Grecia, un paese fatto .... a feta!
Domenica 29 Maggio 2011 alle 12:01 | 0 commenti
Riceviamo si [email protected] da Luc Thibault e pubblichiamo.
Grecia, un paese fatto .... a feta!
Per Dominique Strauss-Khan, direttore del FMI, è indubbiamente un periodaccio, ma non se la passano tanto bene nemmeno i lavoratori di Portogallo e Grecia (per fermarci qui), oggetto delle attenzioni del FMI medesimo, dell'UE e della BCE. Anzi, se la sorte di quello che era uno degli uomini più potenti del mondo è "incerta" (potrebbe anche essere assolto), quella dei lavoratori di quei paesi è già scritta, e non da ora!
Niente di nuovo, per quest'ultimo, se non che sarà chiamato a caricarsi di altri sacrifici per frenare la corsa dei rispettivi stati verso il baratro finanziario. Se in ballo non ci fossero le condizioni di esistenza di milioni e milioni di esseri umani, si potrebbe sghignazzare sul fallimento certo, questo sì, dell'ideologia dominante in costume "neoliberista", le cui ricette, da oltre trent'anni, hanno contribuito a devastare il pianeta e la vita di miliardi di persone, senza raggiungere l'obiettivo per cui erano state partorite. Di nuovo, lo stato maggiore del liberalismo, quella europea in primis, impone le sue formule magiche, che, alla prova dei fatti, falliscono miseramente. La Grecia, per restare alla "patata più bollente", ne è l'esempio lampante.
Molti ricorderanno che Atene, l'anno scorso, stava per dichiarare fallimento: il precedente governo di centro-destra, al pari di altri governi di ogni colore, si era illuso - o aveva illuso - che una politica economica fondata sul debito potesse allontanare lo spettro della crisi. Naturalmente, le cose non andarono così, e il nuovo esecutivo socialista, per tappare le voragini nelle finanze statali, ottenne dal FMI e dalla BCE un prestito di 110 miliardi di euro. La contropartita era, appunto, un piano di lacrime e sangue, non per i banchieri o le grandi istituzioni finanziarie internazionali, che avevano istigato il governo a spendere e spandere al di là delle proprie possibilità (1), ma il mondo del lavoro dipendente, chiamato a pagare conti non suoi. Taglio allo "stato sociale", tagli, fino al 25%, degli stipendi agli statali, precarietà , privatizzazioni.
A cosa è servita questa"cura"sociale? Per quanto riguarda i cosiddetti "fondamentali" dell'economia greca ... a nulla! L'aggressione al lavoro salariato ha, per forza di cose, ridotto la capacità di spesa di milioni di persone, il che ha contribuito a far arretrare l'indice del PIL e, con esso, la possibilità di "onorare" il debito contratto con gli squali della finanza. Di qui, le voci insistenti, dai primi di maggio, su di un possibile default della Grecia e le frenetiche consultazioni tra gli organismi citati in apertura dell'articolo.
Tutti danno ormai per scontata la necessità di dare ancora un po' di ossigeno ad Atene, se non la si vuol lasciare ... soffocare. Qualcuno ha buttato lì la proposta di ristrutturazione del debito precedente, cioè di uno spostamento dei termini di scadenza dei titoli in questione (con o senza l'aumento degli interessi), qualcun altro ha addirittura ventilato l'uscita della Grecia dall'euro, ma sembra, invece, che passi la linea dei "falchi" (i più esposti: Francia e Germania). Allora, nessuna ristrutturazione del debito, ma concessione di un ulteriore prestito da cinquanta miliardi di euro (da parte del FMI e della BCE) in cambio di nuovi pesantissimi tagli agli stipendi "pubblici", alle pensioni e allo stato sociale in genere, chiusura, con licenziamenti in massa, di aziende statali, ancora privatizzazioni. Privatizzare cosa? Gli ispettori del FMI e della BCE indicano le aziende che gestiscono l'energia, i trasporti, gli acquedotti municipali di Atene e Salonicco, il che significherebbe l'aumento spropositato delle bollette e il peggioramento del servizio, com'è sempre e ovunque accaduto (Italia compresa).
Condizioni molto pesanti, ma l'appetito della finanza è illimitato, anzi, se lo stuzzica con le famigerate agenzie di rating, gestite dagli stessi - banche, istituti finanziari, hedge funds - che detengono i titoli dei debiti sovrani. Queste associazioni criminali (ma è il capitale in sé ad esserlo) creano i debitori, li strozzano e ne abbassano la valutazione dei titoli del debito (il rating, appunto), così che gli stati sono obbligati ad aumentare gli interessi sui titoli stessi, quindi i profitti degli speculatori. Oggi, i titoli greci a due anni pagano un rendimento pazzesco, il 25,32%! , ma qualcuno li deve pur pagare, anzi, lo sta già facendo: chi sia, lo si è appena visto. Per non avere neanche un dubbio in proposito, in un anno la disoccupazione è salita al 15,9% (era l 14,8% a dicembre) e quella giovanile al 40,4% contro il 32%. Nel frattempo, il debito pubblico è salito al 140% del PIL, ma non si esclude che possa arrivare al 160%, mentre il deficit è calato di uno zero e qualcosa, attestandosi al 9,5%, il che ne rende i piani di rientro in breve tempo quanto meno dubbi...
Ciò che differenzia le misure di austerità - a senso unico - del governo greco da quelle di altri governi, tra cui quello italiano, non è la natura delle stesse, ma l'intensità , perché dappertutto si picchia sulle pensioni, sulla scuola, sulla sanità , sugli stipendi, dappertutto si licenzia e si precarizza. Dunque, non stupisce che i lavoratori greci, a differenza di altri segmenti del proletariato europeo, siano scesi tante volte in piazza: dal maggio 2010, dieci scioperi generali, e un altro adesso. Il vento delle rivolte arabe sta soffiando sull'Europa? Chi vivrà ... vedrà !
(1) Per esempio, concedendo prestiti per tenere alto il livello dei consumi, come se la valorizzazione del capitale avvenisse nella sfera della circolazione e non della produzione.
Luc Thibault, Delegato USB Greta Alto Vicentino
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