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Categorie: Diritti umani
Di donne, e non solo, si tratta: prostituzione e diritti delle persone
Martedi 11 Marzo 2014 alle 22:47 | 0 commenti
Nell'ambito delle iniziative patrocinate dal Comune di Vicenza per celebrare la “Giornata internazionale della donnaâ€, quest'anno era in calendario un incontro-dibattito tutt'altro che scontato per una simile ricorrenza: si è parlato di prostituzione.
Lunedì 10 marzo il “Polo B55" ha ospitato l'incontro dal titolo “Di donne (e non solo) si tratta. Prostituzione e diritti delle personeâ€, organizzato dall'associazione Mimosa e da Arcigay “15 GIUGNO†Vicenza. 
Relatrici: Barbara Maculan, presidente Associazione Mimosa ed Equality Cooperativa Sociale Onlus; Porpora Marcasciano, presidente MIT-Movimento Identità Transessuale; Isabella Sala, Assessore alla Comunità e alle Famiglie del Comune di Vicenza.
Introdotto e moderato da Mattia Stella, presidente di Arcigay Vicenza, l'incontro si è protratto oltre l'orario programmato, a testimonianza di interesse e partecipazione da parte dei cittadini presenti.
Tra il pubblico, hanno contribuito al dibattito finale l'Assessore alla Sicurezza Urbana del Comune di Vicenza Dario Rotondi e il delegato alle Pari Opportunità Everardo Dal Maso; presente anche il comandante della Polizia Municipale di Vicenza, Cristiano Rosini.
Il primo intervento è stato di Barbara Maculan che, assieme agli altri volontari dell'associazione Mimosa, fa assistenza alle prostitute direttamente in strada: prevenzione sanitaria, attraverso ad esempio la distribuzione di profilattici, ed aiuto per favorire la segnalazione delle situazioni di sfruttamento violento.
La Maculan ha presentato i dati del monitoraggio, da cui emerge che la fascia di età con più alto numero di prostitute su Vicenza è 20-25 anni, che sono sempre meno le africane, che la maggioranza sono donne dell'Europa dell'Est, e che la prostituzione di strada maschile a Vicenza pare non essere presente.
Ha parlato di una proficua collaborazione con le istituzioni e le forze dell'ordine di Vicenza, ed ha presentato la proposta dello "zoning", ovvero designare un luogo per la prostituzione, in modo da poter gestire il fenomeno, tutelando le prostitute ma anche rispettando le richieste dei cittadini: devono essere scelte zone a bassa densità abitativa ma non troppo lontane dalla città , in modo da prestare controlli ed assistenza.
Su questo punto è intervenuto Dal Maso, che si è detto preoccupato che lo “zoning†possa creare “quartieri a luci rosseâ€, deprecabile e squallido a suo parere tanto quanto il ritorno alle “case chiuseâ€, altra proposta su cui è nettamente contrario.
È stato, poi, il turno dell'assessore Isabella Sala: intervenendo con parole molto empatiche, ha manifestato grande stima e sostegno all'associazione Mimosa per l'impegno diretto sul campo. Ha ribadito un concetto fondamentale: solo la vicinanza alle persone coinvolte permette di riaggiungere una reale comprensione del fenomeno, delle sue sfaccettature e delle notevoli differenze fra chi è sfruttato e chi si prostituisce per scelta; solo la profonda comprensione permette di concretizzare l'equilibrio fra le istanze delle sex-workers, della cittadinanza e dell'amministrazione comunale.
Decisamente più veemente, e per certi versi piuttosto fuori dal coro, l'intervento dell'assessore Rotondi, che ha posto l'attenzione sugli aspetti regolamentatori e punitivi, parlando delle difficoltà pratiche a colpire gli sfruttatori; ha anche affermato di non capire quali siano le reali richieste delle prostitute.
L'ultimo intervento è stato di Porpora Marcasciano, presidentessa del MIT, che ha parlato del Veneto come di una regione in cui la prostituzione è stata presente negli ultimi decenni in maniera massiva: dove c'è ricchezza, c'è anche più “mercatoâ€. E questo mercato è fluido ed in continua mutazione: dopo l’entrata in vigore della legge Merlin, le prostitute si riversarono per strada, mentre ora un po' alla volta stanno abbandonando la strada per esercitare in case private. Ed è per questo che è difficile capire davvero il fenomeno, poiché visibile solo in modo parziale. Ci ha ricordato che il “Comitato per i diritti civili delle prostitute†è nato a Vicenza, e che Venezia è stata la prima città in Italia a sperimentare lo “zoningâ€. E proprio sullo “zoning†la Marcasciano è tornata per specificare che già esiste nei fatti, perché il mondo della prostituzione si auto-regola, e tende a spostarsi in zone non residenziali ma comunque sicure. Anzi, la Marcasciano sottolinea l'importanza per istituzioni e forze dell'ordine di comprendere che in strada si creano dei gruppi che si auto-regolamentano, ed è con il gruppo e con le sue regole (non con la singola prostituta) che le istituzioni dovrebbero interagire. Anche per questo, l'associazione MIT ha presentato le cosiddette “educatrici pariâ€, ex prostitute che sono operativamente l'anello di congiunzione fra istituzioni e sex-workers. Tasto dolente, su cui Porpora Marcasciano si è soffermata, è l'alta percentuale di trans che si prostituiscono, ma non per scelta, bensì perché impossibilitate per il proprio status a trovare un altro lavoro.
Su questo punto ci si è trovati un po' tutti concordi: finché il “sex-work†non sarà riconosciuto come lavoro vero e proprio e non sarà regolamentato, qualsiasi altro discorso sulla sicurezza, sulla prevenzione o sulla lotta allo sfruttamento sarà come acqua fresca.
E già sono molte le prostitute favorevoli ad emergere dal lavoro nero e pagare le tasse.
"Come tutti", dicono.
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