Corte dei Conti, Giancarlo Galan finisce nel mirino anche per le quote di prestanome
Giovedi 15 Settembre 2016 alle 09:24 | 0 commenti
Vitalizio, assegno di fine mandato, quote societarie ed immobili. «Fino alla concorrenza di 5.808.477,61 euro», come ha stabilito la Corte dei Conti, che ha messo nel mirino l’ex governatore Giancarlo Galan per l’enorme danno d’immagine e per il danno da disservizio legati al suo coinvolgimento nel malaffare del Mose, del Consorzio Venezia Nuova e del gruppo Mantovani. Ma dalla lettera dei provvedimenti giudiziari bisogna passare alla pratica e così la Guardia di Finanza ha passato al setaccio tutti i beni di Galan per aggredirli in vista del processo di merito, che si terrà il prossimo 18 gennaio: solo allora, con la sentenza dei giudici (comunque appellabile a Roma), si potrà sapere a quale somma sarà condannato il presidente del Veneto per 15 anni, ora accusato di aver danneggiato le casse dell’erario.
Nel frattempo, però, il pm contabile Alberto Mingarelli sta cercando di mettere in cascina il più possibile e ha nel mirino non solo le quote societarie «ufficialmente» detenute da Galan, ma anche quelle per le quali aveva un prestanome. Il nome è noto, quel Paolo Venuti che per il suo coinvolgimento nell’indagine fu anche lui arrestato il 4 giugno 2014 con l’accusa di concorso in corruzione proprio di Galan, uscendone con un patteggiamento a due anni. Venuti, tramite la Pvp Srl di cui era socio, aveva infatti acquisito in varie tranche il 7 per cento delle azioni di Adria Infrastrutture, la società del gruppo Mantovani di cui era presidente Corrado Crialese (a processo nell’ultima tranche dell’inchiesta) e amministratore la sua ex segretaria Claudia Minutillo, anche lei arrestata e poi divenuta sua grande accusatrice. Secondo la ricostruzione della procura, quelle azioni erano costate 350 mila euro, ma due terzi le aveva pagate non Pvp, bensì Mantovani, a cui poi furono rivendute. E proprio su questi passaggi si è concentrata l’attenzione delle fiamme gialle e del pm Mingarelli, che ora chiede ai giudici della Corte di revocare la cessione, per poter acquisire quelle quote al maxi-sequestro dei beni di Galan. L’udienza è stata fissata per febbraio. Oggi intanto riprende il processo agli ultimi otto imputati rimasti, tra cui l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, l’ex ministro Altero Matteoli, l’ex europarlamentare Lia Sartori. In mattinata dovrebbe terminare la lunga deposizione di Piergiorgio Baita, ex presidente di Mantovani, che sarà controinterrogato dalle ultime difese prima di eventuali nuove domande dei pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini. Nel pomeriggio dovrebbero essere sentiti due finanzieri.
Di Alberto Zorzi, da Il Corriere del Veneto
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