I dimenticati
Mercoledi 27 Aprile 2011 alle 22:07 | 0 commenti
Vorrei fare una considerazione su una notizia che ha scosso l'opinione pubblica: la norte di Pietro Ferrero. La morte di un giovane imprenditore con interessi molteplici è certamente una cattiva notizia. Una morte improvvisa, poi, scuote le coscienze, muove alla commozione. Ferrero era, da quel che riportano gli organi di informazione, una bella persona.
La moltissima gente (e parlo di quella comune) che ha partecipato al suo funerale è la dimostrazione di un apprezzamento vasto, di una stima profonda.
Ma una cosa vorrei rimarcare. I lavoratori che muoiono sul lavoro o che contraggono gravi malattie perché lavorano in ambienti insicuri, sono quasi sempre soli. Non parlo dei fatti "eclatanti" tipo ThyssenKrupp, quelli che scuotono l'opinione pubblica. Quelli che hanno risonanza per qualche giorno. Parlo dei tantissimi morti anonimi. Dei lavoratori della Marlane-Marzotto, ad esempio. Parlo di quelli relegati nelle pieghe della cronaca. In quelle brevi notizie nascoste che si fa fatica a trovare. Parlo dei tanti lavoratori morti sul lavoro e nel lavoro che non hanno né nome né volto.
Ai funerali di Pietro Ferrero sono andate le massime autorità (forse è giusto), dai lavoratori (quelli che faticano ogni ora di ogni giorno) vanno i parenti, i colleghi ... e tutto si ferma là (e questo è profondamente ingiusto, irrimediabilmente sbagliato). C'è qualcosa che non va in una società che è sempre più legata alla fama e all'apparire.
Ecco, in una giornata come questa che ha visto una grande commozione per la morte improvvisa di Pietro Ferrero, vorrei che ci fermassimo un attimo a ricordare tutti i lavoratori che hanno perso la vita perché il lavoro è diventato sempre meno sicuro e sempre più difficile e faticoso. Non chiedo neppure un minuto. Basta un attimo per non dimenticare che in Italia esistono i "meno uguali". E questi sono i lavoratori che sono sempre più precari. Sono quelli a cui si chiede di lavorare anche il 1° maggio perché qualcun altro deve guadagnare. Sono quelli a cui i grandi ricchi (padroni e dirigenti) chiedono sacrifici altrimenti chiuderanno le fabbriche. Sono gli stessi che hanno liberato l'Italia dal nazifascismo. Sono quelli che, con il loro continuo sacrificio, hanno fatto nascere la nostra Costituzione.
Sono i dimenticati.
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