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Braccio di ferro tra Bce e BPVi su Divo Gronchi
Lunedi 18 Maggio 2015 alle 22:00 | 0 commenti
Il 19 maggio si svolgerà il cda della BpVi che in teoria dovrebbe sancire la nomina del successore di Samuele Sorato, ma l'incertezza è tanta e non si esclude un ulteriore rinvio
L’unica certezza è che il confronto tra la Bce e la Popolare di Vicenza si è trasformato in un braccio di ferro in cui il regolatore frena in maniera evidente le mosse della banca Berica, ma per il resto la situazione è totalmente fluida: domani si riunirà di nuovo il cda guidato dal presidente Gianni Zonin, e nelle intenzioni della banca ci potrebbe essere la nomina ad amministratore delegato di Divo Gronchi.Â
Le resistenze di Francoforte, però, restano pesanti, perciò nessuno si sbilancia sull’esito finale del consiglio, che potrebbe anche concludersi con un altro nulla di fatto, dopo che la nomina del successore di Samuele Sorato è già saltata una settimana fa, quando il cda accettò le dimissioni dell’ex consigliere delegato. Insomma, la Banca Popolare di Vicenza ha vissuto momenti migliori e in questa fase esplodono i retroscena sul consolidamento che verrà .
L’ipotesi più suggestiva resta quella immaginata da Repubblica sabato scorso, secondo cui la Fondazione Cariverona di Paolo Biasi potrebbe diventare regista di un grande polo del Nordest incentrato sul Banco Popolare: l’ipotesi vuole che la banca di piazza Nogara vari un aumento di capitale riservato alla Fondazione scaligera e a un piccolo gruppo di soci forti e locali, per poi procedere all’aggregazione di Vicenza e Montebelluna. Un’idea suggestiva soprattutto sul piano politico perché farebbe nascere un peso massimo del credito col cuore e le braccia a Nordest, ma difficilissima da concretizzare. Al netto delle pesanti sovrapposizioni, in uno scenario di questo tipo le azioni delle due non quotate dovrebbero affrontare un’ulteriore vertiginosa svalutazione, con danni economici pesanti per i 200mila azionisti complessivi. Inoltre se l’ad del Banco Pier Francesco Saviotti è propenso a una fusione con Bpm, sarà difficile costringerlo a un cambio di programma tanto radicale.
Sul tema delle banche, oggi si registrano comunque le dichiarazioni del presidente del Veneto, Luca Zaia. «Come presidente della Regione – ha detto Zaia – auspico, ma lo faccio da tempo, che si crei un solido polo bancario tutto veneto». La dichiarazione è stata fatta oggi a Vicenza, a margine di un vertice all’ospedale San Bortolo. «Personalmente – ha aggiunto Zaia – difendo le banche mutualistiche e le banche del territorio, come accade in giro per il mondo, penso ad Obama negli Stati Uniti, alla Merkel in Germania e ad Hollande in Francia che a loro volta le difendono sino in fondo. Noi dobbiamo pensare che queste banche si sono adoperate per essere a fianco delle nostre imprese». Sulla trasformazione in spa delle banche popolari, Zaia ha auspicato che «non si vendano le banche agli stranieri e che le stesse rimangono nel territorio». «Per quanto riguarda le fusioni e le aggregazioni – ha concluso – si tratta di eventuali accordi che dovranno essere valutati dagli analisti, anche in base a parametri che io non conosco. Il tema della quotazione era invece inevitabile: abbiamo delle banche non presenti in Borsa ma che in realtà hanno già una quotazione».
E la quotazione che minaccia di penalizzare gli azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza (che ancora oggi da perizia viaggiano su valori doppi rispetto al mercato, ma si tratta di prezzi fittizi dato che nessuno riesce a vendere da molti mesi), sta invece portando qualche conforto a chi possiede azioni del Banco Popolare (che però dai livelli massimi raggiunti nel 2007 ha perso quasi il 90%). Dopo che negli ultimi sei mesi il titolo ha recuperato il +50% del valore, oggi gli analisti di Morgan Stanley hanno rivisto al rialzo il price target da 12,8 a 13 euro, con raccomandazione equalweight. «La robustezza della crescita delle commissioni – scrive MS a proposito delle banche italiane – oltre alla ripresa della qualità degli asset ci rende ottimista sulle banche italiane. Anche se ci vorrà tempo perché gli accantonamenti calino, le riforme del governo potrebbero accelerare la ripresa, secondo la nostra opinione».
@dpyriÂ
L’ipotesi più suggestiva resta quella immaginata da Repubblica sabato scorso, secondo cui la Fondazione Cariverona di Paolo Biasi potrebbe diventare regista di un grande polo del Nordest incentrato sul Banco Popolare: l’ipotesi vuole che la banca di piazza Nogara vari un aumento di capitale riservato alla Fondazione scaligera e a un piccolo gruppo di soci forti e locali, per poi procedere all’aggregazione di Vicenza e Montebelluna. Un’idea suggestiva soprattutto sul piano politico perché farebbe nascere un peso massimo del credito col cuore e le braccia a Nordest, ma difficilissima da concretizzare. Al netto delle pesanti sovrapposizioni, in uno scenario di questo tipo le azioni delle due non quotate dovrebbero affrontare un’ulteriore vertiginosa svalutazione, con danni economici pesanti per i 200mila azionisti complessivi. Inoltre se l’ad del Banco Pier Francesco Saviotti è propenso a una fusione con Bpm, sarà difficile costringerlo a un cambio di programma tanto radicale.
Sul tema delle banche, oggi si registrano comunque le dichiarazioni del presidente del Veneto, Luca Zaia. «Come presidente della Regione – ha detto Zaia – auspico, ma lo faccio da tempo, che si crei un solido polo bancario tutto veneto». La dichiarazione è stata fatta oggi a Vicenza, a margine di un vertice all’ospedale San Bortolo. «Personalmente – ha aggiunto Zaia – difendo le banche mutualistiche e le banche del territorio, come accade in giro per il mondo, penso ad Obama negli Stati Uniti, alla Merkel in Germania e ad Hollande in Francia che a loro volta le difendono sino in fondo. Noi dobbiamo pensare che queste banche si sono adoperate per essere a fianco delle nostre imprese». Sulla trasformazione in spa delle banche popolari, Zaia ha auspicato che «non si vendano le banche agli stranieri e che le stesse rimangono nel territorio». «Per quanto riguarda le fusioni e le aggregazioni – ha concluso – si tratta di eventuali accordi che dovranno essere valutati dagli analisti, anche in base a parametri che io non conosco. Il tema della quotazione era invece inevitabile: abbiamo delle banche non presenti in Borsa ma che in realtà hanno già una quotazione».
E la quotazione che minaccia di penalizzare gli azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza (che ancora oggi da perizia viaggiano su valori doppi rispetto al mercato, ma si tratta di prezzi fittizi dato che nessuno riesce a vendere da molti mesi), sta invece portando qualche conforto a chi possiede azioni del Banco Popolare (che però dai livelli massimi raggiunti nel 2007 ha perso quasi il 90%). Dopo che negli ultimi sei mesi il titolo ha recuperato il +50% del valore, oggi gli analisti di Morgan Stanley hanno rivisto al rialzo il price target da 12,8 a 13 euro, con raccomandazione equalweight. «La robustezza della crescita delle commissioni – scrive MS a proposito delle banche italiane – oltre alla ripresa della qualità degli asset ci rende ottimista sulle banche italiane. Anche se ci vorrà tempo perché gli accantonamenti calino, le riforme del governo potrebbero accelerare la ripresa, secondo la nostra opinione».
@dpyriÂ
di Davide Pyriochos da VeneziePost
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