Quotidiano | Categorie: Cultura

Decrescita e transizione, il felice primato del Vicentino

Di Piero Casentini Giovedi 12 Gennaio 2017 alle 12:52 | 1 commenti

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Oggi, 12 gennaio, l'economista e filosofo francese Serge Latouche compie 77 anni. Egli ha legato il suo nome al concetto di decrescita felice con il quale propone di immaginare prima e di realizzare poi un'economia completamente diversa da quella consumistica basata sul profitto. La produzione di beni, secondo Latouche, non può continuare a crescere a discapito della natura e della salute delle persone, in primo luogo perché abitiamo un mondo finito, con risorse limitate che stanno già esaurendosi. La crescita continua non è possibile, secondo Latouche, perché non si misura con il dato di realtà.

L'indicatore economico del Pil, il prodotto interno lordo di un Paese, non tiene conto del benessere delle persone: se è vero che nel mondo occidentale gli esseri umani hanno a disposizione agi e comforts, è altrettanto vero che per acquistarli adottano uno stile di vita frenetico, competitivo, insano e spesso insoddisfacente. Le disuguaglianze si aprono come voragini, i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri più poveri, mentre l'umanità si dissolve nella bramosia di ricchezze. Latouche rigetta anche il concetto di sviluppo sostenibile, sovente propagandato da altri economisti, in quanto basato su aspettative future di crescita continua. Per ristabilire una nuova alleanza tra essere umano e natura, in un rapporto rispettoso che tenga conto del benessere e delle relazioni sociali, Latouche propone 8 verbi chiave corrispondenti ad altrettante azioni. Iniziano tutti con la lettera R e andrebbero inizialmente declinati alla prima persona singolare: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare. Il primo verbo, rivalutare, invita a cambiare prospettiva, modificando i parametri di valore che "il martello economico" ha inculcato nelle nostre teste. Riconcettualizzare, quindi, alcuni termini potenti e basilari, come ricchezza, povertà, rarità e abbondanza. Ridiscutendoli verrà spontaneo, o quasi, ristrutturare l'intera società modulandola su valori altri rispetto a quelli inculcati dal capitalismo. La redistribuzione delle ricchezze, dell'accesso alle risorse naturali ed energetiche, che oggi sono consumate per l'80% dal 20% della popolazione mondiale, porterà alla rilocalizzazione delle attività produttive. Sarà quindi ristabilito un rapporto più diretto tra territorio e produzione, che terrà conto dell'andamento stagionale e degli scambi con i mercati più vicini. Latouche propone anche un ritorno all'autoproduzione di beni, alimentari ma non solo, togliendoli all'industrializzazione e alla fluttuazione dei mercati. Si ridurranno così gli insensati trasporti commerciali, che portano nei supermercati frutta e verdura da altri continenti, le ore lavorative, la produzione di rifiuti, favorendo infine il riciclo e il riutilizzo. L'obsolescenza programmata lascerà il posto alle riparazioni, facendo riscoprire lavori caduti in disuso dall'epoca del boom economico in avanti. Affinché tutto questo possa diventare reale, è necessario crederlo possibile: Latouche propone una "decolonizzazione dell'immaginario" che pulisca la mente da autocensure, automatismi e dal disincanto verso il mondo che la società dei consumi ha prodotto. La ricerca della felicità sta alla base della riflessione che Serge Latouche porta avanti da più di quarant'anni, nonostante le legittime critiche mosse sia dai marxisti che dai liberisti. Dal 2003 esiste un movimento, partito dal basso e in maniera spontanea, che declina gli otto verbi di Latouche al tempo presente. Si chiama Transition, cioè transizione, e dall'Inghilterra si è diffuso in tutto il mondo grazie agli scritti di Rob Hopkins. Questi è un economista che, riflettendo sulla teoria del picco di Hubbert e sul problema del riscaldamento globale, ha riscoperto il termine resilienza, mutuandolo dalla permacultura. La resilienza è la capacità di adattarsi ai cambiamenti esterni con flessibilità, una dote tipica dei sistemi naturali, ma completamente aliena alla civiltà occidentale. Hopkins, quindi, propone di costruire comunità libere dalla dipendenza petrolifera, il più autonome possibili dal punto di vista energetico ed alimentare. Riportare tutto ad un piano umano, fuori dalla  finanziarizzazione dell'economia, per riscoprire una vita più libera e felice. Nonostante rimangano alcuni nodi da sciogliere, come quello del controllo sociale, dell'accoglienza e della libertà di movimento, la transizione si è rapidamente sviluppata anche in Italia. Al Vicentino spetta il primato di avere quattro Comuni in transizione, gli unici tra Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Stimolati da piccoli gruppi di persone, via via allargatisi, gli amministratori locali di Arzignano, Monteviale, Santorso e Sovizzo hanno dimostrato sensibilità e lungimiranza offrendo spazi e visibilità alle persone in transizione. Mentre la politica provinciale, regionale e nazionale continua a puntare sulla cementificazione senza fornire soluzioni soddisfacenti al problema dell'inquinamento di aria e acqua, alcuni cittadini provano a stimolare un cambiamento partendo da loro stessi, riflettendo sui veri bisogni e sull'impatto delle loro azioni. Un'assunzione di responsabilità che forse hanno smesso di aspettarsi dai politici, ma che con il loro esempio contagia molte altre persone.


Commenti

Inviato Giovedi 12 Gennaio 2017 alle 20:40

Le banche hanno già pensato alla decrescita e redistribuzione...
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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