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Est modus in rebus, c'è una misura nelle cose: anche per gli immigrati

Di Italo Francesco Baldo Mercoledi 10 Maggio 2017 alle 09:41 | 1 commenti

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"Est modus in rebus", la nota affermazione di Orazio (Satire I, 1, vv. 106-107) prosegue con "vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto". Ripensare questa affermazione nella situazione attuale e del problema dei variegati motivi che spingono ormai migliaia di persone ad abbandonare il proprio luogo di origine per tentare l'avventura di raggiungere altri luoghi dove spesso, in modo illusorio, si ritiene che la vita sia migliore, è un dovere non solo giuridico degli Stati. La legge che viene stabilita tra gli uomini di uno stesso Stato e tra gli Stati ha il compito della affermazione della giustizia, che è tale solo e soltanto se è conforme al bene. Non è giustizia quella che non mira al bene; infatti, il diritto, se è veramente tale, dipende dalla dimensione morale che pone a priori il problema se ciò che si ha intenzione di compiere sia o no bene.

L'urgenza non può mai dare un vero criterio di decisione intorno al bene, come non lo può dare la sentimentale commozione. Certo questi due elementi vanno pur tenuti in considerazione, ma è poi la facoltà razionale a chiedersi se ciò che verrà compiuto possa erigersi a norma morale e quindi tradotta in norma legale. Il compito precipuo dello Stato è quello di dare giustizia; esso è, oggi, in Europa, considerato autonomo dalle prospettive religiose, ma non per questo viene meno che Cesare debba fare "bene" quello che di "bene" deve essere compiuto. Soprattutto non si può mai confondere l'accettazione di ciò che può apparire come bene... come bene.

Il discernimento razionale di fronte alle situazioni deve essere completo e può adottare anche norme/azioni che possono essere apparire in un primo momento non soddisfacenti la condizioni in cui si possono trovare degli esseri umani. Il medico, sia consentito il paragone, deve adottare anche misure drastiche pur di salvare la vita del paziente e ciò lo coinvolge come colui che è capace di salvare. Nessuno accetterebbe un medico che agisca "alla carlona", senza dare ragione di quanto intende compiere. Certo gli errori sono possibili, ma la finalità deve essere sempre buona. Così i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario debbono agire in conformità al bene da ottenere per la società alla quale si rivolgono.

Non è sufficiente la richiesta di qualcosa, per fornirla, Talora all'accattone è bene negare ciò che chiede, ma lo stesso vale anche per il cittadino, per lo straniero che chiede ciò che lo Stato non può fornire in modo adeguato. Una vera situazione di pace all'interno di uno Stato e tra gli Stati è che il mio e il tuo siano garantiti da leggi. La norma principale di questa convivenza non dipende dalla situazioni empiriche che si determinano, ma da una capacità razionale di prospettare leggi che soddisfino le esigenze che si possono determinare, in virtù dell'ideale che una società sotto norme non dipenda dalla fallacia dell'immediato, ma dalla capacità delle stessi leggi, affinché l'arbitrio degli uomini al potere non condizioni l'intero e il possibile di quella convivenza pacifica che è da auspicare sempre ed in ogni caso-
In virtù del fatto che la terra è rotonda non esiste la possibilità che gli uomini/popoli non possano incontrarsi, ma solo con un diritto internazionale coerente con i principi giuridici nazionali è possibile che ciò che avviene in una parte del mondo non sia risentito negativamente nelle altre. Proprio nel tema delle emigrazioni di vario genere, non è mai sufficiente l'emozione generica sul "cosiddetto povero emigrante", ma se la situazione è continua, come lo è oggi, è necessario provvedere e bene, soprattutto quando vi siano elementi di illegalità ben accertati e anche solo sospettati.

Considerato che oggi l'emigrazione diviene sempre più anche un problema economico per gli Stati, ciò è quanto mai necessario. Le emigrazioni non sono tutte eguali e quelle di fine ottocento ed inizio novecento non sono eguali a quelle odierne dai luoghi africani. Allora il viaggio in America, in Australia o, negli anni sessanta del secolo scorso, dal sud dell'Italia al nord, aveva quasi la certezza di trovare lavoro e quindi condizioni migliori. Oggi chi giunge in Europa, in tutta Europa, non trova la stessa prospettiva, anzi proprio la mancanza di lavoro che colpisce gli stessi europei diviene fonte di scontro con coloro che ritenevano di poterlo trovare. Fenomeni di illegalità di ogni genere sono il frutto di questa situazione e a questo è necessario porre rimedio e non con il sentimento, che deve anche essere tenuto in debito conto, anche con la chiarezza che le vicende umane trovano più facilmente una soluzione razionale che non una dettata dalle sole circostanze.
Manca oggi una vera cultura dell'ospitalità, che non è un diritto cui si possa fare appello e manca anche una considerazione di quale debba essere il comportamento di chi giunge in un paese diverso dal proprio. Una delle prime cose da fare, quando si è visitatori/ospiti, immigrati in uno Stato estero, è quella di cercare di adattarsi all'ambiente che si presenta, senza apportare alcun disturbo: chi ci ospita si aspetta che da parte nostra ci sia educazione, rispetto e soprattutto gratitudine per il favore di accoglierci. Non creare, quindi, alcun tipo di problema e non rompere gli equilibri è fondamentale per far sì che la permanenza o il semplice soggiorno sia pacifico. Si tratta di una prospettiva universale nella quale vi è il riconoscimento dell'umanità in un'altra persona e per la quale, come amore per il prossimo, si deve operare, ma il modo con cui lo si compie non è aleatorio o improvvisato o peggio "fatto male".

Ma è ormai tempo di progettare e costruire modi diversi di trovare soluzioni ai problemi dell'umanità, lasciando da parte il "politicamente corretto" o le emozioni, per tentare almeno una strada, per quanto difficile, di fare bene quello che è necessario. Non ci si compiace del bene fatto verso gli altri, ma di una benevolenza attiva, direbbe il filosofo Immanuel Kant, che si traduce in chiarezza etica e giuridica che ha i suoi "sì" e i suoi "no". "Nel desiderio, ricorda il filosofo tedesco citato, posso essere benevolo verso tutti i pari grado; all'atto del fare pratico però, senza violare l'universalità della massima, il grado può essere molto diverso, secondo la differenza delle persone (prossimo) amate".

Tutto ciò nel rispetto dell'umanità, ma anche di soluzioni giuste nel loro valore possibilmente oggettivo.

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Commenti

Inviato Mercoledi 10 Maggio 2017 alle 22:56

A parte possibili osservazioni giuspositivistiche, quali possibili soluzioni?
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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