Concia e corruzione, tra rassegnazione e impunità
Sabato 20 Febbraio 2010 alle 12:19 | 0 commenti
Articolo pubblicato sul numero 183 di VicenzaPiù, in edicola a 1 euro e disponibile da domani nei punti di distribuzione in cittÃ
L'inchiesta della Guardia di Finanza nel settore della concia è impressionante fin dai numeri: 128 le imprese coinvolte, 21 il numero degli imprenditori destinatari di provvedimenti restrittivi e 178 il numero complessivo degli indagati. Finora la Gdf ha accertato movimenti di denaro contante verso gli istituti di credito e società fiduciarie di San Marino per oltre 17,3 milioni di euro. Oltre 1 miliardo di euro l'imponibile sottratto all'erario, con un'evasione solo ai fini Iva di circa 245 milioni di euro.
Indignazione scomparsa...
Sono numeri davvero notevoli. Eppure nonostante le dimensioni della vicenda, non ho percepito significativi moti di indignazione o di sdegno. Sembra quasi che tutto quanto possa scivolare nel dimenticatoio della rassegnazione. Ed è proprio la rassegnazione una delle maggiori nemiche della speranza di poter sconfiggere la corruzione. In un Paese rassegnato, trova la strada spianata chi vuol far passare leggi dannose per i più e favorevoli per pochi. Poi ci sono quelli che sentenziano pubblicamente che l'evasione fiscale e la corruzione sono una cosa normale in un generale clima di magna-magna. Anzi meritano comprensione: al Sud Italia non rubano forse ugualmente se non di più? Ma non ho neppure sentito voci di intellettuali o della cultura indignarsi più di tanto per lo scandalo arzignanese.
Il Procuratore presso la Corte dei Conti ha fatto sapere che le denunce dei reati di corruzione sono aumentate nel 2009 del 229 per cento. Ma questi sono solo i reati denunciati: quanti sono i reati consumati e sui quali corrotto e corruttore l'hanno fatta franca? Sicuramente tanti perché oggi rubare denaro pubblico è facile. Molti analisti sottolineano che lo sperpero di denaro pubblico è una causa di impoverimento di tutta la collettività . Mentre si chiedono sacrifici e si tagliano anche spese essenziali della pubblica amministrazione, mentre si negano sostegni alle imprese e alle famiglie in difficoltà , si lascia, invece, che una minoranza di delinquenti possa arricchirsi rubando il denaro della collettività .
... e riforme inutili
Angelino Alfano dice che occorre accelerare la riforma della giustizia. Che c'entra? In che senso? I reati sono già previsti dal codice penale. Cosa occorre riformare? Più sincero è il suo capo: occorre ridimensionare le intercettazioni, va dicendo. Allora, lo si dica chiaramente: riformare la giustizia vuol dire impedire che i magistrati compiano il loro dovere.
Tornando al caso arzignanese, è pure sconcertante il silenzio dei politici. Pronti a cavalcare il consenso quando un extracomunitario commette un delitto, di fronte ai gravissimi capi di accusa nei confronti dei conciari, i politici perdono la lingua.
Eppure negli ultimi 20 anni la corruzione, le concussioni, le associazioni a delinquere sono aumentate. Nessun governo degli ultimi 20 anni ha varato una legge volta a contrastare il fenomeno della corruzione e dell'evasione fiscale: depenalizzato l'abuso d'ufficio, le false fatture e il falso in bilancio. E poi condoni: Tremonti uno, Tremonti bis, scudo fiscale. Riduzione della prescrizione dei reati. A proposito, grazie al 5 per cento sono rientrati 85 miliardi di euro. Allegria! Ma il cinque per cento è la minima parte di ben 1.700 miliardi di euro evasi. Una cifra colossale!
Controllare il denaro
Il guaio è proprio questo: non c'è la volontà politica di risolvere i problemi della criminalità economica. Come dimostra lo scandalo della Protezione civile, la soluzione non è riformare la giustizia, ma controllare il denaro pubblico fin dall'origine, senza aspettare che i magistrati scoprano i ladri. Irresponsabilmente la politica da un lato cerca di eliminare ogni controllo all'uso del denaro pubblico (basti pensare all'introduzione dei Grandi Eventi, ossia appalti colossali), e dall'altro lato si cerca di impedire che i ladri possano essere scoperti (restrizioni alle intercettazioni, processo breve). Intanto, quel Bettino Craxi che all'uscita del suo hotel veniva fatto oggetto del lancio di monetine, oggi viene celebrato come un eroe.
Francesco Di BartoloÂ
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