Marlane Marzotto rinviata al 21 settembre e Pacchiano querela l'ex sindaco Lomonaco.
Mercoledi 1 Agosto 2012 alle 22:11 | 0 commenti
Di Giulia Zanfino (giornalista Rai) per VicenzaPiu.com
"Finirà a tarallucci e prescrizioni". E nessuno pagherà il conto. Quello vero. Dopo l'ennesimo rinvio del processo Marlane, prossima udienza il 21 settembre, si solleva di nuovo l'indignazione dei parenti delle vittime. Teresa, figlia di Angelo la Neve, una delle decine di vittime della fabbrica dei veleni, aveva la valigia pronta.
Sarebbe partita da Roma per assistere alla prima vera udienza del processo che farà chiarezza sulle responsabilità per le decine e decine di morti tra gli operai del lanificio di Praia a Mare. Invece, nulla di fatto. Teresa ha disfatto le valigie, con una stretta al cuore. L'ennesima.Niente udienza sul business di veleni, morte e connivenze. Nonostante la Procura di Paola abbia fatto la lotta contro il tempo per intentare il processo, portando alla sbarra i vertici della Marzotto S.p.A. insieme alle altre società che, negli anni, si sono passate la proprietà della fabbrica calabrese. Il processo fa paura. Anche se, oggi, sembra soccombere sotto i colpi dei rinvii. Due sono dovuti a scioperi indetti dagli operatori del settore. Un dato allarmante. Tanto più che è nell'aria la chiusura del Tribunale di Paola. Come quello di Lamezia. E tanti altri baluardi della presenza dello Stato in queste terre di confine. Qui, non c'è rete di protezione. E sembra che la presenza delle istituzioni si stia assottigliando, come una corda logora. "Oggi dovevo essere sentito in aula, dopo anni che mi batto perché sia fatta giustizia! Quest'ennesimo rinvio mi indigna profondamente!". Luigi Pacchiano (nella foto), primo operaio ad aver denunciato la fabbrica della morte, esprime la sua rabbia. Un dolore cupo. Che racchiude la metafora di una Calabria asserragliata. Intanto parte la denuncia querela di Luigi Pacchiano, contro Carlo Lomonaco, ex sindaco di Praia a Mare, responsabile del reparto tintoria per anni, quando la fabbrica era nel pieno della sua attività produttiva. In un comizio del quattordici aprile, nel pieno della campagna elettorale per il rinnovo dell'amministrazione di Praia a Mare, da sindaco uscente Lomonaco aveva rilasciato una dichiarazione molto forte, davanti a un folto gruppo di ascoltatori. Il palcoscenico era quello della palestra delle scuole medie della cittadina. In via Carlo Alvaro. Così l'allora sindaco uscente, si è esposto parlando della vicenda Marlane. E del processo che lo vede imputato. "Prima di finire, però, concedetemi ancora un attimo di attenzione" ha affermato Lomonaco. "Per completare fino in fondo la mia riflessione di questa sera. Nel mio primo comizio di cinque anni fa mi sono presentato a voi comunicandovi onestamente che ero indagato per la vicenda "Marlane. Oggi io sono imputato in quel processo. Sarebbe inutile e fuori luogo professare qui la mia innocenza. Ma davanti a voi sento di dover difendere con forza e determinazione il pezzo di storia di paria che ha rappresentato quella fabbrica, per 50 anni orgoglio di tutto il territorio" qui, l'allora sindaco è stato interrotto da un lungo applauso. Poi ha continuato: "sempre viva e vitale, che ha consentito di lavorare a tanti di noi, di creare indotto per tanti altri, di farci una casa, di far studiare i nostri figli e dare loro un futuro diverso" l'ennesimo applauso interrompe Lomonaco, che continua e arriva al nocciolo della questione, "mentre oggi, invece, si vuole far passare come fabbrica di morte. Sono sicuro di riuscire a provare nelle aule giudiziarie, anche per chi oggi non c'è più, la nostra innocenza. E la estraneità al castello di menzogne costruito ad arte per poter trarre ulteriore vantaggio economico da quella fabbrica. Questa volta però, in maniera del tutto immorale. Speculando sulle malattie proprie e sulla morte dei propri cari. Ho subito, e sto continuando a subire in questi anni, attacchi violenti e devastanti alla mia immagine e alla mia persona, anche e soprattutto perché sono sindaco. Figura certamente più evidente, mediaticamente più attaccabile e per ciò anche più facilmente spendibile da chi non ha scrupoli né etica professionale. L'amarezza è stata ed è enorme. Penosissima da affrontare. Per me e per la mia famiglia. Malgrado tutto questo però, come sindaco, ci tengo ad affermarlo, non sono mai venuto meno alle responsabilità istituzionali che mi competevano nei confronti della collettività , ed ho deciso, senza esitazione, di tutelare l'ente da me rappresentato, nell'unico modo utile e doveroso che avevo a disposizione". Il sindaco afferma di aver preteso che il Comune si costituisse parte civile nel processo contro sé stesso. Praticamente, visto il disastro ambientale subito a causa degli scarti della fabbrica, accertato dai rilievi della Procura di Paola, il sindaco ha solo fatto il suo dovere. Autocelebrarsi pertanto, è quantomeno curioso. E sparare a zero su operai ammalati che si sarebbero arricchiti è un fatto grave. Se si gira tra le case degli operai, in parte case aziendali poi acquistate dalle famiglie degli operai defunti o da operai ammalati, ci si rende conto che nessuno di loro si è arricchito. Le case sono spoglie, ma dignitose. Non ci sono oggetti di lusso. E le vedove non vestono abiti tirati a lucido, come quelli del dottor Lomonaco e della sua signora. Chi si sia arricchito, quindi, verrà accertato in un nuovo processo. Perché Luigi Pacchiano ha sporto denuncia querela contro il signor Lomonaco per diffamazione e calunnia. E l'ha depositata il 9 luglio.
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