Facciamoci del male, la risposta di Langella a Rebesani
Mercoledi 6 Marzo 2013 alle 23:04 | 2 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella, segretario di PdCI FdS per Rivoluzione Civile, e pubblichiamo.
 Il coordinatore provinciale di SEL, Tomaso Rebesani, ha rilasciato interviste e dichiarazioni (riportate dalla stampa locale) sulla situazione della sinistra vicentina alle prossime elezioni comunali. Le affermazioni sono giustamente autocritiche verso una sinistra che non sa interpretare la società nella quale viviamo (nlla foto langella raccoglie le firme per la Lista Ingroia).
I risultati elettorali ne sono la dimostrazione. Quello che stupisce, però, è la sensazione di isolamento che traspare. La sinistra è divisa, litigiosa, "conservatrice" ... specialmente la parte più radicale che si è riunita nella lista Rivoluzione civile.
Prima di tutto bisognerebbe anche tentare di dire qualcosa sui contenuti di questa "conservazione". Invece, e speriamo che sia solo una sensazione dovuta a interpretazioni giornalistiche, sembra che ci si soffermi alla forma, allo stereotipo per il quale chi si dichiara ancora convintamene di sinistra, magari comunista, sia "vecchio a prescindere". Una sinistra "decotta" e senza futuro come spiega Rebesani. E perché? E su cosa? Forse chiedere che la legalità torni nei luoghi di lavoro e lottare ancora perché si contrastino le delocalizzazioni e si faccia giustizia di situazioni di palese sfruttamento e insicurezza è una visione "vecchia" e "perduta", che ha poco "appeal"? Forse è così ma ci si spieghi perché. Senza limitarsi alla terminologia modernista della "sinistra conservatrice" e senza giustificare con essa la decisione di non accordarsi con la "sinistra radicale". E qua sorge la seconda questione sulla sinistra divisa. Chi è che divide? Da tempo abbiamo più volte chiesto di unire le forze della sinistra su questioni concrete. Una per tutte quella del lavoro. Dalla disoccupazione, alla precarietà , alla sicurezza alla Giustizia per i lavoratori della Marlane-Marzotto, della Tricom e non solo. Lo abbiamo detto e ripetuto più volte, prima e durante la campagna elettorale, in ogni occasione. Sembrava, anche che ci fossero molti punti di contatto e molti "pensieri comuni" che potessero aprire almeno un confronto dialettico costruttivo. Ebbene, oggi prendiamo atto che il tentativo di dialogo e la volontà unitaria di confronto ci sono stati solo da una parte. Dall'altra, evidentemente sono state chiuse tutte le porte, visto che SEL esclude qualsiasi accordo e che si afferma che con gli "ingroiani" con esiste alcun rapporto. È altrettanto evidente che questa chiusura sia, per qualcuno, la modernità , il "nuovo modello di sinistra" da (in)seguire per acquisire consenso e cavalcare il cambiamento. Su questo siamo diversi. Per noi la sinistra ha ancora senso se il cambiamento lo costruisce. E se, per raggiungere l'obiettivo, cerca l'unità sulle cose concrete, senza lanciare anatemi. Ma noi, certamente sbagliamo perché siamo "poco moderni".
Quanto riferisco è documentabile. Forse si equivoca sul significato di unità, che non può essere l'accettazione di tutto quello che vuole chi si ritiene più forte ma la ricerca di una sintesi tra posizioni diverse. Qualcuno la vuole fare o si preferisce la polemica a prescindere? Se così fosse ribadisco il concetto: ci stiamo facendo del male.
Giorgio Langella
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