CorVeneto: "Sec servizi, sindacati in allarme: in vendita la quota di controllo"
Venerdi 21 Ottobre 2016 alle 10:07 | 0 commenti
Sec servizi, sindacati in allarme sull’ipotesi di vendita della società . Nel complicato quadro del futuro di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, si fa largo anche il nodo Sec servizi, la società consortile di Padova con 285 dipendenti, e altri 200 che vi ruotano attorno tra consulenti e società informatiche che vi collaborano, per il 49,8% di Vicenza e il 26% di Montebelluna, che presta i servizi informatici alle spalle delle due ex popolari, storicamente parte preponderante dell’operatività . In questo senso il futuro di Sec servizi è ovviamente legato a filo doppio a quello dei due istituti di riferimento. E la preoccupazione dei sindacati interni, Cgil e Fabi, cresce di fronte allo scenario di una vendita tout court della quota di controllo del consorzio informatico.
Su questo ieri Fisac Cgil ha chiesto in una nota ai vertici, nel giorno in cui si è riunito il cda della società consortile, l’apertura in tempi rapidi di «un tavolo di confronto con i sindacati, per discutere un progetto d’impresa che declini tutte le potenzialità dell’azienda». Il nodo centrale è rappresentato dalle «notizie provenienti dal mercato circa la vendita delle quote di proprietà di Sec Servizi, di cui le organizzazioni sindacali non erano nemmeno state informate».
«Fonti di mercato che riteniamo attendibili ci riportano di un’operazione di vendita in corso delle quote societarie di controllo di Sec servizi – aggiunge senza mezzi termini Marco Parissenti, coordinatore di Fisac Cgil -. Ci risulta che tra i player contattati, per una manifestazione d’interesse, ci siano nomi del calibro di Ibm, Corvallis, Accenture ed Engineering». Secondo altre fonti, i soggetti interessati a Sec sarebbero addirittura undici. Secondo il bilancio 2015 di Popolare di Vicenza, Sec ha chiuso lo scorso anno con 137 milioni di euro di ricavi e 58 mila euro di margine d’interesse, mentre il valore della quota di Bpvi è fissata a 12,8 milioni di euro; la quota di Veneto Banca, sempre desunta dal relativo bilancio 2015, vale 6,7 milioni di euro. E nel 2015 gli sportelli bancari serviti sono stati 1.440, i conti correnti gestiti oltre 2,5 milioni con 28,3 milioni di movimenti mensili, i rapporti di internet banking erano 538 mila, mentre l’attività on line ha raggiunto la media di 52,5 milioni di transazioni giornaliere. «Un’azienda solida da un punto di vista patrimoniale, un’eccellenza operativa, che non ricorre da anni alle banche socie per finanziare i propri investimenti», aggiunge Parissenti. Ma che proprio per questo potrebbe finire nel lotto delle attività non core che si potrebbe decidere di vendere, liberando tra l’altro il socio unico, il Fondo Atlante, da uno degli aspetti operativi di cui tener conto nello scenario della cessione delle due banche. Adesso i sindacati chiedono di scoprire le carte. La richiesta è di riprendere la discussione sul piano industriale, «che -dice Parissenti – aspettiamo da un anno» e sulla conferma del contratto integrativo che scade a fine 2016. Elementi fondamentali anche per avere una cartina di tornasole sulla prospettiva della società . «I lavoratori sono preoccupatissimi, la tensione è molto alta», sostiene Parissenti. I sindacati hanno convocato per il 28 ottobre un’assemblea «per avere un mandato negoziale forte, senza escludere iniziative». E intanto mettono in guardia sull’altro progetto ventilato a Vicenza, quello di un trasferimento entro il perimetro Sec della società Servizi bancari, che con 300 addetti svolge a Vicenza i servizi di back-office. Intanto sul fronte Banca Popolare di Vicenza i sindacati Fabi, First-Cisl, Cgil e Unisin hanno convocato per mercoledì prossimo alle 11 una manifestazione davanti alla sede centrale, di fronte agli annunciati tagli di personale (si teme fino a 1.500). L’obiettivo è ripetere il no ad ogni ipotesi di licenziamento e a una trattativa sugli esuberi che non parta da un piano industriale.
Di Federico Nicoletti, su Corriere del Veneto
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