Filippi: no a omicidio industria farmaceutica Principi attivi boicottati da Fazio e Aifa
Giovedi 22 Luglio 2010 alle 14:38 | 0 commenti
Riceviamo e pubblichiamo
di Alberto Filippi, Senatore Lega Nord
Viviamo in un paese serio ma da Fazio e Aifa omicidio premeditato al principio attivo del nostro farmacoÂ
Tremonti ci ha convinto e ha convinto l'Europa che il nostro è un Paese serio e noi, rappresentanti di maggioranza, lo seguiremo.
E' una manovra che abbiamo votato con convinzione perché è chiara sul riordino dei conti e sull'impatto positivo che avrà sul nostro Pil. Sono evidenti i sacrifici, in particolar modo per la filiera istituzionale: tagli di spesa per tutti, dagli enti locali ai ministeri, tutti dovranno essere più dediti al risparmio, tutti più attenti a non sprecare. Bene. Del resto nessuno vuol fare la fine della Grecia o seguire il rating disastroso del Portogallo e della Spagna e, quindi, come costume nelle più virtuose famiglie, si tira la cinghia in attesa delle riforme che arriveranno dall'attuazione del federalismo.
Nel frattempo la parola d'ordine è aiutare le aziende a non chiudere, a far sì che l'economia reale e l'occupazione tengano affinché la "barca Italia" non affondi. Se tutto questo è vero allora è giusto che si sappia che tra le industrie d'eccellenza che il nostro Paese può vantare c'è l'industria chimico-farmaceutica e più precisamente quella della produzione dei principi attivi farmaceutici.
A tale scopo il 14 luglio scorso ho presentato una interrogazione urgente a risposta scritta al ministro Fazio che, è bene ricordarlo, ha dato l'ennesimo parere negativo sul mio emendamento in questione cassandolo dal maxi-emendamento. Ma torniamo alla materia del contendere: cosa sono i principi attivi? Sono l'essenza del farmaco stesso, cioè rappresentano quel composto, per lo più chimico, in grado di curarci quando siamo ammalati. E cosa significa questo sotto il profilo industriale per il nostro Paese?
L'Italia oggi rappresenta la maggior quota del mercato globale; cioè fatta 100 la produzione planetaria, l'Italia produce ben il 29% dei principi attivi farmaceutici per un importo annuo di 2.800 milioni di euro (quasi metà del famoso tesoretto Prodiano); il comparto vede assunti direttamente oltre 9.000 addetti dei quali molti sono ricercatori e quadri; vanta oltre 100 impianti produttivi d'eccellenza e investe in sviluppo e ricerca senza chiedere contributi pubblici. A tutto questo ovviamente va aggiunto un indotto importante, tasse pagate, conseguente volano economico, e, inoltre, i vantaggi insiti nella ricerca e nella produzione in materia di salute. Tutta questa premessa, ogni concetto che qui precede, dovrebbe portare quale conseguenza sensata quella di un riconoscimento e di un legittimo "occhio di riguardo" da parte delle Istituzioni per tanta virtuosità ! ..... invece .... invece no!
L'Italia dei ministeri e dei burocrati sta ammazzando nel vero senso questo importante comparto nella sua interezza. E quel che è più grave è che, in seguito ad un errore normativo presente nel decreto legge 219 del 2006 (decreto che recepisce in modo troppo restrittivo la direttiva europea n. 20 del 2001 e la n. 28 del 2005), vi è anche una interpretazione restrittiva da parte dei "fenomeni" dell'AIFA. Tutti gli altri Paesi europei infatti prevedono che, per consentire la sperimentazione di un principio attivo, occorra una comunicazione. L'Italia impone invece una autorizzazione: significa che, per sperimentare un farmaco e le produzioni dello stesso, occorre provare e riprovare fino al successo; ma per provare e riprovare occorre ovviamente costruire qualche kg. di prodotto da sperimentare. Ma in Italia, e solo in Italia, per produrre ciò occorre dar vita ad una serie di procedure come se si mettessero in produzione tonnellate e tonnellate di prodotto destinato ai consumatori finali. Quindi, ogni azienda in Italia deve assumere e investire in un numero importante di tecnici destinati a compilare moduli e incartamenti per prodotti che magari poi non verranno mai immessi nel mercato. Tanto per capirci sarebbe come se un architetto ogni volta che presenta un bozzetto di progetto al cliente committente, finalizzato alla costituzione del progetto definitivo della costruzione, dovesse presentare prima al comune ogni disegno dovendo a sua volta aspettare mesi per ogni risposta, mesi poi che nemmeno vengono rispettati ma si dilungano ingiustamente. Esito di tutto ciò? Che nessuno si metterebbe più a costruire in Italia nemmeno una cuccia per il cane e se anche si decidesse qualcuno a farlo, oltre a finire i soldi destinati alla costruzione della casa in costi di progettazione, non vivrebbe a lungo per poterla comunque poi abitare!!!
E non mi si dica che questo metterebbe a repentaglio la salute pubblica, primo perché per definizione tali prodotti non entrerebbero nel ciclo distributivo; secondo, perché ogni Stato europeo così comunque si comporta e, infine, perché tutto ciò che non si produce in Italia si sta spostando in Cina ed in India dove i controlli e le tecniche di produzione non sono nemmeno paragonabili alle nostre, con la beffa per il consumatore che poi si cura (e senza poterlo nemmeno sapere perché non è prevista nelle confezioni dei farmaci la tracciabilità del principio attivo - ma questa sarà una prossima battaglia-) con produzioni per lo più asiatiche; e allora ricordiamolo che non molto tempo fa a causa dell'eparina "made in China" in USA ci furono centinaia di morti, ma questo scandalo fu soffocato in fretta. Del resto le multinazionali che acquistano i principi attivi e hanno in mano il mercato finale, da questo sistema ci guadagnano (qualcuno poi alla fine ci guadagna sempre ...).
Ma non basta: quel che ammazza le strutture nazionali è che mentre le nostre aziende private queste assurde operazioni burocratiche comunque le fanno, e quando poi le voluminose e costose domande arrivano all'AIFA, questa dovrebbe per legge rispondere entro 90 giorni e invece ... non è così; AIFA risponde "a babbo morto", "in barba" alle regole, alle norme di legge, al buon senso comune, all'etica, usando mezzucci scandalosi ritagliati tra le pieghe della legge; infatti, per interrompere il conteggio dei 90 giorni ai potenti burocrati è consentito richiedere a pochi minuti dalla scadenza altra documentazione aggiungendo quindi al danno anche la beffa! E i ritardi, per un'operazione già in partenza assurda, vanno dai 6 ai 12 mesi.
E' dalla conoscenza di questa situazione paradossale che nel 2008 ho deciso di impegnarmi alla soluzione di tale annosa questione soprattutto alla luce di quanto appariva quindi dopo tutte le denunce ed appelli delle associazioni di categoria nei vari meeting , dopo che AIFA stessa (comunque a mio modo di vedere responsabile di quanto sta accadendo) in più convegni ufficialmente ha dichiarato di comprendere e di condividere le istanze della categoria, aggiungendo addirittura che spetta alla politica chiarire e modificare le regole.
Quindi, nel mio piccolo, anch'io sono, in quanto Senatore, un piccolo pezzo di politica, e se è vero che il Parlamento ancora qualche cosa dovrebbe contare, mi sono detto: "cambiamole queste regole considerato che tutti condividono tali cambiamenti!". Detto ... fatto: il primo passo è stato ovviamente quello di chiedere al Governo cosa ne pensa e per questo a dicembre del 2008 nel corso di approvazione della legge finanziaria ho chiesto al Governo (che si è impegnato) attraverso l'ordine del giorno numero G3. 227, di fare chiarezza su quanto fino ad ora esposto uniformando il nostro Paese alle normative degli altri Paesi europei.
Un bel successo, tanto è vero che ad ogni provvedimento successivo ho iniziato ad inserire l'emendamento ad hoc. Risultato: all'inizio gli emendamenti venivano cassati per estraneità di materia, ma all'epoca in me prevaleva ancora un concetto di buona fede del sistema, poi, bocciatura dopo bocciatura, ho iniziato a scavare, a rompere le scatole, a chiamare il Ministro Fazio, a scrivere all'AIFA, insomma, "scava e scava prima o poi la verità emergerà " - mi dicevo - e "a nascondersi dietro una fogliolina di rosmarino quel che c'è dietro lo si vedrà !".
E allora, dopo l'ennesima contrarietà di queste ore, dove l'ennesima presentazione in commissione dell'emendamento ha riservato l'ennesimo parere negativo del Governo, allora io dico: "cari 9000 addetti, cari 2.900 milioni di PIL prodotti, cara ricerca e caro sviluppo a spese dei privati virtuosi, caro indotto, cari 100 e oltre impianti produttivi, cari azionisti investitori sappiate che il Ministro Fazio e il baraccone burocratico dell'AIFA con i loro rappresentanti e la bella economia di carta - come la chiama nei suoi saggi Luca Ricolfi - , non vogliono cambiare nulla, anzi è giusto che si sappia che non fu un errore normare in senso restrittivo, non fu un errore interpretare in modo ancor più restrittivo la norma, fu tutto voluto, tutto protetto dai veri padroni del Paese, i burocrati, i proprietari del timbro magico, coloro che hanno rappresentato e rappresentano uno dei mali più grossi dell'Italia. Loro del resto esistono perché il timbro ce l'hanno e più timbri occorrono e più si legittimano l'esistenza così il ragionamento quadra. Ma questo io lo combatto e lo combatterò! Ho sempre affermato che occorre togliere la burocrazia inutile primo perché farebbe bene all'economia e in secondo ordine perché toglierla non costa nulla, anzi!
Mi rivolgo quindi al Ministro Tremonti che stimo e apprezzo: togliere questo aspetto penoso di accanimento burocratico non costa nulla, né si toccano i saldi, né si toccano i soldi! Voglio essere onesto fino in fondo: l'86% di questi siti produttivi è ubicato al Nord quindi questa fu la prima vera molla che mi spinse ad armarmi in questa battaglia. Ma poi, giorno dopo giorno, la battaglia si trasformò da una difesa logica di diritti per lo più "padani" a una lotta contro, non tanto la potenza dei burocrati del sistema romano, quanto la prepotenza degli stessi. La soluzione legislativa che il mio rango di Senatore normalmente dovrebbe portare, non mi è consentita dai prepotenti del sistema, non mi rimane quindi che gettare un sasso nello stagno mediatico, non resta che l'opinione pubblica; la speranza è che, sensibilizzando molti, si riesca a raggiungere qualcuno di più potente dei prepotenti, qualcuno che stimo e che sostengo ogni giorno con l'auspicio un giorno che possa far vincere la battaglia a questo pezzo sano del nostro Paese.
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