Caro Bepi De Marzi, sulla Lega sbaglia
Lunedi 19 Aprile 2010 alle 20:02 | 0 commenti
Caro Maestro,
le azzardo una critica. Lo faccio a partire dal suo "inno" che prende spunto dalle sciagurate Olimpiadi venete per irridere il leghismo trionfante. Spero non me ne voglia, perché ho la più grande stima per la sua pungente vis polemica, la sua ironia, il suo tagliente parlar chiaro.
La tesi che mi pare lei porti avanti da tempo è che la Lega equivalga ad un nuovo fascismo. Lo ha detto e ripetuto in tutte le salse, in questi anni. E' l'opinione che va per la maggiore fra chi si dice di sinistra.
La sinistra italiana è abituata, con un tic psicologico che deriva dalla demonizzazione comunista per tutto ciò che non era ortodosso alla linea del comunismo ufficiale, a liquidare qualsiasi nemico attribuendogli l'infamante etichetta di "fascista" (fin dagli anni '30 del secolo scorso, quando i socialisti di fede democratica venivano bollati dalla Terza Internazionale come "social-fascisti"). Fascisti erano i democristiani, fascisti gli americani, fascisti erano i borghesi della "maggioranza silenziosa", fascista era Montanelli, fascista era Agnelli, e fascista era persino Craxi. Fascista oggi è Berlusconi, questo brianzolo aziendalista e ammiratore dell'America peggiore. Un modo volgare e, scusi l'espressione, di bassa lega per privare di ogni dignità politica l'avversario, marchiandolo con lo stigma del male assoluto (perché, irrazionalmente, fideisticamente, stupidamente così era considerato un fenomeno storico, il regime mussoliniano, che caratterizzò l'Italia per vent'anni).
Questa equazione fra Carroccio e Fascio, secondo me, non sta in piedi. E non parlo del piano storico. No, con lei voglio affrontare il luogo comune secondo cui quella leghista sarebbe nella sua essenza una mentalità fascista. Dice: il seguace di Bossi è razzista. Non esattamente. E' egoista, il che è diverso. Il leghista medio pensa che prima di tutto venga il suo interesse, personale e territoriale. Di qui l'attesa messianica per il federalismo fiscale, nocciolo duro e autentico della riforma federale dello Stato. Traduzione: i nostri soldi restano qui e li gestiamo noi.
L'egoismo (che fra poco chiarirò essere una qualifica di per sé nient'affatto negativa) si traduce poi nella difesa della comunità dalla sempre più massiccia presenza degli immigrati. Perché, è chiaro, se il leghista medio ha in mente soltanto di condurre in pace la propria vita facendo la spola fra la casa e il lavoro - in genere un'attività autonoma (o aspirante tale) - tutto ciò che ne disturba la tranquillità e la sicurezza viene percepito come una minaccia. Non conta tanto se questa sia reale o meno, l'importante è la percezione. L'immigrato diventa così il classico capro espiatorio di un processo che nelle sue origini e nella sua sostanza è prettamente economico e finanziario: la globalizzazione che sposta intere masse da un continente all'altro. Il "razzismo" leghista non è quindi ideologico, tanto meno biologico-razziale (nazismo). E' di pancia, e difatti se un padano ha come vicino di casa, che so, un africano cortese, integrato, "italianizzato", del colore della pelle se ne frega e il rapporto con lui sarà di buon vicinato, senza alcun problema. E' il sentimento d'angoscia, la paura di perdere il livello di benessere raggiunto la molla che scatta nell'animo del leghista medio, e che poi genera la diffidenza e i pregiudizi per il "diverso".
Ora, la causa di tutto, dicevamo, è la globalizzazione. E la riscoperta del locale è la reazione, sacrosanta, all'appiattimento del globo sul modello unico del libero mercato, che esporta ovunque il miraggio dell'Occidente e produce le migrazioni umane. Io lo chiamo - e qui so che incorrerò negli anatemi di sinistrorsi, cattolici e anche di certa destra liberista - il "sacro particulare". Insomma, santoddio, non ci sto ad accettare come realtà imposta e "naturale" una scelta, fatta dai potentati sovranazionali delle grandi aziende, delle banche, dell'Fmi, del Wto, di Wall Street e della City londinese, di distruggere scientificamente le diversità storiche, culturali, politiche e sociali fra i popoli per farne un deserto dominato da stili di vita artificiali e industriali (il cosiddetto "McWorld"). L'immigrazione è la diretta conseguenza di questa scelta mostruosa e anti-umana. E infatti non è l'integrazione che dovremmo rincorrere, ma la rivolta contro di essa e il ritorno alla particolarità , alla specificità , all'unicità . Coltivare il culto della differenza contro quello dell'uguaglianza (quanti delitti in suo nome!). Come vede, il sottoscritto è molto più radicale dei leghisti, che invece vorrebbero, stoltamente, degli immigrati-automi, zitti e buoni che diventino in tutto e per tutto come noi. Invece bisogna rispettare come sacra la cultura di ogni popolo, e combattere per l'idea che ciascuno viva secondo i propri costumi e le proprie credenze. Questo mio è anti-razzismo per eccellenza.
Lei potrebbe ribattermi che la Lega ha atteggiamenti, toni e pose fascistoidi, e reclama e attua provvedimenti di sapore schiettamente razzista. In realtà , al netto delle battute e delle sparate, nel concreto la Lega vuole solo più rigidità e severità contro i clandestini: tutto qui. Opinabile finchè si vuole (e difatti, personalmente, la trovo un'ossessione che svia dalla questione vera: perché vengono qui, quei poveracci ammaliati dal nostro finto Eden), ma non certo una posizione malvagia, aguzzinesca, diabolica. Non vedo neppure di lontano qualcosa che assomigli alle leggi razziali di triste memoria. La Lega è solo la guardia bianca di un Nord grasso ma insicuro per gli effetti del mondo global e, negli ultimi anni, della crisi economica (a sua volta prodotta dall'inestricabile intreccio di rapporti finanziari su cui si reggono le economie del pianeta). Il fascismo era no-global per mistica nazionalista, e nella sua evoluzione totalitaria abbracciò l'antisemitismo di marca hitleriana perseguitando gli ebrei e praticando una feroce politica segregazionista in Etiopia e nelle colonie. Mi pare che ce ne corra, per dare del fascista ad una sindaco di Montecchio che fa semplicemente applicare la norma in una mensa scolastica, giusto per stare alle ultime di cronaca locale.
In fondo, penso che lei, caro De Marzi, com'è anche logico che sia, usi concetti buoni per il secolo scorso ma non per l'oggi. E' ancora avvinghiato alle vecchie contrapposizioni, col fascismo come eterno bau-bau e declinabile a piacimento ogni qual volta una forza politica faccia valere le legittime ragioni della diversità . Che poi tale "diversità " faccia il gioco di un sistema sociale, il nostro, in cui conta solo il dio quattrino, il mercato, gli schei (ecco il vero fascismo odierno!), e che di questo anti-valore anche i leghisti siano succubi e crociati (anche quando, magari in buona fede, si credono idealisti), su questo posso essere e sono d'accordo con lei. Ma per favore, piantiamola di falsare la realtà condannandoci così a non affrontarla veramente mai, e di conseguenza non riuscendo mai a cambiarla in meglio sul serio. Ai leghisti va rimproverato non tanto la fissa per gli immigrati, quanto piuttosto la cecità nel non mettere in discussione il modello di sviluppo turbo-capitalista, globalista, consumista, che impone mega-eventi come le Olimpiadi per far girare a vuoto l'economia e intanto fare strame dell'ambiente, della vivibilità e dei bilanci pubblici. Una responsabilità che va addossata a tutti: destra, sinistra e centro. Considerare i leghisti dei rozzi cafoni che sotto la camicia verde indossano quella nera aiuta solo a far rimanere le cose come stanno. E né a me né, presumo, a lei piacciono come stanno.
PS: che lei si sia trasferito da Arzignano a Vicenza perché il sindaco della sua ex città è ora un leghista, non me ne può fregare di meno. Ognuno vive dove gli pare e per i motivi che più gli aggradano.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.