Disastro BPVi, Stefano Righi boccia politici e media ma confida nelle promesse di Mion. Ed è il solo a nominare Gianni Zonin...
Domenica 27 Novembre 2016 alle 04:27 | 2 commenti
Stefano Righi, giornalista de Il Corriere della Sera e autore de Il Grande Imbroglio presentato a Vicenza proprio da noi, è stato l'unico oggi a dire, abbiamo scrito a caldo, «tutto quello che c'era da dire sulle malefatte del sistema intorno a Gianni Zonin, in primis, sulle amnesie e sugli incroci di interesse con Banca d'Italia, sulle connivenze con gli amministratori locali, sulla stampa che, invece, che "cane da guardia" dei poteri ne è diventata "cane di compagnia"...» Gli abbiamo dato nella nostra pagella semplificativa un 9 subito dopo il suo intervento al convegno sulla Banca Popolare di Vicenza, che nasceva "truccato" dalla coppia Achille Variati - Renato Bertelle ma che è stato nobilitato dal suo intervento senza le abituali e squallide censure locali sul crac di fatto della BPVi, che ha azzerato decine di migliaia di vicentini.
Quel "solo" 9 guadagnato comunque con ampio merito da Righi, come hanno dimostrato gli applausi ripetuti e scroscianti, gli unici tributati con calore dai nuovi poveri di Vicenza, che non hanno lesinato fischi e proteste per Variati & c. e a Mion e Baretta hanno destinato qualche batter di mani più di speranza che di convinzione, lo abbiamo motivato col "perchè ha fatto molto capire, ma non è andato giù con i nomi dei vari responsabili locali anche se è stato l'unico oggi tra i relatori a pronunciare con chiarezza il nome dell'innominabile Gianni Zonin".
Ci colpisce rivedere, ora, nel video del suo intervento, che ora vi proponiamo, le sue espressioni partecipate e disgustate quando parlava della mala gestio della BPVi e della necessità di fare giustizia soprattutto per recuperare la fiducia nella banca, il patrimonio più dissipato della fu Popolare vicentina e che non si trova di certo disponibile nei mercati finanziari.
Vedere lui e accanto a lui cenni di ipocrita assenso da parte del primo cittadino, che di primo ha conservato la qualifica ufficiale e di cittadino ha dimenticato da tempo il significato, ci fa porre una domanda dopo aver riascoltato anche le sue parole: "perchè nessuno oggi, dal moderatore tipo dei media "cani da compagnia" dei poteri agli amministratori locali che nel sistema Zonin hanno vissuto e di quel sistema si sono pasciuti, per potere o per vantaggi economici poco cambia, hanno mai scandito prima il nome Gianni e poi il cognome Zonin?".
Rispondetevi e capirete da soli, voi che non eravate certo i 500 di cui blatera un "mezzuccio" locale (la capienza del teatro è di 910 posti...), perchè a Vicenza nessun reale cambiamento nel sistema che ha terremotato il territorio è intervenuto nel frattempo (vedi la nomina dei vertici di Confindustria Vicenza e l'inchino a Matteo Marzotto, che, a Fiera di Vicenza svenduta dopo la gestione sua e di Roberto Ditri durante il regno di Variati, è stato da costui promosso vice presidente del conglomerato di Rimini).
Datevi una risposta, l'unica possibile, a quella domanda sull'innominabilità anche del nome di "lui", e vi sarà chiaro perchè è difficile anche per Antonino Cappelleri compiere, in un ambiente così totalmente "inquinato", un vero e significativo passo avanti giudiziario a differenza di quanto è avvenuto per Veneto Banca e Vincenzo Consoli per mano della Procura di Roma competente per il relativo e parallelo procedimento.
E non è, allora, un caso che il sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta ci abbia fatto una dichiarazione che deve far pensare.
Ai nostri microfoni, quelli con le domande che irritano il moderatore che fa il padrone di casa al posto degli organizzatori rimasti silenziosi, minaccia di cacciarci e accompagna la censura con "è da tempo che parliamo di lei...", il sottosegretario all'Economia ha detto: "forse una sede unica per i due filoni di indagine per sfruttare le competenze là dove ci sono e per uniformare i passi potrebbe essere opportuno" (a seguire la sua intervista, ndr).
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.
Populista e demagogico. Da giacobino post litteram.
Non ha toccato i temi veri ma solo alimentato la sete di sangue.
E comunque fa il gioco dei gruppi di potere finanziario "milanese" che delle aziende e dei risparmi del nostro territorio vogliono fare un sol boccone.
Zeno