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Dal Molin, che fa la Provincia?

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 22 Febbraio 2010 alle 18:10 | 0 commenti

Riceviamo e pubblichiamo

 Emilio FranzinaInterrogazione rivolta dal consigliere del gruppo "Vicenza Libera" Emilio Franzina all'Assessore alle risorse idriche della Provincia di Vicenza Paolo Pellizzari sulla tutela delle falde acquifere minacciate di danno o già danneggiate pericolosamente dai lavori in corso per la costruzione di una nuova base militare americana a Vicenza.


Premesso che il sottoscritto è stato chiamato a far parte di questo Consiglio Provinciale dal voto di circa ventimila vicentini anche - per non dir soprattutto - in forza di un programma che lo impegnava ad opporsi sempre e comunque alla costruzione nei pressi della città di Vicenza di una nuova base militare americana.

Considerato altresì che tale posizione non si alimenta tuttavia con il solo e più che legittimo pregiudizio di fondo ricordato - a cui senz'altro, come suole, c'è da aspettarsi che verrà applicata la stolida etichetta dell'ideologismo aprioristico (antiamericanismo!) - bensì è costretta dalla realtà dei fatti a rafforzarsi e a rendersi esplicita di tempo in tempo attraverso l'individuazione delle circostanze concrete di danno arrecato alla comunità vicentina e al suo territorio da un insediamento imposto dall'alto in spregio costante delle prerogative riconosciute dal buon senso (ma anche delle leggi vigenti) all'autonomia delle popolazioni locali.

Preso atto inoltre di come sia emersa con chiarezza nelle ultime settimane una vicenda di estrema importanza com'è quella della sicurezza ambientale in rapporto al trattamento riservato dai vandalici costruttori, con perforazioni inconsulte e superiori di tre volte il previsto (da loro), alle falde esistenti nel sottosuolo dell'area dell'ex Dal Molin - il che rinnova o meglio conferma lo scempio generale che la nuova base di guerra straniera infliggerà alla città capoluogo e ad altri Comuni del Vicentino (tra cui una strada tangenziale già pensata in funzione e a vantaggio dell'insediamento militare, ma spacciata come "compensativa" rispetto alla violenza e ai guasti subiti) - la questione della tutela ambientale (ed  archeologica) del sito in parola viene a trovarsi, di necessità, al centro delle preoccupazioni di quanti abbiano a cuore il futuro del proprio territorio e rafforza il loro (e nostro) desiderio di conoscere in che modo le autorità di governo locale preposte alla sua difesa si ripromettano di agire.

Verificato poi che un esposto redatto dal coordinamento dei Comitati contrari da sempre alla costruzione della base americana di guerra e fatto proprio  anche da numerosi cittadini  (attraverso le centinaia  di mail inviati alla Provincia di Vicenza già in occasione del cosiddetto "Cammino di pace"  del 1 gennaio scorso) chiede conto anche alla Provincia, competente per la qualità delle acque, dell'azione da essa svolta sin qui in accordo, se in accordo, con le normative nazionali ed europee.

Ricordando che ciò ha riportato all'attenzione dell'opinione pubblica vicentina la gravità del problema e che nell'ultimo Consiglio provinciale con una richiesta di delucidazioni che personalmente ho motivo di giudicare excusatio non petita, il Consigliere Roberto Cattaneo interrogava l'Assessore Pellizzari "sulle modalità di gestione idrica dell'insediamento militare, quali opere e, a quale profondità ed estensione, si intendano realizzare" indicando motu proprio il fabbisogno della caserma in  12- 50  l/ sec. e domandando altresì quali opere sarebbero state necessarie (come  si vogliano cioè realizzare, quale la loro profondità ed estensione ecc.) per la gestione delle acque così da indurre una calibrata risposta dell'Assessore competente impegnatosi tuttavia a interpellare in via ufficiale il commissario di governo, onorevole Paolo Costa, sia il suo nome esecrato nei secoli, non essendo giunta sin qui una risposta, ch'io sappia, da parte del suddetto commissario rispetto alla situazione delle falde e alla gestione delle risorse idriche fondamentali  per Vicenza (e per Padova). 

Si rinnova per intanto la domanda principale onde avere un parere da parte dell'Assessore sulla "normalità" di uno stato di cose che frattanto, da notizie di stampa, risulterebbe compromesso e gravemente alterato non solo in rapporto alle ipotesi di consumo dell'acqua potabile e dei relativi  allacciamenti, bensì pure, ciò che ora più importa, dell'integrità delle falde
 
Rete idrica  e allacciamento sono  una cosa, ma l'utilizzo della risorsa acqua  è tutt' altra (un breve calcolo può aiutarci a capire come potrebbero andare le cose relativamente  all' utilizzo delle risorse:  il consumo, infatti, sarà sicuramente maggiore  poiché le forniture citate, descritte anche nella Vinca, saranno così distribuite:  6  l/ sec. fornitura da via S.Antonino+ 30 l/ sec. da  viale Cricoli+ 1 pozzo già esistente all' interno e altri che si potrebbero aprire. Il  consumo quindi  sarà superiore, a mio avviso,  a quello riportato  dall'Assessore, a cui va aggiunto  un  pozzo interno di cui non viene mai indicata la fornitura: in pratica e in linea con i risultati di ricerche svolte da tecnici più che competenti una grandezza di consumi intorno agli  80 l/sec. pari al consumo equivalente di circa 20.000 persone).
Su tutti questi temi che riguardano  la sicurezza dei cittadini e del territorio ancora si aspettano, risposte precise e controlli rigorosi nonché scientificamente condotti  anche da parte della Provincia,
che ha qualche competenza, a quanto mi risulta, sulle autorizzazioni per le attività produttive e sugli scarichi(fognature) di cui l' AIM vicentina curerebbe  invece solo gli allacciamenti
La recente scoperta nell'area della nuova base di guerra americana di importanti siti archeologici e il ritrovamento di numerosi reperti appartenenti al periodo neolitico (e antecedenti quindi l'età romana) costituisce solo, a corollario di quanto detto, un'ulteriore conferma della delicatezza dell' area destinata ad accogliere la costruzione del mostruoso insediamento militare straniero presso l'ex Dal Molin.
Ma non tanto di questo nella presente interrogazione s'intende ancora chieder conto, bensì di ciò che possa essere fatto da questa Amministrazione per garantire l'effettiva difesa dei diritti dei cittadini riguardo alla salvaguardia dell' ambiente e del territorio (situazioni entrambe disciplinate, lo si ricorda en passant, ma prima di ogni altro rilievo, dall' art. 9 della Costituzione italiana tra i suoi principi fondamentali: a quell'articolo, infatti, si rifanno le leggi in vigore che prevedono la tutela delle zone di particolare interesse ambientale - 431 /85 - e la salvaguardia dei beni di acclarato interesse storico, artistico e archeologico - legge n.1089/39- ) .
Principi e normative europee, riconosciute e sottoscritte dalla legislazione italiana, prevedono inoltre, a propria volta, assieme alla ricordata tutela del patrimonio storico artistico e archeologico, la protezione della salute umana e il miglioramento della sua qualità fondandosi sul concetto di prevenzione del danno e sul principio di precauzione. Nel caso dell' area in parola , per esser più precisi, ci si trova in presenza di zone di natura alquanto delicata, confinanti con due SIC (siti di importanza comunitaria) ed una zona ZPS (zona protezione speciale).
La stessa Regione Veneto, in forza della sua legge n..11/2004, prevede da cinque anni in qua norme senz'altro vincolanti (e recepite integralmente dalla nostra Amministrazione provinciale) per il governo e la salvaguardia del "territorio veneto " definendone gli ambiti in rapporto alla difesa del suolo e alla sicurezza degli insediamenti, con particolare riferimento al rischio idrogeologico e alla salvaguardia delle risorse.
Risulta all'assessore, come consta a noi, che tali norme siano state sin qui in gran parte disattese o applicate in modo parziale?

Nel caso di profonde modificazioni del territorio ma soprattutto in presenza di progetti imponenti come quello in corso di attuazione nell'area ex Dal Molin (800.000 metri cubi!), sarebbe stata prescritta, come sia sa, l' obbligatorietà della VIA, negata invece già in prima istanza dal commissario di governo onorevole Paolo Costa (sia esecrato il suo nome nei secoli) , sulla scorta dell'attribuzione al sito delle caratteristiche dell' opera di difesa nazionale. Essendo chi scrive dell'idea che la difesa nazionale dell'Italia non coincida precisamente con quella degli Stati Uniti, è comprensibile che i quesiti posti e gli altri che seguiranno vengano avanzati nella presente interrogazione a corredo delle domande cruciali poste sin qui all'assessore. Soprattutto però, visto che i lavori della nuova base di guerra stanno intanto proseguendo incuranti dei principi precauzionali sopra richiamati (essendo stato giustificando tutto ciò con il fatto che il procedimento amministrativo sarebbe iniziato prima della data dell' obbligatorietà della VIA, strumento partecipativo per eccellenza a tutela di salute e territorio, che andrebbe associata al progetto mentre è vero, tutt'al contrario che il progetto definitivo fu presentato e approvato dopo quella data (4 gennaio 2008), l'ultima di tali domande suona:
Cosa ha risposto, se ha risposto, il commissario di governo onorevole Paolo Costa (sia esecrato il suo nome nei secoli) ai quesiti postigli dall'Assessorato per le risorse idriche della Provincia nel caso, sin qui smentito dai fatti e dalla sua arrogante pretesa di muoversi, neanche fosse Bertolaso, senza sentire il parere degli amministratori locali, dando finalmente esecuzione al mandato conferitogli dal decreto di nomina presidenziale per "salvaguardare ogni esigenza di carattere urbanistico ed ambientale, nel rispetto delle procedure del caso"?
E' nelle intenzioni dell'Assessore per le risorse idriche, al di là di tale risposta qualora sia stata data, far svolgere un controllo rigoroso della situazione degli impatti ambientali cumulativi ovvero sulle attività di cantiere come su quelle di esercizio e sulla tutela delle falde idriche che si ha ragione, come sopra già esposto, di ritenere già danneggiate e comunque gravemente minacciate?

 

Emilio Franzina Capogruppo di Vicenza Libera


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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