Ciambetti: «Bossi rilancia Lega con Dal Lago ai vertici. Chi è Filippi? L'amico di Calearo?»
Giovedi 5 Aprile 2012 alle 20:50 | 0 commenti
«Il primo segnale che giunge dalla Lega Nord è di una forza straordinaria: Bossi non ha atteso mesi, non ha frapposto ostacoli, non si è trincerato ma ha dato le dimissioni con un gesto che è prima di tutto d'affetto e di convincente responsabilità verso il movimento leghista verso i cittadini che hanno guardato alla Lega come a una forza trasparente. Una vera lezione di etica politica in un mondo che sembrava aver perso ogni valore. La sua forza ci rilancia". Questo ci dichiara subito Roberto Ciambetti, assessore regionale veneto al Bilancio e molto vicino a Manuela Dal Lago.
L'ex presidente della provincia nel post Bossi assume un peso di rilievo affiancando Roberto Maroni e l'altro Roberto, Calderoli, nel triumvirato che da oggi gestisce il partito del senatùr coinvolto nella mala gestio imputata al tesoriere Belsito, da oggi sostituito da un altro leghista vicentino di lungo corso, Stefano Stefani, che arriva a quel ruolo preceduto, però, da una non limpida esperienza come dominus della fallita banca padana, la Credieuronord.
Sui nuovi vertici di Via Bellerio dopo il terremoto Belsito Ciambetti si esprime, poi, così: «L'incarico affidato a Maroni, Calderoli e Manuela Dal Lago è un altro segnale importante teso a rassicurare e tranquillizzare i militanti in questi giorni di battaglia politica intensa: da una parte gli appuntamenti elettorali della tornata primaverile, che non devono essere inquinati da tensioni esterne, dall'altra l'ancor più pressante e impegnativo sforzo in Parlamento per difendere le famiglie del Nord e il mondo del lavoro che vedono il durissimo attacco del governo allo stato sociale mentre ormai è chiaro che i sacrifici imposti con la manovra Monti non stanno dando i frutti sperati, né il premier ottiene consensi presso i paesi emergenti come si è ben visto nell'ultimo viaggio in Asia».
L'assessore leghista appare convinto della sua lettura positiva del passo del fondatore della Lega che pure è attaccato dai più al grido, non confortante per l'Italia, che è tutta la politica ad essere marcia: «Voglio dire che il gesto di Bossi e la scelta del Consiglio federale rimettono al centro della discussione l'analisi politica, che forse qualcuno sperava di far passare in secondo piano appunto sollevando polveroni o sfruttando l'ondata di indignazione che di norma ogni voce, più o meno controllata, più o meno fondata, relativa a presunta corruzione politica suscita nell'opinione pubblica. Ora il quadro è più chiaro e personalmente sono orgoglioso di militare in una forza politica capace di queste scelte».
Scelte che, nella loro drammaticità per i duri e puri del Carroccio, proiettano verso una nuova responsabilità e visibilità il suo principale referente politico, Manuela Dal Lago, che fu presidente della provincia di Vicenza con lui assessore provinciale: «Da vicentino provo una certa emozione, sincera, nel vedere Manuela Dal Lago alla guida della Lega in questo momento: chi ha lavorato con lei, nella Pubblica amministrazione come nel movimento, sa che è la persona giusta per serietà , impegno e dedizione. Una garanzia, in altre parole: per lei parla la sua storia personale ed oggi è importantissimo vedere ai vertici della politica una persona, una donna, che, se ha fatto carriera, lo deve innanzitutto a sé stessa, alle sue capacità di stare in mezzo alla gente, al suo lavoro. Suo padre fu un grande avvocato, uomo di cultura liberale, persona che credeva nella coerenza, nel diritto e nella Giustizia: lei ha preso tutto dal padre e forse ci ha anche messo qualcosa di più. Pretende molto? Come capita a tanti insegnanti di vecchia scuola forse sembra pretendere molto, un molto che è sempre molto poco rispetto a quello che la Dal Lago dà ».
Non si impiega molto a supporre che lo "scandalo" leghista potrebbe scombussolare anche gli equilibri cittadini di cui l'ex presidente della provincia fu protagonista fino a quando come candidato del centro destra anti Variati fu scelta la poi "perdente" Lia Sartori proprio quando tutti pronosticavano una facile vittoria della Dal Lago addirittura al primo turno. Questo lo si può intuire anche dal "detto, non detto" con cui l'assessore regionale risponde alle sollecitazioni, ad esempio, sulla posizione di Alberto Filippi, oggi gongolante sulla stampa per lo scivolone bossiano e per l'autostrada secondo lui spalancata ai maroniani, Tosi in testa, e, localmente, ai suoi seguaci in funzione pro Variati. E soprattutto da come Ciambetti, un altro Roberto, alla domanda sul senatore berico risponda con un'altra domanda «chi? L'amico di Calearo?».
Che chissà se aveva messo in conto nelle sue, affrettate, dichiarazioni anti bossiane che, proprio per la sua debolezza attuale, l'ex leader massimo non può essere affossato dai suoi avversari interni se non vogliono sparire insieme a lui.
Come dimostrano le nomine di Calderoli, Dal Lago e Stefani.
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