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"Copo chi entra in casa": anche usurai ed estorsori vari?

Di Citizen Writers Sabato 14 Febbraio 2015 alle 12:18 | 0 commenti

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Di Bruno Cardini
Scarpinando sulle nostre colline si passa talvolta vicino a case che risalgono al 1800. Si noterà la presenza di inferriate nei locali che una volta erano le stalle. Il ferro all'epoca era molto costoso e il fabbro per costruirle ancor di più, eppure tutti costruivano la casa come una piccola fortezza dove alla sera si tiravano i catenacci dall'interno e le famiglie potevano dormire tranquille. La presenza, dopo più di un secolo di sistemi di protezione contro i furti di bestiame rivela che questi dovevano essere frequenti (o almeno molto temuti) e che la fiducia nel sistema generale di sicurezza (carabinieri) era bassa.

La difesa delle proprietà non si limitava alle vacche e alla notte, ma tutti quelli che avevano un fucile da caccia in casa tenevano qualche cartuccia caricata a sale e se qualche ragazzo che andava a rubare le pesche o l'uva tornava a casa con le punture del sale sparato non vi era un genitore che andava a chiedere conto, ma il ragazzo le prendeva tre volte: una perché si era fatto sparare, un'altra perché aveva rovinato le braghe o la camicia che la mamma doveva rammentare, la terza perché era giusto così.
Voglio evidenziare un atteggiamento generale che prevedeva la difesa della proprietà, ma con mezzi commisurati al rischio.
Vi era qualche omicidio, ma in genere dovuto all'ira o al troppo vino bevuto. Queste storie venivano tramandate per almeno due generazioni ed erano a tutti note: da quella del "pì bon dei rossi che gà copà so pare", riferita ad uno coi capelli rossi verso Recoaro, a quella de "quele do roje dele done" che avrebbero spinto alla lite i loro uomini fino all'omicidio con bastone.
La memoria personale, verificata con mia madre novantenne, non riporta un solo episodio di omicidio per difesa della proprietà, nessuno. Eppure di armi ce ne erano tante. Cinque doppiette solo nella famiglia di mia madre; qualche mauser o qualche pistola nel dopoguerra.
Ho fatto questa lunga premessa per ricordare che l'idea del "copo chi entra in casa" assolutamente non esisteva. E' una cosa venuta dopo, recente, insegnata e ingrassata dai maestri dell'odio.
Relativamente all'episodio di Ponte di Nanto mi pongo qualche domanda: ho visto la foto del foro del proiettile sulla portiera della macchina. E' una palla. Non è la rosa dei pallini da caccia, ma una pallottola.
Se non ho visto male allora mi chiedo e vi chiedo: che ci fa una persona con un'arma caricata a palla?
Qui non siamo alle cartucce a sale del contadino, qui qualcuno si era preparato a far male, molto male.
Le cartucce a palla servono per la caccia grossa al cinghiale, vero è che sui vicini Colli Euganei i cinghiali stanno devastando le vigne, ma è improbabile che il benzinaio facesse il bracconiere a tempo perso.
Credo che chiedersi e trovare una risposta sul perché un poveraccio tenesse in casa un fucile caricato a palla sia una cosa che farebbe bene a tutti.
Finora mi sono limitato a confrontare dati certi con comportamenti comuni altrettanto certi. Quelli che avanzo ora sono scenari non provati, ma di cui si parla abbastanza comunemente e che possono avere qualche relazione con la tragedia di Ponte di Nanto.
Esistono situazioni di violenza e attacco alla proprietà che vanno molto oltre la rapina ad una gioielleria. Sto parlando dell'usura e degli esattori che circolano assolutamente impuniti. Sto parlando di episodi di estorsione di cui la gente parla, ma che non trovano un rigo sui mezzi di informazione; sto parlando di episodi di macchine operatrici bruciate di imprese edili di cui per nessuno è mai stato trovato il colpevole, sto parlando di riscossori che si presentano ad imprenditori in credito e che si propongono di recuperare i soldi in cambio di una percentuale del 15%, sto parlando di "vendicatori" disposti, dietro modesta cifra di spezzare le gambe a qualcuno che ti ha fatto un torto. Tutte storie per sentito dire e per le quali non posso ne' presentare denuncia, ne' testimoniare. Ma com'è che io lo vengo a sapere e i Carabinieri no? Anche questa è una domanda da porsi.

Leggi tutti gli articoli su: Nanto, Bruno Cardini, Graziano Stacchio, Ponte di Nanto

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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