marlane Marzotto e in tutte le “fabbriche della morte” del mondo.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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