Grumolo, tra le richieste dei privati e le diffide. Le distanze dai fiumi al centro della contesa
Giovedi 5 Agosto 2010 alle 19:04 | 0 commenti
È legittimo cambiare il piano regolatore comunale per consentire la costruzione di stabili ad una distanza inferiore ai dieci metri dai corsi d'acqua? È questa la domanda che si pone il comune di Grumolo delle Abbadesse che proprio a questo scopo stamani ha convocato una conferenza di servizi alla quale hanno partecipato lo stesso comune dell'est vicentino, assieme ai rappresentanti del consorzio di bonifica Brenta competente per i corsi d'acqua.
Erano stati invitati anche i delegati di provincia e regione Veneto che però non si sono presentati. Ora l'amministrazione di Grumolo dovrà valutare se mantenere rigidi tali i vincoli o se invece venire incontro ai desiderata dei costruttori che chiedono di modificare alcune norme tecniche di attuazione del piano regolatore cittadino.
LA QUESTIONE. La questione solo all'apparenza sembra tema per specialisti. In primavera infatti il consiglio comunale di Grumolo, su pressione del comitato vicentino contro l'abusivismo edilizio, era stato costretto ad una clamorosa marcia indietro rispetto ad un precedente orientamento col quale si era ipotizzata la modifica alcune norme del piano regolatore. Tali modifiche infatti intendevano dimezzare, da dieci a cinque, il limite entro il quale consentire la fabbricazione di stabili dal margine dei corsi d'acqua. Il primo intendimento della giunta di Grumolo però, avallato da un parere tecnico esterno, era stato contestato dalle opposizioni e da alcune associazioni ambientaliste. A fine aprile queste avevano presentato una serie di opposizioni formali che la giunta, dopo avere ingaggiato un altro professionista esterno, stavolta per un parere giuridico, era stata costretta a prendere per buone. Il tutto si era manifestato il 27 aprile in un voto del consiglio comunale che nel concreto accoglieva tutte le obiezioni delle opposizioni e dei comitati, corroborate per giunta dal parere giuridico esterno. Obiezioni secondo le quali la deroga non può mai essere concessa perché tali distanze sono fissate da una legge dello Stato del 1904 confermata con numerose sentenze della magistratura amministrativa.
LA SORPRESA. La decisione del consiglio però aveva mandato in subbuglio la politica locale e non solo. In primis perché da anni nel Vicentino la prassi contraddiceva l'orientamento della norma. Poi perché tali autorizzazioni venivano spesso dai consorzi di bonifica. A questo si aggiungeva lo sgomento del mondo delle costruzioni per un provvedimento giudicato in qualche maniera negativamente rispetto alle prospettive d'investimento precedentemente pianificate. Tale orientamento infatti in passato ha permesso ai proprietari delle aree di spuntare volumetrie edificatorie maggiori con i conseguenti maggiori vantaggi sul piano economico.
LA NOVITÀ?. Tant'è che la giunta di Grumolo aveva chiesto e ottenuto la convocazione di un tavolo tecnico che si è riunito oggi a porte aperte davanti ad un piccolo gruppo di cittadini nella sala consiliare del municipio. Durante la conferenza il Consorzio Brenta ha mantenuto il suo orientamento favorevole alla riduzione delle distanze. Allo stesso modo si è dichiarato il rappresentante legale di una delle aziende coinvolte dalla querelle amministrativa.
LA DIFFIDA. Mentre i relatori erano riuniti negli uffici del comune di Grumolo è stata consegnata ai presenti una diffida redatta dal comitato vicentino contro l'abusivismo edilizio. Il documento fitto di riferimenti normativi e sottoscritto peraltro anche da Legambiente, intima espressamente al consorzio Brenta e ad altri comuni che ricadono nel bacino territoriale del consorzio medesimo (Grumolo fra questi), al rispetto delle norme vigenti e chiede espressamente che non siano concesse in futuro «illegittime autorizzazioni».
LO SCENARIO. La questione però si porta dietro delle implicazioni a vasto raggio. Anzitutto perché gli edifici oggetto di autorizzazione non regolare nel Vicentino come nel Veneto sono tantissimi. Il che potrebbe indurre amministrazioni locali, associazioni e singoli cittadini a chiedere presso le amministrazioni comunali di aprire una marea di pratiche (con relative sanzioni) per costruzioni realizzate in difformità alle norme. «Una ipotesi - spiega Paolo Crestanello uno dei portavoce del comitato contro gli abusi edilizi - che non è presa affatto bene da quegli imprenditori e da quegli amministratori che hanno agito contro la legge, la quale invece va sempre osservata: per salvaguardare il territorio nel rispetto della concorrenza e nel rispetto di quegli imprenditori che invece lavorano nel solco della legalità ».
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