Camilla Ravera morì il 14 aprile 1988: ha fatto la storia del nostro paese
Sabato 14 Aprile 2012 alle 00:11 | 0 commenti
Giorgio Langella, Segretario provinciale PdCI FdS - Ogni tanto prendo tra le mani una fotografia e la guardo attentamente. È un'immagine che ritrae Enrico Berlinguer mentre rivolge uno sguardo affettuoso e un sorriso dolce a una piccola signora molto anziana. Quella signora, così fragile e carica di anni, è Camilla Ravera.
Una donna straordinaria che ha fatto la storia del nostro paese.
Camilla Ravera nacque ad Acqui Terme il 16 giugno del 1889. Si iscrisse al Partito Socialista e, poi, fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia. Dopo l'arresto di Antonio Gramsci dal 1927 al 1930 fu segretaria generale del PcdI.
Nel 1930 venne arrestata e condannata dal tribunale fascista a 15 anni e mezzo di detenzione passati tra carcere e confino tra Ponza e Ventotene. Qui, nel 1939, venne espulsa, assieme a Terracini, dal dal direttivo del collettivo di Ventotene per aver criticato il patto Ribbentrop-Molotov. Ottenuta la libertà , dopo l'8 settembre 1943, continuò a lottare e organizzare la resistenza al nazifascismo. Dopo la Liberazione Togliatti, che definì l'espulsione di Ventotene "una sciocchezza", la richiamò alla direzione del Partito Comunista Italiano. Camilla Ravera fu eletta in Parlamento nel 1948. Nel 1958 decise di non ripresentarsi alle elezioni per dedicarsi soprattutto al Partito. Nel 1982, fu nominata senatrice a vita dal Presidente Sandro Pertini. Una vita intensa dedicata a organizzare il movimento dei lavoratori, delle donne, dei giovani. Una vita ben spesa per cancellare sfruttamento e soprusi.
Nel 1980, durante lo storico sciopero dei lavoratori della Fiat, davanti ai cancelli della fabbrica torinese Camilla Ravera tenne un comizio seguito da migliaia di lavoratori. In quell'occasione (come riporta il bel libro di Nora Villa "La piccola grande signora del PCI. Camilla Ravera: rivoluzionaria di professione") volle ripetere ai lavoratori l'insegnamento di Gramsci "non perdete mai il contatto con la realtà della storia". Camilla Ravera ricorda che le avevano preparato un palco molto alto e che c'era un mare di operai. Spiegò le ragioni per le quali la Fiat era entrata in una fase di diminuzione della produzione, a causa della crisi del petrolio. Ma disse che era un errore di licenziare. Non solo un'ingiustizia, un errore! Per lei era necessario "dirottare la produzione verso altri tipi di trasporto, dall'automobile individuale ai trasporti sociali". A 91 anni Camilla Ravera ci dà una lezione, l'ennesima. La riconversione (verso un prodotti di uso collettivo) prospettata da quella fragile signora carica d'anni e d'esperienza ha una lungimiranza che i i "nostri" industriali non hanno quasi mai avuto. Non solo, con quelle parole Camilla Ravera ci dice i lavoratori possono e devono raggiungere una coscienza di produttori e diventare protagonisti del cambiamento della società . Assumere il ruolo di direzione di quella trasformazione sociale per la quale lei aveva combattuto tutta una vita.
Camilla Ravera morì il 14 aprile 1988.
Quella fotografia è il riassunto di una grande storia. La storia di donne e uomini che hanno dedicato la propria vita per cambiare lo stato di cose presenti. Politici onesti, integerrimi e morali. Persone totalmente diverse da quelle figure mediocri e arroganti che oggi si aggirano nelle aule parlamentari e che "fanno politica" solo per tornaconto personale, per favorire qualche comitato d'affari o per compiacere qualche potere forte. Personaggi infimi che dovrebbero essere spazzati via.
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