Gianni Zonin si dimette dalla Fondazione Roi ma si reincarna in Marino Breganze e nel sistema immutato: VicenzaPiù attende di andare a processo per avere tutti i documenti
Martedi 19 Luglio 2016 alle 22:36 | 1 commenti
Il 2 luglio, dopo una serie di richieste nostre e di tutte le parti politiche, titolavamo: «Nel silenzio generale VicenzaPiù invia un telegramma a Gianni Zonin e ai consiglieri della Fondazione Roi da lui presieduta per porre fine al black out sul bilancio e sul Cda». Senza risposta alcuna estendevamo la domanda a Gianni Mion, neo presidente della nuova BPVi che, tramite il Cda di quella di intermezzo con Francesco Iorio già Ad, aveva rinnovato nel 2015 il mandato in Roi a Gianni Zonin, che per la prima volta vi si era di fatto "autonominato" nel 2009 da presidente del Cda tutto suo della fu Popolare che ha gestito per venti anni come se fosse la "sua banca" e non quella degli azionisti poi rimasti con in mano carta straccia: «"Nuova BPVi" o "Banca di Vicenza": le domande a Gianni Mion su Fondazione Roi, Cda controllate e fidi a Vicenza Calcio e Vi.Fin. di Franchetto e Pastorelli, soci BPVi...». Anche Mion e i suoi uffici stampa multipli erano rimasti muti e il 15 luglio titolavamo: «BPVi, Cda controllate, Fondazione Roi, Vicenza Calcio: silenzi (in)interrotti dei tre "uffici di comunicazione" che non comunicano in era Gianni Mion. In stile Gianni Zonin?»
Alla fine ieri Gianni Zonin con i suoi fedeli, tra cui il dr. Giovanni Villa, direttore scientifico del Museo civico comunale Chiericati, ha approvato il bilancio (che è tutto da "leggere") e ha comunicato le sue decisioni e azioni ovviamente non a noi ma tramite il portavoce cartaceo ufficiale dei poteri cittadini che scrive che "lui", dopo l'approvazione, a rilento, del bilancio, «ha consegnato le dimissioni da presidente della Fondazione Roi con due lettere inviate al vice Marino Breganze e al nuovo presidente di BpVi Gianni Mion. Annunciate in aprile, ieri sono state formalizzate dopo che la BpVi è passata al fondo Atlante. Ufficializzati i dati di bilancio della "Roi" il cui patrimonio è sceso in un anno da 96 a 70 milioni, ma 10 in più del lascito del marchese...
Il "Cav. Lav. Dott. Giovanni Zonin", come si qualifica nella sua citazione a costo della Roi (leggi qui) a me come direttore di VicenzaPiù per "incredibili" danni da un milione di euro che avrei arrecato con la nostra testata all'immagine della Fondazione rivelando molti dei fatti della sua gestione e per essa dannosi, li conferma nei suoi effetti proprio nel bilancio approvato "tutto da leggere" meglio, lo ricordiamo e lo faremo, di quanto non abbiano fatto i rispettosi amici del GdV che, comunque, scrivono: «Il bilancio 2015 della Fondazione Roi ha chiuso con un risultato di esercizio negativo di 24 milioni di euro, dovuto per lo più alla svalutazione delle azioni della Banca Popolare di Vicenza detenute dalla onlus. La Fondazione ha d'altra parte un attivo, dato dal patrimonio mobiliare e immobiliare e dai crediti vantati nei confronti di terzi, che nel complesso ammonta a 70 milioni, precisamente di 70.262.218 euro...».
A fronte di questo patrimonio «la voce "erogazioni" fotografa un andamento crescente negli ultimi anni: dai 137 mila euro del 2010, le somme sono via via cresciute negli esercizi successivi: 256 mila, 252 mila, 453 mila, 454 mila, per arrivare ai 482 mila euro dell'anno 2015», cifre che gli amici del GdV esaltano ma che ci sembrano ben poca cosa rispetto agli ammontari dei patrimoni nei vari anni zoniniani visto che, lo scrivoo loro, «un altro dato degno di nota» è «quello che riguarda l'ammontare delle erogazioni, cioè dell'apporto economico a sostegno della cultura in città , che è (con attenzione prioritaria alla valorizzazione del museo civico di Palazzo Chiericati) lo scopo statutario della Fondazione stessa».
Sorvolando sull'altro fatto incontrovertibile da noi denunciato e documentato che proprio «a sostegno della cultura in città , che è (con attenzione prioritaria alla valorizzazione del museo civico di Palazzo Chiericati) lo scopo statutario della Fondazione stessa» la gestione di Gianni Zonin avrebbe portato all'acquisto per 2,5 milioni di euro dell'ex, inutilizzato, Cinema Corso e registrando nel momento in cui scriviamo (in ritardo per un blocco "improvviso" del nostro quotidiano web) un'unica reazione ufficiale a commento delle attese dimissioni (quelle della maggioranza, che chiede le dimissioni di tutto il Cda) e l'assenza rumorosa della voce esplicita di Achille Variati) , ci preoccupano, in particolate, due fatti:
1 - la designazione di fatto di Marino Breganze, finora suo vice in tutto e ancora presidente della controllata vicentina in Sicilia, Banca Nuova, come suo successore visto che a lui così scrive il Cav. Lav. Dott.: «Mi auguro che tu abbia la possibilità di continuare anche nel prossimo futuro a portare avanti con l'impegno e la serietà di sempre l'operatività della Fondazione»
2 - il commento finale del GdV, che potremmo chiamare anche Il Giornale di Vescovi, visto che costui, Luciano, sodale di Giuseppe Zigliotto ex consigliere, anche lui indagato, di Gianni Zonin fin dal 2003, è il suo successore in Confindustria Vicenza, azionista di riferimento del quotidiano locale, dopo l'auspicio di Zonin: «Anche se la scelta del prossimo presidente spetterà al Cda (dopo la surroga di Zonin), queste parole suonano quasi come un passaggio di testimone, o almeno come un timbro sulla continuità alla Roi. Con buona pace di chi pensava di metterci le mani sopra».
Continuità alla Roi dopo quello che è successo e come se nulla fosse successo?
Ma nulla è successo se Breganze rimane ai vertici della Fondazione, e magari non viene rimosso da Banca Nuova, se Luciano Vescovi ha sostituito, pro forma, Zigliotto, che rimane nel Cda della Luiss, se il carneade Federico Visentin viene promosso al vertice della scuola di eccellenza, morente, del Cuoa, se il condannato in primo grado Matteo Marzotto, anche lui ex membro del Cda della Banca Popolare di Vicenza, è stato confermato alla Presidenza della Fiera di Vicenza che sta per essere assorbita da Rimini, e se Achille Variati continua a cumulare le cariche di sindaco e presidente della provincia di Vicenza, oltre che dell'Upi con cui si è accaparrata la cooptazione nel Cda della Cassa Depositi e Prestiti.
Nulla è successo ma molto c'è da indagare e da scoprire.
Le udienze a cui dovrò partecipare come direttore di VicenzaPiùper difendermi dalla richiesta di un milone di euro di danni, o anche più, diventeranno, quindi, un passaggio nodale del "back stage" del caso Roi e dei fatti collegati e collegabili: lì, in quelle udienze, il giudice, per farmi esercitare i diriti della difesa, dovrà fornirmi i documenti, tutti, che oggi ci sono stati resi inaccessibili...
In quel caso proveremo anche a informare correttamente, e senza preculsioni, il Giornale di Vescovi, che ha oscurato la denuncia contro di noi e altri media.
Chissà se pubblicherà quei documenti oltre a quelli che sono arrivati sulle sue scrivanie sui bilanci a firma Zonin che attestano i patrimoni della Fondazione Roi a partire dal 2010?
Dimenticando, per puro caso?, il patrimonio, immobiliare e, hai visto mai, mobiliare, che ha cominciato a gestire nel 2009, anno della sua prima nomina a presidente della Fondazione alla morte del marchese Giuseppe.
Ma, tranquilli, cari lettori, non aspetteremo il 4 ottobre, data della prima udienza, per informarvi su altre chicche...
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