Follesa: incidente mortale nel tunnel della SPV nel vicentino, tour de force per aumentare la produttività
Mercoledi 20 Aprile 2016 alle 00:13 | 0 commenti
Riceviamo da Massimo Follesa, portavoce CoVePA ovestVI, e pubblichiamo
Abbiamo appreso del decesso di un operaio coinvolto in un incidente nel tunnel della SPV, si tratterebbe di un messinese impegnato nella costruzione di un'opera collaterale alla galleria principale tra la Valle dell'Agno e quella del Leogra. Pensiamo con dolore al suo sacrificio e alla sua famiglia e ai suoi compagni di lavoro, in questi momenti rivolgiamo il cordoglio di chi si oppone ad un'opera che comincia a chiedere il suo tributo di sangue.
Dietro a questi fatti vi è la sottovalutazione dei rischi idraulici di questo sottosuolo e la presunta accelerazione dei lavori, che in meno di tre mesi avrebbero portato le opere iniziate dal 16% al 30%. Arrivare ad un terzo dell'opera in pochissimi mesi (ammesso e non concesso che sia vero) può avere costi anche in vite umane.
Sono certamente stati attimi di apprensione quelli per l'incidente del cantiere di SPV a San Tomio di Malo VI, secondo i residenti e gli aderenti al CoVePA presenti nelle ultime ore del pomeriggio di oggi 19/04. L'intervento drammatico nel lotto 1C, avrebbe riguardato la caduta di una frana nella discenderia: la galleria di assaggio per il tunnel da 7,5 km tra Castelgomberto e Malo della Pedemontana Veneta.
L'episodio ha richiesto l'intervento dei vigili del fuoco, di un'ambulanza e dell'elicottero del 118. È stato coinvolto un operaio. Sarebbe Sebastiano La Ganga, 53 anni, originario di Messina alla cui famiglia esprimiamo le nostre condoglianze. Si sarebbe trattato di un distacco delle pareti, con il crollo di diverso materiale che ha travolto l'operatore di una macchina scavatrice con conseguenze estreme.
É il primo decesso degli uomini che lavorano in Pedemontana Veneta costretti a lavorare in un ambiente pericoloso, e sottoposti a tour de force per aumentare la produttività , dato che l'opera sarebbe salita in pochi mesi al 30% delle opere realizzate. Questo abbiamo appreso da Il Mattino di Padova nell'articolo di Daniele Ferrazza del 14/03/16. Quanto il quotidiano attribuisce al commissario e alla Sis sullo scatto in avanti nei tempi di esecuzione, in occasione della recente apertura del diaframma dell'altro tunnel, quello più corto di Sant'Urbano a Trissino, potrebbe avere relazioni con l'accaduto nello scavo di Malo. Che fosse uno scavo pericolosissimo quello sotto Priabona, é notissimo ai geologi e agli speleologi del territorio, date le immense quantità d'acqua che pervadono la zona compresa tra Faedo e il M.te Palazzo. Queste possono portare a improvvisi e disastrosi smottamenti delle cavità sotterranee, molto diffuse in zona, figuriamoci in un'opera dell'uomo. Che i rischi di smottamenti fossero altissimi in quella che sarà la galleria per rimuovere le acque sotterranee di Priabona, é un fatto descritto anche nelle relazione geologiche della SIS. Qualche sottovalutazione dovuta all'accelerazione dei lavori per convincere i finanziatori anglosassoni può aver fatto il resto.
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