Gaza - Israele: la guerra "pacifica dei pneumatici"
Venerdi 6 Aprile 2018 alle 10:41 | 5 commenti
Già più di diecimila pneumatici sono già accatastati a ridosso di Israele, anche se è difficile fare una stima perché è un continuo, brucia e integra. Il pensiero comune è che sia una guerra morbida, ammesso che il termine sia concesso, non esistono guerre morbide qualunque siano i mezzi, la guerra è guerra (qui la photo gallery).
Ad Hamas, Olp & partner dopo aver provato con i tunnel (che con il tempo sono stati individuati e sono in corso d'individuazione e sistematicamente distrutti), con i razzi (che grazie a Iran Dome sono intercettati e respinti di solito al mittente), con gli attentati strage (che grazie alla barriera protettiva sono quasi cessati, barriera che tanti chiamano muro, compreso il Papa che è protetto da un muro...), con i coltelli e con ogni mezzo, non restano che i copertoni d'auto per illudere il mondo che la protesta di Hamas (perché, di fatto, non è quella del popolo di Gaza, il vero popolo di Gaza ne ha le palle piene di questi comandanti...) sia pacifica e che la reazione di Israele sia sproporzionata.
L'obiettivo ufficiale è provocare incendi che impediscano ai militari israeliani di vedere, forse "per dimostrare più pacificamente", quello reale è invece è che il cui fumo impedisca all'esercito israeliano di vedere gli uomini di Hamas che si addentrato in territorio ebraico, non di certo con pacifiche intenzioni. E' evidente che il rogo genererà una colonna di fumo tossico visibile a chilometri che potrebbe impedire agli uomini di IDF (Israel Defence Forces) di intercettare gli intrusi. La nube sarà dannosa per la salute perché contiene composti molto cancerogeni. Quantità tossiche potrebbero poi precipitare al suolo contaminando i terreni agricoli e le falde acquifere nella zona. Il vento potrebbe giocare a favore di Israele e intossicare i palestinesi, come già avvenuto ieri sera durante "le prove". L'ipotesi di un imminente disastro ambientale che potrebbe ripercuotersi sia sugli abitanti di Gaza, sia sugli abitanti israeliani al confine (ebrei, drusi, cristiani e musulmani...) danneggiati dalle emissioni velenose, non hanno scoraggiato Hamas dal programma pacifico di bruciare migliaia di pneumatici.
Ieri sera mentre ricevevo le prime foto e notizie (la grande manovra incendiaria è prevista per oggi, poi siamo tutti nelle mani di D-o, scritto così perché un buon cristiano e un buon ebreo non dovrebbe mai nominarlo...), la televisione israeliana ha cominciato a comunicare notizie d'intossicati palestinesi e di risposte da parte dell'esercito israeliano agli attacchi degli schiavi di Hamas.
Le famiglie di militanti che saranno uccisi o feriti nelle prossime proteste, quando si bruceranno migliaia di pneumatici per auto, ricevono un risarcimento "provvisionale" di 3.000 dollari, secondo il listino prezzi pubblicato dal gruppo dirigente draconiano, chiariamo: defunto 3.000 dollari, ferito grave 500 dollari, moderatamente ferito 200 dollari.
Adesso per favore, i buonisti si risparmino commenti non consoni, sono bastati cinque fric francesi a penetrare il territorio italiano per scatenare un putiferio, tra l'altro nel rispetto dei trattati fra stati confinanti e Israele dovrebbe subire penetrazioni e attacchi da parte di chi cerca la guerra?
https://en.m.wikipedia.org/wiki/List_of_Jewish_Nobel_laureates
C'è chi distrugge e chi costruisce.
Non trovate anche voi interessante il binomio svastica - bandiera palestinese?
"Il Movimento di Resistenza Islamico consiste di musulmani che si sono dedicati interamente ad Allah e che lo adorano in verità – “Ho creato gli spiriti e gli uomini solo per lo scopo dell’adorazione” (dice Allah) – e che hanno riconosciuto i loro obblighi di fronte a se stessi, al loro popolo e alla loro terra. In tutto questo, hanno avuto timore di Allah e innalzato la bandiera del jihad di fronte agli oppressori, per liberare la terra e il popolo dall’immonda sporcizia, dall’impurità e dal male dell’oppressore".
"Dio come scopo, il Profeta come capo, il Corano come costituzione, il jihad come metodo, e la morte per la gloria di Dio come più caro desiderio".
"Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di Resistenza Islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione. Il nazionalismo del Movimento di Resistenza Islamico è parte della sua religione, e insegna ai suoi membri ad aderire alla religione e innalzare la bandiera di Allah sulla loro patria mentre combattono il jihad".
"Non c’è soluzione per il problema palestinese se non il jihad. Quanto alle iniziative e conferenze internazionali, sono perdite di tempo e giochi da bambini. Il popolo palestinese è troppo nobile per mettere il suo futuro, i suoi diritti, e il suo destino nelle mani della vanità".
"Quando i nemici usurpano un pezzo di terra musulmana, il jihad diventa un obbligo individuale per ogni musulmano. Di fronte all’usurpazione della Palestina da parte degli ebrei, dobbiamo innalzare la bandiera del jihad. Questo richiede la propagazione di una coscienza islamica tra il popolo a livello locale, arabo e islamico. È necessario diffondere lo spirito del jihad all’interno della umma, scontrarsi con i nemici, e unirsi ai ranghi dei combattenti.
Il processo educativo deve coinvolgere gli ‘ulama così come i professori e i maestri, gli uomini della pubblicità e dei mezzi di comunicazione così come i dotti, e specialmente la giovinezza dei movimenti islamici e loro docenti. Introdurre cambiamenti fondamentali nei programmi scolastici e universitari è obbligatorio, per ripulirli dalle tracce dell’invasione ideologica degli orientalisti e dei missionari. Questa invasione ha cominciato a sommergere il mondo arabo dopo la sconfitta delle armate crociate da parte del Saladino [1138-1993]. I crociati compresero che era impossibile sconfiggere i musulmani senza prepararsi prima attraverso un’invasione ideologica che confondesse il pensiero dei musulmani, rendesse impura la loro verità, e screditasse i loro ideali; solo in seguito un’invasione militare avrebbe potuto avere successo. L’invasione dell’ideologia prepara la strada all’invasione imperialista, e così il generale [inglese Edmund Henry Hynman] Allenby [1861-1936] poteva dichiarare entrando a Gerusalemme [il 9 dicembre 1917]: “Ora le Crociate sono finite.” E il generale [francese] Gorot [sic: trascritto come “Gorot” in tutte le versioni inglesi a me note dello statuto; in realtà Henri-Joseph-Eugène Gouraud, 1867-1946], ritto di fronte alla tomba del Saladino, disse [nel 1918]: “Ecco, siamo ritornati, o Saladino”. L’imperialismo ha aiutato l’avanzata dell’invasione ideologica e ha reso più profonde le sue radici; e continua a farlo. Tutto questo ha portato alla perdita della Palestina".
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