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Burgo: il tavolo istituzionale non vuole essere di carta

Di Sara Girombelli Sabato 13 Dicembre 2014 alle 00:05 | 0 commenti

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Oggi, 12 dicembre, si è tenuto un tavolo istituzionale per affrontare il problema della crisi cartaria e nello specifico la crisi dell'azienda Burgo, fortemente presente sul suolo vicentino. Ad aprire la conferenza è Daniela Sbrollini, deputata del Partito Democratico, che, al di là dell'assenza dell'annunciato presidente delle provincia, Achille Variati, ci tiene a rimarcare la nutrita presenza di sindacati e di figure istituzionali (alcune delle quali, per la verità, anche loro sostituite per "sopravvenuti impegni", dai loro assistenti parlamentari).

A rappresentare Camera e Senato c'erano, rispettivamente, Federico Ginato (PD) ed Erika Stefani (Lega Nord). Sono presenti anche gli amministratori degli stabilimenti che sono coinvolti dalla crisi della Burgo, c'è il funzionario Enzo Iodice per la provincia, i sindaci di Lugo, Sarego, il vicesindaco di Altavilla Vicentina e i segretari dei principali sindacati.
"Si tratta di un tavolo provinciale voluto da noi parlamentari - dice la Sbrollini a fine incontro - e sarà il punto di partenza per andare a interloquire con chi oggi non è qui, ovvero i vertici dell'azienda e la regione (fortemente coinvolta). Ci stiamo muovendo anche a livello nazionale. La nostra intenzione è di coinvolgere tutti i colleghi che fanno riferimento a tutti gli stabilimenti sul territorio italiano dato che si parla di più di tremila lavoratori".
I ministeri coinvolti nei prossimi incontri saranno, riferisce l'On. Sbrollini, quello dello sviluppo economico e quello del lavoro, cui fanno riferimento due sottosegretari, Pierpaolo Baretta ed Enrico Zanetti, provenienti proprio dal territorio veneto.
"Purtroppo - continua l'On. Sbrollini - il Vicentino soffre più di altre province questa crisi, poiché nella zona sono presenti quattro stabilimenti, con 400 posti di lavoro a rischio. Siamo fortemente preoccupati da ciò che abbiamo letto, da quello che ognuno attraverso i propri canali è riuscito a comprendere. Voglio ringraziare i sindacati per la radicata presenza sul territorio e per il loro interesse a voler lavorare insieme al di là delle proprie sigle".
I canali che saranno attivati saranno vari: si vogliono coinvolgere le comunità locali, ma anche portare la questione a livello regionale e successivamente nazionale. La crisi della Burgo perdura da ormai 11 anni e non è stata risolta nemmeno dopo la fusione con la Marchi. "Attualmente il debito strutturale dell'azienda corrisponde a 940 milioni di euro", ci tiene a precisare Sergio Baù, segretario regionale della SLC-CGIL Veneto che aggiunge: "nessun piano industriale è stato posto all'attenzione del tavolo istituzionale da parte dell'azienda".
Per tentare di risolvere nel migliore dei modi possibili la crisi dell'azienda, secondo la commissione istituita, è necessario riconvertire le strutture in una nuova produzione di carte speciali (come hanno già fatto altre cartiere), più quotate sul mercato, e abbassare i notevoli costi energetici. L'On. Ginato specifica che il costo energetico in Italia è superiore del 30% rispetto agli altri paesi europei e questo dislivello incide molto negativamente su un'industria come quella cartaria. È stata già attivata la commissione attività produttive presieduta dall'On. Raffaella Mariani per una richiesta di attenzione da parte del governo al problema della crisi cartaria.
"L'allarme nasce perché è già chiaro che il gruppo Burgo - afferma Federico Ginato - sta predisponendo un ruolo maggiore delle banche nelle sue quote azionarie, intende ridurre la produzione e prevede il matrimonio, al termine della riorganizzazione, con un gruppo straniero, il gruppo Lecta. Ciò che siamo disposti a fare come parlamentari è affrontare la questione sul piano industriale, visto che comunque la crisi è una crisi nazionale (il 18% in meno di produzione dal 2007 al 2013). A fronte di una nostra disponibilità, però, abbiamo bisogno di conoscere il piano industriale della Burgo e di dialogare con la comunità locali. Questo per evitare che la riorganizzazione venga calata dall'alto, senza che gli interlocutori (comunità locale, sindacati e istituzioni) possano prendere parola e senza che si abbia poi il tempo di alleviare le eventuali conseguenze di tale riorganizzazione. L'incontro, comunque, è stato molto utile per lo scambio di informazioni su ciò che è già stato fatto da tutti in modo da poter agire in sinergia".
"Appoggio ciò che hanno affermato i miei colleghi, confermando che se a Roma siamo avversari politici e ideologici, in questa sede siamo fermi alleati" afferma l'On. Stefani, che continua: "C'è un problema che non riguarda soo un'azienda, ma in realtà è un problema generale. Per anni è mancata una seria politica industriale a livello nazionale ed è mancata, in tanti casi, una politica industriale interna alle aziende. È importante lavorare in ferma cooperazione perché serve anche a dimostrare che la politica è presente in questa situazione e che non è soltanto una politica di disvalori, della casta e delle polemiche. Ciascuno può fare la sua parte e io spero, cercando di far partecipare la regione, di ottenere anche dei risultati".
"Qualcuno a maggio di quest'anno ci ha chiesto dov'era il sindacato. Il sindacato è qua da molti anni ormai sul fronte delle crisi aziendali e dell'occupazione - afferma il segretario generale della Fistel Cisl Vicenza Riccardo Camporese - ed è qua a parlare con la politica e gli amministratori locali che vogliono ascoltare e che hanno voglia di trovare delle soluzioni, e questa è la politica che piace a noi. Possono esserci divergenze di idee, ma si lavora assieme per trovare soluzioni per il lavoro. A Vicenza abbiamo 850 dipendenti del gruppo Burgo e la metà rischia per effetto di possibili ristrutturazioni del debito che tengono conto solo della finanza. Rilanciare quest'azienda è possibile attraverso un piano industriale che punti alla diversificazione dei prodotti e dei mercati. Manca un tavolo istituzionale nazionale che tenga conto di tutte le diversità presenti, tentando di ricomporle con l'unico obiettivo di risolvere il problema occupazionale. Stiamo trovando persone sensibili, con le quali ci misureremo in questi giorni perché la cosa non finisce con l'incontro di oggi, ma parte proprio ora. Non vogliamo aumentare la desertificazione dei capannoni delle industrie vicentine, aggiungendoci anche quella del gruppo Burgo. Le imprese ci mettano anche le risorse".
"Noi ci rivolgiamo alla politica e alle amministrazioni locali perché è necessario fare fronte comune - prosegue Ketty Marra, segretaria generale UILCOM di Vicenza - I lavoratori dell'azienda che noi rappresentiamo fanno parte di un'azienda che è una delle maggiori produttrici di carta europee. Quindi vogliamo che il governo preservi l'italianità dell'impresa. È giusto dare contributi alle imprese, a patto che queste non delocalizzino. In tutti gli stabilimenti che noi rappresentiamo i lavoratori hanno già fatto la loro parte, sottoscrivendo accordi per la riduzione del costo del lavoro. Se si perde, infatti, il lavoro in questo momento di crisi di cui non intravediamo la fine, la crisi uccide l'identità delle famiglie nel vicentino e nella provincia. Speriamo che questo tavolo non resti solo una vetrina politica, ma che dia un valido contributo. Le possibilità ci sono".
"Siamo fortemente preoccupati - afferma ancora Sergio Baù - dai segnali locali. Il vicentino rischia molto: chiusure intere di stabilimenti. Devo segnalare, purtroppo, che la regione Veneto finora non si è fatta viva e non ha dato segnali rispetto a politiche industriali di aziende del nostro luogo. Mi riferisco soprattutto all'area produttiva di Lugo, dove da parte della regione ci sono stati pochi investimenti e pochi contributi. Come abbiamo fatto oggi con lo sciopero, apprezziamo il tavolo, ma saremo sotto i municipi dei sindaci se non ci daranno una mano. Saremo sotto le case dei parlamentari, perché i nostri lavoratori e le nostre famiglie stanno soffrendo. Vediamo positivamente il percorso condiviso tra le parti, ma dobbiamo accelerare. Quando diciamo no al taglio degli stipendi dei lavoratori, ci viene detto che il sindacato sbaglia. In questo caso abbiamo tagliato gli stipendi, e dopo averlo fatto adesso vogliono chiudere gli stabilimenti. È chiaro che non ci fermeremo".
Il 16 dicembre si terrà un'assemblea straordinaria della Burgo in cui verrà probabilmente approvato il piano industriale, senza un coinvolgimento di sindacati, del territorio e della politica. Le personalità presenti al tavolo istituzionale chiedono all'azienda di mettere le carte in tavola e ragionare insieme a una possibile soluzione. "Ci saremmo aspettati maggior interlocuzione. Non voglio pensare - conclude Federico Ginato -che il mancato dialogo sia dovuto alla decisione della proprietà di chiudere i battenti e svendere l'azienda a compratori esteri per rientrare del debito. Dato che non è questa la prospettiva, prima o poi dovranno per forza trovare un punto d'incontro e intavolare una discussione con noi".


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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