Ex popolari, L'Arena: ricorso ai licenziamenti non scongiurato
Martedi 11 Ottobre 2016 alle 10:05 | 0 commenti
In Popolare di Vicenza e in Veneto Banca è arrivato il momento delle decisioni importanti, col rischio che il risanamento dei due istituti sfondi un tabù: quello dei licenziamenti. Il settore in Italia ha già vissuto ristrutturazioni pesanti (negli anni della crisi gli addetti sono scesi da 350 a meno di 300mila), e altre ne vivrà visto che il digitale ha tolto lavoro alle filiali e che la via più diretta per recuperare redditività è diminuire il costo del lavoro, ma finora le sforbiciate sono state effettuate col bisturi più che con l’accetta. Nel senso che i maggiori gruppi hanno sempre trovato accordi coi sindacati, gestendo le uscite su base volontaria e ricorrendo al fondo di solidarietà .
Con le due ex popolari venete oggi controllate dal fondo Atlante lo schema potrebbe saltare: secondo indiscrezioni di stampa gli esuberi totali sarebbero 3.500 su circa 10mila dipendenti dei due istituti. La cifra forse potrebbe ridursi a 2.500 esuberi complessivi, ma il ricorso ai licenziamenti non è scongiurato. Il rischio, lo ripetiamo, è stato individuato da ricostruzioni giornalistiche, tuttavia si tratta di ipotesi verosimili perché Atlante ha la necessità di recuperare il capitale investito (sinora 2,5 miliardi per salvare prima BpVi e poi Veneto Banca), e ad oggi la strada appare impervia. A pochi mesi dagli aumenti di capitale che hanno riportato le due banche sopra i requisiti minimi chiesti dalla Bce, è infatti chiaro che il piatto continua a piangere. Vicenza ha in pancia 1,9 miliardi di sofferenze, e Veneto Banca 1,8: dato che l’orientamento di Atlante è quello di ripulire i bilanci con una vendita in blocco, si stima che l’operazione provochi un nuovo buco di bilancio da un miliardo, che porta la società a cercare nuovi partner. Nessun fondo d’investimento vuole però puntare le proprie fiches su due banche in cui il costo del personale supera l’80% dei ricavi contro una media europea del 50%, perciò il salvataggio passa attraverso una pesante ristrutturazione. A questo problema scottante si aggiungono gli altri noti: la mole dei contenziosi con i soci che nel tracollo dei titoli hanno bruciato 11 miliardi di risparmi, e le azioni di responsabilità contro gli ex vertici. Su quest’ultimo fronte il cda di Veneto Banca guidato da Beniamino Anselmi ha già deciso di procedere contro l’ex ad Vincenzo Consoli, e per avviare la procedura è stata convocata un’assemblea straordinaria per il prossimo 16 novembre, mentre Vicenza potrebbe seguire l’esempio a breve. Oggi è infatti in programma un cda della BpVi, e si attendono novità sul fronte azione di responsabilità e conciliazioni. Per sapere invece quali decisioni saranno prese in materia di esuberi bisognerà aspettare qualche settimana, affinché siano redatti i piani industriali. Sullo sfondo resta l’ipotesi di fusione delle due banche sostenuta dal presidente della vicentina, Gianni Mion, ma fino ad oggi guardata con un certo scetticismo sia da Anselmi che dal socio Atlante. La fusione comporta immediati costi una tantum, mette in difficoltà gli imprenditori che hanno mutui, ed aumenta la mole degli esuberi. Se però il salvataggio passa attraverso il coinvolgimento di nuovi partner finanziari, per Atlante valorizzare al massimo gli asset potrebbe diventare la vera priorità .
Di Davide Pyriochos, da L'Arena
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