Fabrizio Viola, l'uomo che dovrebbe salvare le banche
Martedi 4 Aprile 2017 alle 11:12 | 0 commenti
Fabrizio Viola, l'uomo che risolve, o dovrebbe risolvere, i problemi delle banche. I funzionari della Bce, a Francoforte, l'hanno visto arrivare per discutere del salvataggio delle due ex Popolari del Veneto ma subito hanno notato che non era un volto nuovo. Infatti Viola lavorava per il Monte dei Paschi di Siena, ma dopo dodici settimane è stato destituito dalla carica di amministratore delegato ed è stato messo a sedere sulla poltrona delle ex Popolari venete, che da anni ha visto la gestione di Gianni Zonin-Samuele Sorato per la Banca Popolare di Vicenza e quella di Vincenzo Consoli-Flavio Trica per Veneto Banca. Quindi il compito di Viola era quello di fondere i due istituti di credito in tempi rapidi. Viola a Vicenza aveva messo piede alla fine del secolo scorso per coprire il ruolo di direttore generale.
Allora Zonin cambiava i direttori generali più spesso di quanto non si cambi un paio di scarpe. Così Viola tornò nella sua Milano, poi lavorò a Modena dove si fece le ossa. A Siena poi mise a segno due bei colpi: riportò in utile, dopo undici trimestri in rosso, i conti del Monte. Impresa che sembrava impossibile ma non per lui. Poi riuscì anche a gestire la difficile convivenza con Alessandro Profumo, alla presidenza della banca di Siena. Le cose presero poi una brutta piega quando Viola fu fatto cadere dalla poltrona. Tra settembre e novembre del 2016 confessò che non si sarebbe più fatto coinvolgere nel salvataggio di una banca. Invece ad una telefonata non seppe dire no. Giuseppe Guzzetti era preoccupato per i finanziamenti che aveva chiesto per salvare BPVi e Veneto Banca e mentre Alessandro Penati, azionista di entrambe, non poteva credere ancora al piano industriale delineato da Francesco Iorio dopo il fallimento in Borsa. Guzzetti e Penati erano perciò decisi: serviva Fabrizio Viola. E Viola arrivò.
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