Elsa Morante, Mussolini e Berlusconi
Domenica 4 Aprile 2010 alle 14:59 | 1 commenti
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Sta circolando in rete in questi giorni uno scritto di Elsa Morante su Mussolini che fa pensare parecchio a un politico dei nostri giorni.
Ma in realtà tale scritto è un riassunto-rimaneggiamento di quanto scrisse veramente Elsa Morante e, anche se il contenuto è sostanzialmente lo stesso, in alcuni punti il suo pensiero è stato forzato e/o travisato.
Allora, se si vuole citare uno scrittore, e specialmente un grande scrittore, bisognerebbe rispettare quanto scrive e non fare delle forzature che, se non esplicitate, oltre che essere inutili, sono dannose e controproducenti.
Pubblichiamo, per le libere riflessioni dei nostri utenti, prima il testo che circola in rete, sicuramente provocatorio e efficace, per una parte, nelle sue allusioni, poi, per rispetto di tutti, quello originale*Ecco il testo che circola in rete
"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto
seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente a causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."
Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a B. Mussolini ...
*Ecco il testo originale
"Roma 1° maggio 1945
Mussolini e la sua amante Clara Petacci sono stati fucilati insieme, dai partigiani del Nord Italia.
Non si hanno sulla loro morte e sulle circostanze antecedenti dei particolari di cui si possa essere sicuri. Così pure non si conoscono con precisione le colpe, violenze e delitti di cui Mussolini può essere ritenuto responsabile diretto o indiretto nell'alta Italia come capo della sua Repubblica di Sociale.
Per queste ragioni è difficile dare un giudizio imparziale su quest'ultimo evento con cui la vita del Duce ha fine.
Alcuni punti però sono sicuri e cioè: durante la sua carriera, Mussolini si macchiò più volte di delitti che, al cospetto di un popolo onesto e libero, gli avrebbe meritato, se non la morte, la vergogna, la condanna e la privazione di ogni autorità di governo (ma un popolo onesto e libero non avrebbe mai posto al governo un Mussolini). Fra tali delitti ricordiamo, per esempio: la soppressione della libertà , della giustizia e dei diritti costituzionali del popolo (1925), la uccisione di Matteotti (1924), l'aggressione all'Abissinia, riconosciuta dallo stesso Mussolini come consocia alla Società delle Nazioni, società cui l'Italia era legata da patti (1935), la privazione dei diritti civili degli Ebrei, cittadini italiani assolutamente pari a tutti gli altri fino a quel giorno (1938).
Tutti questi delitti di Mussolini furono o tollerati, o addirittura favoriti e applauditi. Ora, un popolo che tollera i delitti del suo capo, si fa complice di questi delitti. Se poi li favorisce e applaude, peggio che complice, si fa mandante di questi delitti.
Perché il popolo tollerò favorì e applaudì questi delitti? Una parte per viltà , una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse o per machiavellismo. Vi fu pure una minoranza che si oppose; ma fu così esigua che non mette conto di parlarne. Finché Mussolini era vittorioso in pieno, il popolo guardava i componenti questa minoranza come nemici del popolo e della nazione, o nel miglior dei casi come dei fessi (parola nazionale assai pregiata dagli italiani).
Si rendeva conto la maggioranza del popolo italiano che questi atti erano delitti? Quasi sempre, se ne rese conto, ma il popolo italiano è cosìffatto da dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto; e se lo si fa scegliere fra il tornaconto e il dovere, anche conoscendo quale sarebbe il suo dovere, esso sceglie il suo tornaconto.
Mussolini,uomo mediocre, grossolano, fuori dalla cultura, di eloquenza alquanto volgare, ma di facile effetto, era ed è un perfetto esemplare e specchio del popolo italiano contemporaneo. Presso un popolo onesto e libero, Mussolini sarebbe stato tutto al più il leader di un partito con un modesto seguito e l'autore non troppo brillante di articoli verbosi sul giornale del suo partito. Sarebbe rimasto un personaggio provinciale, un po' ridicolo a causa delle sue maniere e atteggiamenti, e offensivo per il buon gusto della gente educata a causa del suo stile enfatico, impudico e goffo. Ma forse, non essendo stupido, in un paese libero e onesto, si sarebbe meglio educato e istruito e moderato e avrebbe fatto migliore figura, alla fine.
In Italia, fu il Duce. Perché è difficile trovare un migliore e più completo esempio di Italiano.
Debole in fondo, ma ammiratore della forza, e deciso ad apparire forte contro la sua natura. Venale, corruttibile. Adulatore. Cattolico senza credere in Dio. Corruttore. Presuntuoso: Vanitoso. Bonario. Sensualità facile, e regolare. Buon padre di famiglia, ma con amanti. Scettico e sentimentale. Violento a parole, rifugge dalla ferocia e dalla violenza, alla quale preferisce il compromesso, la corruzione e il ricatto. Facile a commuoversi in superficie, ma non in profondità , se fa della beneficenza è per questo motivo, oltre che per vanità e per misurare il proprio potere. Si proclama popolano, per adulare la maggioranza, ma è snob e rispetta il denaro. Disprezza sufficientemente gli uomini, ma la loro ammirazione lo sollecita. Come la cocotte che si vende al vecchio e ne parla male con l'amante più valido, così Mussolini predica contro i borghesi; accarezzando impudicamente le masse. Come la cocotte crede di essere amata dal bel giovane, ma è soltanto sfruttata da lui che la abbandonerà quando non potrà più servirsene, così Mussolini con le masse. Lo abbaglia il prestigio di certe parole: Storia, Chiesa, Famiglia, Popolo, Patria, ecc., ma ignora la sostanza delle cose; pur ignorandole le disprezza o non cura, in fondo, per egoismo e grossolanità . Superficiale. Dà più valore alla mimica dei sentimenti , anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo abile, e tale da far effetto su un pubblico volgare. Gli si confà la letteratura amena (tipo ungherese), e la musica patetica (tipo Puccini). Della poesia non gli importa nulla, ma si commuove a quella mediocre (Ada Negri) e bramerebbe forte che un poeta lo adulasse. Al tempo delle aristocrazie sarebbe stato forse un Mecenate, per vanità ; ma in tempi di masse, preferisce essere un demagogo.
Non capisce nulla di arte, ma, alla guisa di certa gente del popolo, e incolta, ne subisce un poco il mito, e cerca di corrompere gli artisti. Si serve anche di coloro che disprezza. Disprezzando (e talvolta temendo) gli onesti , i sinceri, gli intelligenti poiché costoro non gli servono a nulla, li deride, li mette al bando. Si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, e quando essi lo portano alla rovina o lo tradiscono (com'è nella loro natura), si proclama tradito, e innocente, e nel dir ciò è in buona fede, almeno in parte; giacché, come ogni abile mimo, non ha un carattere ben definito, e s'immagina di essere il personaggio che vuole rappresentare".
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Pagina di diario, pubblicata su Paragone Letteratura, n. 456, n.s., n.7, febbraio 1988, poi in Opere (Meridiani), Milano 1988, vol. I, pp. L-LII; e anche in Alfonso Berardinelli, Autoritratto italiano, Donzelli, 1998, pp. 29-31.
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Il berlusconismo è altro dal fascismo, così come Berlusconi è diverso da Mussolini. Il regimetto berlusconiano, telecratico, ad personam, fondato su un partito-dependance artefatto dal marketing, tutto interessi privati e vizi sfacciatamente pubblici, ha in comune con quello mussoliniano l?impulso all?illegalità, l?aggressione alle istituzioni, lo strabordante spirito di fazione. Ma il metodo criminoso, nel fascismo, era al servizio della conquista del potere totale (seppur coi noti compromessi con Monarchia, grande industria e Chiesa) ed era praticato a suon di manganellate e omicidi. Era una violenza brutale, ma i suoi autori, gli squadristi, quanto meno rischiavano la pelle o, in misura minore, la galera. Una volta al governo, la fascistizzazione dello Stato fu un?opera costruita secondo il tatticismo tipico di Mussolini ma che mirava a crearne uno, tragicamente e grottescamente totalitario finché si vuole, eppure idealmente ambizioso ed eticamente forte. Oggi, i gerarchetti della corte di Silvio e il suo popolo adorante non rischiano proprio un bel niente, sono una massa di illusi lobotomizzati dalla fobia di comunisti che non ci sono più, e rincitrulliti da trent?anni di ideologia consumistica. Il diluvio di leggi personali, infine, ha l?unico scopo di evitare al dittatorello aziendalista il banale, terrificante carcere. L?idea che anima il berlusconismo non ha nessuna tensione ideale, ma si riduce alla rincorsa al ?benessere? materiale (il denaro, il successo) e alla ?libertà? di fare quel che mi pare senza l?intralcio di quella fastidiosa cosa chiamata legge.
Se questo è fascismo, se fossi fascista andrei a dare una lezione a questi usurpatori del nome. Perché, per quanto liberticida e ributtante per il clima da carnevalata staraciana, il regime fascista aveva una sua nera grandezza. Qui siamo alla miseria umana di un imprenditore abbondantemente aiutato dalla politica (Craxi), che oberato di debiti e nel mirino dei magistrati s?inventa un partito di plastica e usa il suo impero mediatico per salvarsi e diventare l?uomo più potente d?Italia, tutto concentrato a soddisfare il proprio puerile e smisurato ego. La Buonanima, i Santoro li faceva bastonare, licenziare e mandare al confino o dietro le sbarre. Questo suo presunto epigono brianzolo si affanna a fare telefonate su telefonate a lacchè, garanti, persino a generali di carabinieri e neppure riesce a far chiudere la trasmissione che l?ossessiona più ancora del penoso declino cui è avviato. Deve ricorrere ad una norma cervellotica e ridicola, la par condicio, in origine redatta dai suoi avversari di sinistra per limitare il suo stesso strapotere televisivo. Questo non è un regime serio, è solo una volgare, arrogante, ignobile buffonata.
Alessio Mannino