Feltrin: perché Tosi e Salvini dovrebbero farsi male da soli?
Martedi 10 Marzo 2015 alle 22:48 | 0 commenti
Paolo Feltrin è un politologo d'esperienza, uno che la sa lunga, per intenderci. E fin da subito ha sostenuto che Flavio Tosi non sarebbe mai uscito dalla Lega Nord (ma Salvini ha appena deciso in senso opposto, ndr). I pronostici si possono sempre sbagliare e il momento attuale è il più delicato in assoluto. «Rimane sempre l'ipotesi dell'incidente di percorso dell'ultimo minuto, mai sottovalutare la intensità di questi momenti. Salvini potrebbe voler stravincere e Tosi potrebbe dire basta e ancora basta. Non sono situazioni così azzardate, potrebbe capitare».
Potrebbe, ma i segnali parlano di una ricomposizione dello strappo, se mai c'è stato.
«Parliamo di drammatizzazione mediatica, perché siete voi giornalisti ad aver fatto titoli di rottura. Salvini, Tosi e Zaia sono dei professionisti della politica fatti e finiti, sanno dosare le parole fino al millimetro, senza spingersi mai oltre. Calcolano tutte le mosse strategiche, perchè avrebbero dovuto farsi male da soli? Zaia perdere nel suo territorio, Tosi scomparire dalla scena politica di fatto, Salvini giocarsi la faccia. Perchè avrebbero dovuto andare allo scenario più autolesionista? Sono le sintesi mediatiche che hanno alimentato la polemica».
E' questa la ragione che l'ha sempre portata a credere che non ci sarebbe stato nessuno strappo?
«Se ci fosse stato l'anticipo della data delle elezioni, le liste sarebbero già chiuse e non ci sarebbe più tempo per fare accordi. Adesso si parla addirittura del 31 maggio, un'ipotesi che dà la possibilità di trovare una mediazione perchè mancano 2 mesi, quindi si farà un accurato dosaggio di tosiani e zaiani dentro le liste. Per di più, Tosi in questo momento è privo di strategia: avrebbe dovuto andare con Renzi nel Partito della Nazione, non essendo matura una ristrutturazione del centrodestra. Che cosa succederà in Forza Italia è un problema a lungo termine, da qui alle elezioni politiche del 2018 non da qui a maggio. Quindi a me è sempre sembrato evidente che si sarebbero messi d'accordo».
Eppure i toni sono stati (e lo sono ancora) molto accesi.
«E' una battaglia tra minoranza e maggioranza, di questo si tratta. Si pensi a tutte le baruffe interne al Pd, con Bersani, Fassina e Civati che minacciano in continuazione l'uscita dal partito. Fa parte della retorica del gioco, e la stessa cosa accade in Forza Italia con Fitto, e nel M5S».
Però Grillo li butta fuori sul serio.
«L'espulsione è la malattia infantile dell'estremismo politico, poi il partito diventa meno estremo, nasce una classe dirigente più strutturata e si abituano a vivere da separati in casa».
Quindi è probabile che Zaia e Tosi continueranno a convivere.
«I due non si amano, ma Zaia capisce benissimo che gli conviene tenerlo che mandarlo fuori. Poi, una volta eletto nel caso lo fosse, la guerra ricomincerebbe».
A questo punto azzardiamo un pronostico anche per le elezioni regionali, chi vincerà in Veneto?
«La partita si annuncia ancora lunga, Zaia parte con i pronostici a favore ma da qui al 31 maggio mancano ancora tre mesi e ne possono succedere tante di cose».
Intanto la candidata del Pd Alessandra Moretti continua a passare di comune in comune, è quasi a metà del guado.
«Non si capisce cosa faccia la Moretti, fino adesso è al disotto delle aspettative, non ha emulato l'originale che si chiama Debora Serracchiani. Il fatto che si voti molto più avanti comunque l'agevola perchè le dà modo di fare gli esami di riparazioni».
di Fiorella Girardo, da VeneziePost
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