Conti pubblici e crisi, manovra in Senato: Lega e Pdl ai ferri corti
Martedi 23 Agosto 2011 alle 22:22 | 0 commenti
Rassegna.it - Il decreto è a Palazzo Madama, ma continua lo scontro interno alla maggioranza sul nodo pensioni e sui tagli agli enti locali. Berlusconi sconfessa Bossi: "Non sono d'accordo con l'amico Umberto", ma il Carroccio tira dritto. Rispunta l'ipotesi Iva
"La Lega detta le condizioni" è il titolo che campeggia oggi in prima pagina su la Padania, il quotidiano del Carroccio. Un titolo che chiarisce benissimo la linea del partito di Umberto Bossi nel giorno in cui la manovra bis arriva in Senato: nessun cedimento, nessuna apertura alle pressanti richieste del Pdl, in particolare sul nodo pensioni.
Semmai al contrario un irrigidimento della posizione del partito padano che rende ancora più complesso il destino del decreto all'esame del Senato e quindi il destino della stessa maggioranza di governo.
A scuotere ancora di più l'esecutivo, ieri sera, una quasi inedita presa di distanze di Silvio Berlusconi nei confronti dell'amico Umberto'. Un comunicato di Palazzo Chigi mette nero su bianco i distinguo del Cavaliere su alcune dichiarazioni del ministro delle Riforme a proposito dell'unità d'Italia e presunte tentazioni separatiste. "Mi spiace, questa volta, di non essere d'accordo con il mio amico Umberto Bossi. Sono profondamente convinto che l'Italia c'è e ci sarà sempre". Parole che uomini vicini al premier, a caldo, invitano a leggere come una risposta - su un terreno neutro e meno legato all'attualità - al pressing leghista in atto sulla manovra e più in generale sul presidente del Consiglio.
Ma sul nodo cruciale delle pensioni lo stop della Lega è brusco e senza appello e a questo si aggiunge la pressante richiesta di una riduzione dei tagli agli enti locali. Calderoli parla di "correttivi" e sottolinea "l'assoluta necessità di un ridimensionamento dell'intervento sulle autonomie locali" e di una "proposta incisiva ed equa per sconfiggere la grande evasione fiscale".
"Baste con le follie della Lega, di ricatti il governo può anche morire", avverte allora il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, assurto ormai da tempo (dalla partita sui ministeri al nord) al ruolo di anti leghista per eccellenza. Per il sindaco capitolino a questo punto "chi paragona il ruolo del Carroccio con quello di Rifondazione con Prodi inizia ad avere ragione. Sulle impuntature della Lega e di Tremonti l'esecutivo rischia la paralisi".
Intanto, sul fronte dell'opposizione il Pd si prepara a presentare oggi le sue controproposte per una manovra alternativa a quella delineata (seppure ancora con molte parti in sospeso) dalla maggioranza. "Non ci possono raccontare che non si può far pagare chi non ha mai pagato, su questo ci impuntiamo su tutti e due i piedi", afferma il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Ecco dunque "la nostra proposta che si articola in pochi punti. Primo: una terapia choc contro l'evasione" con "sette o otto grimaldell. Secondo, una imposta sui patrimoni immobiliari rilevanti. Terzo: un ridimensionamento drastico di pubblica amministrazione, istituzioni e costi della politica. Quarto: un contributo di solidarietà che finalmente gravi non sui tassati ma sui condonati. A questo aggiungiamo liberalizzazioni, dismissioni ragionevoli del patrimonio pubblico, e un po' di politica industriale e di sostegno all'economia".
Quanto alle pensioni "se dopo tutto quello che ho elencato si vuol parlare di evoluzione del sistema pensionistico a favore dei giovani si ricordi che noi siamo i primi ad aver fatto la riforma". Bersani si dice favorevole all'individuazione "di una fascia di anni nella quale ci sia flessibilità di uscita in ragione di meccanismi di convenienza", ma non per colmare "il buco degli enti locali".
Ma se il Pd apre ad un possibile intervento sulle pensioni, nel Pdl c'è chi spinge invece per riportare in auge un'altra soluzione già ipotizzata in passato e ben vista dallo stesso Berlusconi: l'aumento dell'Iva. L'ipotesi secondo il Tg1 sarebbe in pole position tra le modifiche che potrebbero arrivare alla manovra di ferragosto e andrebbe a sostituire il contributo Irpef da parte dei redditi più alti, la cosiddetta tassa di solidarietà . E' evidente che la differenza fra i due provvedimenti è notevole: il primo (aumento dell'Iva) andrebbe infatti a colpire indistintamente tutti i consumatori, mentre il secondo interesserebbe solo le fasce di reddito sopra i 90mila euro.
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