Quotidiano | Categorie: Storia, Economia&Aziende

Concordato preventivo della BPVi: le analogie del 1913 su "Vicenza. La città sbancata"

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 19 Novembre 2016 alle 00:24 | 0 commenti

ArticleImage

Da pagina 329 in poi di "Vicenza. La città sbancata", il nostro libro giunto alla sua seconda edizione e che raccoglie gli articoli verità pubblicati solo su VicenzaPiu.com fin dal 13 agosto 2010 per allertare i lettori sul disastro della Banca Popoalre di Vicenza che si profilava già allora, sintetiziamo nell'appendice la storia dei 150 anni della BPVi che cadevano proprio in questo 2016. L'appendice arricchita da una serie di cartoline soriche del collezionista vicentino Antonio Rossato, che ce ne ha concesso la pubblicazione (in copertina una vecchia assembela dei soci, ndr), è tratta, oltre che dai documenti dell'Istituto e dalla cronaca sui quotidiani, dalla "Storia della Banca Popolare di Vicentina" di Gabriele De Rosa edito da Laterza nel 1996, l'anno in cui Gianni Zonin ne diventava presidente dopo 16 anni di permanenza nel Cda e si presentava ai soci con una prefazione al testo dato in omaggio ai soci.

Come è andata a finire la serie di roboanti promesse che faceva l'allora neo presidente ora lo sappiamo ma forse in pochi sanno che vari vizietti della fu Popolare (tra cui quello di obbligare ad acquistare azioni per avere un mutuo) avevano trovato sogo già in passsato.

E pochissimi sanno che la Banca Popolare di Vicenza subì varie crisi tra cui quella che sfociò nel concordato preventivo del 1913 con annessa ricapitalizzazione lacrime e sangue, da cui, però, la banca di aloora uscì mentre quella di oggi...

Leggete quì alcuni passaggi su quel concordato di allora e scoprirete varie somiglianze con i comportamenti odierni della BPVi, dalle sue espansioni a go go alla cattiva organizzazione, dalla trasparenza verso i soci di cui già allora (non) beneficiavano i soci fino all'incapacità dei dirigenti di allora.

Tanto che dopo un pur lungo periodo successivo alla prima, grande crisi si rilevava ancora "la mancanza di una mente direttiva capace di definire e comunicare un indirizzo chiaro e deciso per l'attuazione rapida e diffusa di moderni e più razionali sistemi di gestione bancaria".

Oggi c'è?

 

Dal 1893 al 1913 l'espansione della Banca Popolare di Vicenza fu come la quiete prima della
Tempesta. Il 16 febbraio 1913, durante l'assemblea annuale, il presidente Guido Piovene rilevò che nel 1912 la situazione economica era aggravata dalle difficoltà economiche causate dalla guerra in Libia che toglieva liquidità al sistema e dalle tensioni dell'area balcanica, tutti fattori che pesavano sulla situazione economico - finanziaria non solo italiana ma anche locale. Nonostante queste concause erano, però i fallimenti dei due istituti locali a non poter essere sottovalutati per gli effetti negativi sull'Istituto vicentino che porteranno ad un anno di crisi della Banca Popolare, fatto non annunciato durante nell'assemblea del 16 febbraio 1913. I soci della banca erano all'oscuro di tutto tanto che il 18 giugno venne convocata un'assemblea straordinaria dei soci per definire una richiesta di concordato preventivo, visti i gravi problemi economici riscontrati durante l'anno. Per capire come si arrivò a questa drastica decisione bisogna fare qualche passo indietro.
Il 1° aprile 1913 per far fronte al fallimento della banca Mutua Popolare di Schio e alle immobilizzazioni della Scledense, la linea presa dal direttore fu quella di far rientrare alcune esposizioni per meglio fronteggiare la situazione. Il 6-7 aprile sul Giornale di Vicenza apparve un breve trafiletto in seconda pagina "Il comm. Emiliani dimissionario da direttore della Popolare. Sappiamo che il comm. Aristide Emiliani ha, giorni or, sono, rassegnate le dimissioni da direttore della Banca Popolare"
L'articolo seppur breve era un'avvisaglia dei timori che qualcosa non tornasse. All'interno della banca popolare si parlava in gran segreto, infatti, di concordato preventivo, ma l'atto formale dell'istituto venne preceduto da tutti i quotidiani locali che annunciarono il 31 maggio la decisione presa della Popolare e della banca scledense come prova evidente dei dissesti bancari degli istituti. Nel mese di maggio la continua fuga di notizie fece precipitare la situazione: riunioni degli amministratori si susseguirono a ritmo frenetico nel tentativo di fronteggiare il ritiro dei depositi che raggiunse ritmi insostenibili: i depositi a fine mese ammontavano a 1.500.638,57 lire contro 2.853.498,39 lire di prelievi. Mentre il 3 maggio 1913 gli impiegati domandavano insistentemente quando il direttore avrebbe lasciato la banca, lui nello stesso momento si trovava a Roma per trattare con la Banca d'Italia un intervento a sostegno di 750.000 lire scontando titoli delle Tramvie vicentine come garanzia.
Nello stesso giorno il Consiglio d'amministrazione decise di liquidare l'esposizione di Fornaci venete riunite esigendo il rientro di 400.000 lire. La situazione precipitò e i risparmiatori colti dalla paura prelevarono solo in quel giorno una somma pari a 184.550,47 lire contro 59.497,81 lire di depositi. Il 22 maggio Licinio Muziani, uno dei sindaci eletti nel 1912, rassegnava le dimissioni polemizzando con Guido Piovene e lamentandosi di come le nuove cifre di bilancio fossero state ricopiate di nascosto da un impiegato e poi divenute di dominio pubblico.
In quello stesso giorno una ispezione da parte della Banca d'Italia annullò lo sconto di portafoglio per le Tramvie Vicentine presentato il 3 maggio precedente. Il 28 maggio si tentava l'ultimo tentativo per convincere la Banca d'Italia ad accordare attuare lo sconto e anche il prefetto tentava di entrare in contatto con l'istituto centrale.
Il risultato, però, fu tutt'altro che positivo e il 31 maggio gli amministratori furono costretti a chiedere il concordato preventivo che avrebbe avuto esiti negativi anche su molti altri istituti bancari nel corso degli anni '20.
La stampa, dopo la notizia del 31 maggio, continuò ad occuparsi della questione della Banca popolare di Vicenza dedicando ampio spazio alle sue vicende per tutto il mese di giugno 1913 anche se i tre quotidiani di Vicenza, "Il Giornale di Vicenza", "Il Berico" e "Provincia", ne davano notizia da angolature diverse.
A scatenare le polemiche da parte della carta stampata furono, comunque, due fattori: il primo riguardava la responsabilità degli amministratori mentre il secondo l'affidamento della Banca Popolare di Vicenza all'avvocato Riccardo Dalle Mole (allora sindaco di Vicenza) e della Banca Scledense all'onorevole Antonio Teso.
Il 18 giugno 1913 il nuovo direttivo convocò gli azionisti per approvare il concordato preventivo e nell'assemblea del 22 giugno 1913 fu deciso un aumento di capitale sociale di 600.000 lire per la ricostituzione dell'istituto.
...
Nel Vicentino si assistette tra il 1925 e il 1929 ad altri eventi di crisi: scomparirono cinque casse rurali e la cassa di Risparmio di Vicenza. Quest'ultima si fuse con la Cassa di Risparmio di Verona diventando la Cassa di risparmio di Verona e Vicenza.
Le successive ispezioni effettuate da Banca d'Italia verso l'organizzazione della Popolare, visto il progressivo aumento dei mezzi amministrati, evidenziarono giudizi non positivi da parte degli ispettori nel 1937, 1940 e 1943.
Vennero rilevati numerosi casi di inadeguatezza organizzativa e di scarsa capacità dei dirigenti e Tommaso Margiotti, uno degli ispettori, definì la struttura troppo rachitica e difettosa, denunciando la mancanza di una mente direttiva capace di definire e comunicare un indirizzo chiaro e deciso per l'attuazione rapida e diffusa di moderni e più razionali sistemi di gestione bancaria.
....


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network