Dobbiamo temere fine Quantitative Easing? Italia: leva fiscale al contrario e l'euro soffoca
Giovedi 20 Giugno 2013 alle 14:19 | 0 commenti
Giancarlo Marcotti commenta per noi e per Finanza In Chiaro l'annuncio fatto ieri da Ben Bernanke, Presidente della Federal Reserve, sulla fine del Quantitative Easing (programma governativo di supporto all'economia tramite l'acquisto di titoli della stato da parte della Fed). L'annuncio è di grandissima rilevanza per le forti implicazioni economiche. Ovviamente non è un articolo "tecnico" anche se richiede qualche nozione di economia (per chiedere eventuali chiarimenti scrivete pure a [email protected] ) e alla fine non manca anche un accenno sulla situazione italiana, che Marcotti definisce "patetica".
Di Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro e VicenzaPiu.com
Certo se qualche mese fa ci avessero detto che intorno alla metà del prossimo anno la Fed avrebbe terminato di acquistare titoli del Tesoro, interrompendo il flusso di liquidità nel sistema, la reazione dei mercati sarebbe stata traumatica. Ma oggi? Oggi, fortunatamente (e salvo iniziali assestamenti, ndr), no!
E non tanto per i miglioramenti del quadro macroeconomico (che pur ci sono stati) ma per un fatto di cui si è sentito poco parlare, e cioè che in questi ultimi tempi le aziende Usa hanno "digerito", senza particolari problemi, un inasprimento fiscale che ha permesso un netto miglioramento del deficit pubblico (oltre naturalmente al miglioramento della situazione economica generale).
E quindi ancora una volta gli Usa hanno dato una dimostrazione di come si devono superare le crisi: si aumenta la spesa pubblica e si riducono le imposte (ciò che ha fatto il tanto vituperato Bush!), si sorregge così l'economia evitando il collasso, quando le imprese tornano a fare utili si può iniziare a fare l'operazione contraria.
Ma qual è la prima cosa che chiediamo al medico quando ci prescrive un farmaco?
Ovviamente la posologia.
Cioè le dosi ed i tempi per l'assunzione del farmaco.
Ed in economia la medicina va inizialmente presa a dosi massicce, poi va assunta in maniera più graduale, e, sempre per restare nella metafora medica, dopo gli antibiotici è bene fare una cura a base di vitamine.
Però, c'è sempre un però, un conto è la teoria, un conto è la pratica. E' inutile negarlo, quando smettiamo di prendere un farmaco il timore di una "ricaduta" è naturale, direi fisiologico, ci tolgono un aiuto e non abbiamo la certezza di poter farcela da soli.
Ma prima o poi doveva capitare, ed allora eccoci, cosa accadrà adesso?
La prima reazione non può altro che essere di sbandamento, in questa fase è fondamentale trovare subito degli appigli ai quali appoggiarci, e proprio oggi ci sarà il primo esame.
Come ogni giovedì, infatti, saranno resi noti i dati sul mercato del lavoro, quante saranno le nuove richieste di sussidi alla disoccupazione?
Aspettiamo le 14:30 e lo sapremo, io, però, mi sbilancio ... e sono ottimista!
La Fed ci aveva detto di avere come obiettivo un tasso di disoccupazione del 6,5%, siamo ancora lontani e, nonostante questo, Bernanke ieri ha annunciato la fine del Quantitative Easing. Perché?
Semplice, perché se aspettava di raggiungere quell'obiettivo si arrivava all'anno del mai, oggettivamente la Fed può tanto (o almeno abbastanza), ma non certo tutto, perché altrimenti cosa ci stanno a fare i politici? Se fa tutto la Fed il resto diventa inutile, ed invece no!
A questo punto l'Amministrazione Obama deve dare il proprio contributo, in termini di politica economica, ma soprattutto in termini di "fiducia".
Obama non è più rieleggibile, ma un democratico .. sì. E allora scommetto che il partito politico al quale apparterrà il prossimo Presidente degli Stati Uniti dipenderà in maniera assoluta dall'esito di questa operazione che, ufficialmente, è nata ieri (anche se preparata ormai da tempo) e che può finire proprio nel prossimo triennio in prossimità delle elezioni presidenziali.
Ciò che accade negli Usa, è indubbio, avrà ripercussioni in tutto il mondo, e quindi anche nel nostro Paese, naturalmente auguriamoci che tutto vada nel migliore dei modi.
Non possiamo, tuttavia, nascondere la nostra preoccupazione per la situazione italiana, che si sta avvitando in una spirale letale. All'inizio dell'articolo avevamo infatti sottolineato come la ricetta per uscire dalla crisi fosse un aumento della spesa pubblica ed una contemporanea forte riduzione della pressione fiscale.
D'accordo che per noi sarebbe stato impossibile aumentare la spesa pubblica con il debito a quel livello, ma l'inasprimento fiscale che ci è stato imposto dall'Europa è stato deleterio: soffocando l'economia siamo entrati in una spirale recessiva che ha avuto come conseguenza quella di far lievitare il rapporto debito/pil.
La leva fiscale quindi è stata utilizzata esattamente al contrario rispetto a quanto necessario, non lasciandoci ora alcuna via di scampo che quella di rompere questa spirale uscendo dalla pressa soffocante della moneta unica.
Ok, se questi sono i temi che determineranno il futuro della nostra Italia, ci si aspetterebbe quindi di vederli analizzati e discussi sulle prime pagine di tutti i giornali. Ed invece cosa ci troviamo?
L'espulsione della Gambaro, sancita dalla "rete".
Difficile avere fiducia in questo Paese.
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