"Ho accettato questo incarico sapendo da chi era composto questo consiglio e mi assumo le mie responsabilità , mi fido di tutti i membri ed in particolare ho imparato a conoscere e stimare il dottor Valmarana. Non posso, infatti, occuparmi in prima persona di tutti gli aspetti che riguardano la gestione del lascito del marchese Roi". Queste le parole di Ilvo Diamanti, neopresidente della Fondazione Roi, al termine della concitata conferenza stampa in cui il nuovo consiglio, per la prima volta, presentava il bilancio della Fondazione in modo pubblico. Un attestato di stima giunto appena prima di una promessa: "Alla fine del mio mandato farò, da solo, un'altra conferenza stampa e allora risponderò di quanto fatto per rimediare agli errori del passato". I legami con la vecchia gestione, quella dell'ex padrone di tutto Gianni Zonin sono però ancora tanti, come le questioni irrisolte.
Ecco perchè questa seconda parte della conferenza, con gran parte dei collaboratori degli altri media dell'informazione "ufficiale" andati via rapidamente, è di fatto un botta (diremmo "botte") e risposta (poche risposte vere) tra il nostro Giovanni Coviello e il vice presidente dela Roi, che cade in varie difese altrui, tipo quella del poco difendibile, eticamente, prof. Giovanni Villa, molte contraddizioni, di fatti e date, alcune rilevate anche da Marco Milioni di Vvox, mentre Francesco Oriolo, direttore di Vicenzareport, si è limitato, con la buona scusa della preponderanza di chi, il nostro direttore, si sta spendendo anche in tribuìnale per cercare la verità sulla Roi, alla sua bella domanda politologica ,c he comqnue trova una risposta da studiare da parte di Diamanti.
Noti o meno noti i legami con il passato, tutti riportati più volte in questo sito, esistono e non sembra che verranno facilmente recisi. Forse per questo il nuovo presidente della Fondazione Ilvo Diamanti, è stato costretto a spiegare: "Non ho accettato questo incarico per interesse personale (anche se accenna a un emolumento, non previsto da statuto anche se già girato a un'altra fondazione, ndd), ma sono convinto che la missione della Roi sia utile alla città ". Nessuno lo nega, ma mettere il peso della propria stimabile figura può bastare per una conferenza stampa non di più, poi servono atti concreti, sul presente e sul futuro, ma partendo dal passato disastroso.
Con o senza mantello Superman è comunque allergico alla kriptonite, con il nuovo o con il vecchio presidente il legale della fondazione, Enrico Ambrosetti, e il commercialista, Giovanni Sandrini, restano quelli personali di Zonin o scelti da lui. "Avvocato e commercialista sono rimasti gli stessi per diverse ragioni ma in particolare per opportunità - spiega Diamanti-. Non ha senso infatti mandare via qualcuno, pagarlo per quanto ha fatto e poi far riprendere lo stesso lavoro ad un altro dovendo sborsare altro denaro". Anche se le cause milionarie, che non si vede quando verranno azzerate sempre che tutti gli accusati lo vogliano, e il nostro direttore sembra di idee... bellicose "per avere tutti i dati mancanti", costano in proporzione.
La discontinuità , invocata da molti e assicurata, con defaillance evidenti, da Gianni Mion come tratto distintivo della "nuova" Fondazione, in questo caso specifico dunque si sconta anche con ragioni legate al portafoglio. E' il buon senso, invece, che guida Diamanti quando il quadro si allarga: "Da politologo posso dare un giudizio oggettivo su quanto accaduto con la Banca Popolare di Vicenza ed è lo stesso che posso dire rispetto alla Fondazione Roi. Se certe cose non le facciamo noi chi le fa? Sono stati commessi errori ma la Banca fa parte del tessuto quotidiano della vita della città , era dentro a tutto dal teatro ai musei alle squadre sportive, in modo anche più forte rispetto a quanto, ad esempio è successo a Siena. Per questo credo non ci sia stata una sommossa popolare e per questo ora si deve ripartire."
Era dentro a tutto e con tutti interessati o "intrecciati".
E' proprio vero ed è questo il dramma di Vicenza, che paga anche perchè in molti era parte di quel "tutto", a parte i poveracci, tantissimimi ma non tutealti dal sistema collusivo.Â