Crisi BPVi, CoVePA: sindaci da capanna dello zio Tom pronti a dire "zi badrone"
Sabato 12 Settembre 2015 alle 23:47 | 0 commenti
Nota di Matilde Cortese, Elvio Gatto, Massimo Follesa portavoce Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa
Oggi 12 settembre 2015 il CoVePA con i suoi portavoce vicentini Matilde Cortese e Massimo Follesa ha partecipato alla iniziativa del M5S a Vicenza in piazza Castello per ricordare la vicenda della Banca Popolare di Vicenza. Siamo vicini a chi chiede tutela per i risparmiatori e che cosa si nasconde dietro ai provvedimenti che hanno negato il diritto di recesso e sospeso il diritto civile per gli azionisti di BPdiVI.Ci siamo affiancati all''iniziativa per cittadini più consapevoli che promuove azioni legali contro le evidenti storture e violazioni del codice civile e penale nella nota vicenda che vede al centro il presidente Zonin, insieme ai volti più noti del mondo bancario e imprenditoriale vicentino.
Il Coordinamento oggi in piazza Castello a Vicenza sottolinea l'assenza dei molti rappresentanti delle categorie economiche, delle forze politiche che compongono le compagini di maggioranza in regione e nel parlamento. Soprattutto vanno chiamati a rispondere del loro indecente silenzio tutti quei sindaci che nel vicentino, a partire da quelli della Valle dell'Agno e di tutta la Pedemontana Veneta, si sono scalmanati contro i profughi o che hanno ingoiato la truffa infrastrutturale della SPV. In proporzione alcune decine di stranieri hanno provocato l'ira di sindaci urlanti, cosa dovrebbero provocare allora i raggiri e i ricatti alle decine di migliaia di azionisti della principale banca vicentina? Perchè questi sindaci tacciono i fatti denunciati negli esposti di Elio Lannutti di Adusbef nel 2008 e Giordano Lain del M5S nel 2015? Perché non sono al fianco dei loro cittadini e con tanto di fascia tricolore non salgono gli scalini della procura vicentina a sollecitare le inchieste bloccate da sette anni?. I toni ultimativi contro i "mori" si sono trasformati nel silenzio sui fatti di BPdiVI dei primi cittadini, ridotti a sindaci da capanna dello zio Tom pronti a dire "zi badrone" a certi poteri sulle infrastrutture, prima la SPV, e che tacciono sulle storie di Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Il CoVePA è convinto che esista un parallelo tra il metodo di Banca Popolare di Vicenza e quello della Pedemontana Veneta, dimostrato dalle modalità dei suoi espropri e del suo sistema di finanziamento bancario. Sono di queste ultime settimane infatti le notizie delle ulteriori garanzie pubbliche all'insostenibile rischio bancario privato, da parte dei fondi pubblici questa volta europei, come chiariscono le note del Sole24Ore e del Gazzettino.it. Si tratta di 1,3mld di € del FEI - Fondo Europeo degli Investimenti a copertura delle attività finanziarie veicolate tramite la BEI. A nostro avviso non sono moneta sonante, ma si tratterebbe di un progetto da chiudere per ottobre, se ne sono capaci(e di ritardi finora SPV ne ha accumulati parecchi), per dare garanzie a copertura dell'operazione JP Morgan . Gli advisor americani sarebbero in caccia di 1.5mld di € in project bond per capitalizzare l'operazione con investimenti obbligazionari adesso garantiti dal Piano Junkerr pare, ma ci potrebbe essere anche un mutuo anche pubblico, visto il contenuto della nuova legge sui progetfinansing di Zaia – L.R. n.15 del 6 agosto 2015 art. 4 c. 4 pubblicata nel Bur n. 77 del 7 agosto 2015. E qui scatta il parallelo con le operazioni bancarie oltre il limite di BPVI e VenetoBanca: le obbligazioni di SPV rischiano di finire nelle pance dei più compromessi istituti bancari, per poi venire smerciati agli ignari correntisti, magari dello stesso territorio pedemontano trevigiano e vicentino. Qualcosa come cornuti e mazziati o peggio roba da “schei e amicissia orba la giustisiaâ€.
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