Dopo le rivelazioni de Il Sole 25 Ore di ieri, da noi riportate e commentate, sull'esposto "obbligato" del nuovo Ad della Banca Popolare di Vicenza sulle sue pesanti operazioni offshore tramite fondi lussemburghesi, tra cui Optimum, che sarebbero stati utilizzati per finanziare l'acquisto di azioni proprie e per concedere affidamenti secondo Iorio spropositati a facoltosi imprenditori romani e non solo, Il Fatto di oggi scende nei particolari sulla questione approfondendo il caso dei finanziamenti alle attività imprenditoriali del candidato sindaco di Roma, Alfio Marchini, che al film capolavoro finanziato dalla BPVi, La grande bellezza, aggiunge una scena da Grande bruttezza.
D'altronde il rampollo della omonima famiglia di costruttori è tanto simile apparentemente e S onmticamente al discendente dei Marzotto, quel Matteo che dopo la condanna, sia pure in primo grado, non sente il dovere civico di dimettersi nè viene estromesso dal Cda della BPVi e dalle presidenze "pubbliche" della Fiera di Vicenza e del Cuoa di Altavilla. Di fronte all'esposto dovuto di Iorio ci si chiede quale fiducia ci si possa ancora attendere dai 118.000 piccoli azionisti depredati dei loro risparmi di cui avrebbero indirettamente goduto i Marchini di turno e che ancora pagano gli emolumenti di indagati e condannati.Â
Non abbiamo dubbi nel credere all'esposto di Francesco Iorio per cui è ora che l'Ad non solo risponda senza ulteriori e colpevoli indugi alle
dieci domande a cui oppone un fragoroso silenzio dal 4 febbraio ma che lui stesso col neo presidente Stefano Dolcetta assuma le iniziative ormai indilazionabili per espellere dal Cda i sodali dei giá indagati Zonin, Zigliotto e Sorato e per intraprendere quelle azioni di responsabilità contro di loro che appaiono il minimo atto dovuto verso chi ha perso il 90% del valore delle proprie azioni per le loro cattive azioni!
Se questo non verra fatto (e subito oggi è già tardi) concedendo ulteriore tempo a chi così avrà modo di difendere da azioni di rivalsa i propri averi magari con altre invenzioni alla "lussemburghese", i soci avranno tutti i loro buoni motivi aggiuntivi e decisivi per bocciare sonoramente in assemblea anche i nuovi pilateschi Ad e presidente.
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POPOLARE DI VICENZA. I rapporti finanziari delle società dell'imprenditore con la banca veneta. Il candidato sindaco di Roma: "Tutto alla luce del sole, vogliono solo screditarmi, io ci ho solo perso"
Marchini & i fondi offshore:l'accusa di Bankitalia
Di Davide Vecchi, da Il fatto quotidiano
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La corsa di Alfio Marchini alla conquista di Roma rischia di trovare un intoppo a Vicenza. La Procura veneta sta esaminando gli atti relativi ai flussi finanziari tra la banca Popolare e le società del gruppo imprenditoriale del candidato sindaco della Capitale. Flussi che partono da Roma e tornano a Roma. Passando anche da Svizzera e Lussemburgo. Flussi di cui, secondo gli inquirenti, le società di Marchini non avrebbero dovuto beneficiare perché esposte per 75 milioni di euro. Eppure, secondo l’ipotesi investigativa, la Popolare aveva trovato un modo per aiutare le aziende di uno dei suoi soci: creare dei “veicoli finanziari†e operazioni ad hoc.
A individuare le posizioni di Marchini sono stati gli uomini del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta della procura di Vicenza che vede indagati sei ex dirigenti della popolare, tra cui l’ex presidente Giovanni Zonin e l’ex direttore generale Samuele Sorato. Approfondire i movimenti dell’imprenditore romano è toccato alla vigilanza di Banca d’Italia, guidata da Emanuele Gatti che ha ricostruito i rapporti in ben tre interrogatori davanti ai pm di Vicenza. Ma Alfio Marchini, contattato dal Fatto, smentisce punto per punto la ricostruzione messa a verbale dell’ispettore di Palazzo Koch.
Andiamo con ordine. Nel tentativo di individuare le cause del dissesto finanziario dell’istituto di credito, gli inquirenti hanno scoperto l’esistenza di un tesoretto da 350 milioni di euro investito dalla Popolare sui fondi Optimum e Athena. Fondi con base in Lussemburgo ma riconducibili alla stessa popolare. Nel corso degli accertamenti ispettivi da parte di Banca d’Italia è emerso che dopo due mesi dall’investimento il valore da 350 milioni si è ridotto a 250 milioni, con una perdita secca per la popolare di 100 milioni. E che questo importo non è stato utilizzato per l’acquisto delle azioni della banca, come invece indicato, ma è finito ad alcune società . Tra cui quelle di Marchini.
AGLI ATTI
Dalla Svizzera al Lussemburgo, i pm ricostruiscono il “tesoro†di 350 milioni
I passaggi li ricostruisce Gatti nel corso dell’interrogatorio del 17 giugno 2015 davanti al pm Luigi Salvadori. “Dalle verifiche è emerso che in realtà le risorse impiegate dai fondi per l’acquisto di azioni Bpvi è stato limitato a circa 55 milioni; 30 milioni sono stati corrisposti al gruppo Marchini mediante la sottoscrizione di un prestito obbligazionario della società Imvest, appartenente al gruppo stessoâ€. Ancora. “Inoltre il gruppo Marchini ha beneficiato di ulteriori 25 milioni tramite la partecipazione dei fondi all’aumento di capitale riservato della società Methorios Spa, importo utilizzato da Methorios per acquistare immobili e partecipazioni dal gruppo Marchiniâ€.
Non basta. Gatti approfondisce ulteriormente in un successivo interrogatorio, l’8 luglio 2015. “Uno dei fondi ha sottoscritto un aumento di capitale riservato per circa 19 milioni della Methorios, la quale a sua volta ha acquistato partecipazioni da società del gruppo Marchini per un importo corrispondenteâ€. A questi 19 milioni “devono aggiungersi ulteriori 11/12 milioni che il fondo ha impiegato per acquistare azioni Methorios da altre società del gruppo Marchiniâ€. C’è poi la sottoscrizione da parte del fondo lussemburghese di “un bond per 30 milioni emesso dalla società Imvest del gruppo Marchini la quale, a sua volta, ha effettuato un prestito di pari importo a favore della società Astrim sempre appartenente al gruppo Marchiniâ€.
Infine, conclude Gatti, “la Popolare di Vicenza ha segnalato un’operazione sospetta alla Uif (Unità di informazione finanziaria) relativa a due bonifici effettuati da un conto svizzero intestato alla società immobiliare Madonna della Neve appartenente al gruppo Marchini (uno di 182mila euro, l’altro di 470mila) a valere su un conto acceso alla Bpvi intestato al fondo di investimento Kant riconducibile a Girolamo Stabileâ€. Chi è Stabile? È il gestore del fondo Optimum e vice presidente di Methorios.
Tutto messo a verbale da Gatti. Ma ritenuto falso da Marchini. Che prima sorride: “Lo aveva anticipato il senatore Rampelli in un’intervista a Sky pochi giorni fa, annunciando che sarebbe uscito qualcosa che coinvolgeva me nei guai della popolare di Vicenza, evidentemente ha buoni informatoriâ€.
Poi si fa serio. Ed entra nei dettagli. “Intanto la società Imvest non è del gruppo e non mi pare un errore da pocoâ€, dice l’imprenditore. “I bonifici come le altre operazioni sono alla luce del sole, per il bond sono stati pagati interessi per 3 milioni, altri 8 milioni li abbiamo pagati sui 75 di finanziamento: di cosa stiamo parlando? Se gli affari che ha fatto con me Vicenza li avesse fatti con tutti, non avrebbe un buco da 1,5 miliardi ma un attivoâ€. Inoltre “il management ha investito e acquistato azioni di Vicenza che poi hanno perso quasi tutto il loro valore: ci sarà un danno?â€. Insomma: infamie. Messe però a verbale da un ispettore di Bankitalia.