Equizi: sciogliere per mafia comune Arzignano Accuse anche a Zuccato, Gentilin e Ciambetti
Venerdi 9 Settembre 2011 alle 16:48 | 0 commenti
«Dopo le vicende di questi giorni ho chiesto alla prefettura di Vicenza di valutare lo scioglimento del comune di Arzignano per infiltrazione mafiosa». Non usa mezze misure l'ex consigliere comunale Franca Equizi, un passato da dura e pura nella Lega, un presente di militanza in alcuni gruppi di difesa civica.
Era mezzodì stamani quando l'ex segretaria cittadina del Carroccio è uscita dall'ufficio territoriale del governo con l'esposto timbrato e protocollato (qui il documento e qui il comunicato).
Una pagina fitta fitta in cui la premessa richiama direttamente allo scandalo "dirty leather" e ai suoi addentellati istituzionali: «La realtà emersa in questi ultimi mesi in relazione alle dimensioni colossali della evasione fiscale nel comparto conciario della Valchiampo fa pensare ad un sistema radicato; rispetto al quale i primi riscontri, non solo di natura penale, da parte delle autorità preposte, hanno evidenziato il coinvolgimento di più soggetti: amministratori pubblici, membri di consigli di multiservizio pubbliche, parlamentari della repubblica, imprese, imprenditori di primaria grandezza, imprenditori e faccendieri di seconda e terza fila, nonché, cosa gravissima, di servitori dello Stato».
Di seguito Equizi argomenta in termini di diritto e spiega che le sue preoccupazioni derivano dalla possibilità di pesanti condizionamenti ambientali che gravino sullo svolgimento della vita democratica delle istituzioni locali, in primis quelle arzignanesi: «... si rammenta altresì, con esplicito riferimento al condizionamento ambientale, che l'articolo 15-bis della legge 55 del 19 marzo 1990, introdotto dall'articolo 1 del decreto legge 164 del 31 maggio 1991, convertito con la legge 221 del 22 luglio 1991, poi modificato dall'articolo 1 della legge 108 dell'11 gennaio 1994, ha previsto lo scioglimento dei consigli comunali». Ancora di seguito Equizi cita alla lettera la legge che appunto prevede lo scioglimento delle amministrazioni ove emergano «elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica...».
Ma la disamina di Equizi si fa più politica quando mette sotto i riflettori i vertici confindustriali. Di recente sulla stampa locale il presidente di Assindustria Vicenza, Roberto Zuccato, era stato chiaro: «Chi ha sbagliato è giusto paghi, ma una eccessiva spettacolarizzazione della vicenda rischia di avere serie conseguenze economiche ed occupazionali... stiamo parlando della vita e del lavoro di molte persone... ». Equizi oltre che vedere in questa presa di posizione una sorta di ricatto occupazionale alza il tiro della polemica e spiega: «Insomma i panni sporchi ce li laviamo in casa, la gente non deve sapere. Forse è arrabbiato con la stampa nazionale che, a differenza di parte dei media locali, ha ampiamente riportato quanto accaduto? Mi chiedo inoltre come mai, tutti i giorni, sui media di proprietà dell'associazione da lui presieduta, compaiono foto nomi e indirizzi di persone accusate in via preliminare di avere compiuto reati come furti, magari di cibo, o reati legati al piccolissimo spaccio. Tutte persone sparate a piena pagina con tanto di foto. È forse più grave rubare una scatoletta di cibo, magari per sfamare i figli, o evadere milioni di euro di tasse? Per chi evade deve scattare la gogna pubblica, anche chi evade ruba».
E l'ex consigliere comunale di Vicenza è un fiume in piena. Se la prende anche con il sindaco della città del grifo Giorgio Gentilin (Pdl) e con l'assessore al bilancio regionale Bob Ciambetti (Lega): «A ciò si aggiungano le dichiarazioni del sindaco di Arzignano che definisce coraggiose le dimissioni dalle alte cariche di Assindustria di Chiara Mastrotto. E si aggiungano anche le recenti dichiarazioni di Ciambetti che ha voluto smorzare i toni a carico degli imprenditori evasori assumendo come giustificazione che poca della ricchezza prodotta dalle concerie rimane ad Arzignano in forza di una tassazione dello stato molta alta. Ciò che è stato detto da costoro è abominevole; fa schifo. Il sindaco di Arzignano avrebbe dovuto definire sacrosante e tardive le dimissioni della Mastrotto. E contestualmente avrebbe dovuto annunziare di volere defenestrare a pedate nel sedere lo zio Santo dal cda di Acque del Chiampo per le tristi vicende a tutti arcinoti. Per Ciambetti il disgusto che provo è altrettanto nauseabondo. Anche lui scodinzola davanti agli industriali e si dimentica che anch'egli è finito invischiato nell'affaire Montebello, un depuratore che da anni dispensa mortiferi miasmi».
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