BPVi più Veneto Banca, crac peggiore di quello Parmalat: botto da 18,9 miliardi di euro. Silente certa stampa, rassegnati i vicentini. Anche i nuovi Comunisti locali?
Domenica 29 Maggio 2016 alle 15:29 | 1 commenti
Anche ieri, all'assemblea a Schio dei militanti che puntano alla rinascita del Partito Comunista Italiano, vari esponendi storici ma anche alcuni giovani, non si percepiva la piena consapevolezza del dramma economico e sociale che ha colpito le decine di migliaia di soci vicentini della Banca Popolare di Vicenza e, in meno ma sempre tanti, della Veneto Banca e che farà del male enorme per anni alle attività locali con tutti i problemi indotti che creeranno i flop dei due Istituti veneti, gestiti con una enorme superficialità se non, e sarebbe ora che la magistatura accelerasse, con dolo da Gianni Zonin, Vincenzo Consoli & c. Un'analisi numerica attendibile conferma precedenti valutazioni, che quantizzavano in 20 miliardi, una manovra finanzaria, il danno subito, per non parlare di quello subendo.
La valutazione la fa Mauro Pigozzo su Il Corriere del Veneto paragonando il crac delle due Popolari a quello di Tanzi per la Parmalat.
E c'è, ancora, a Vicenza chi non ne parla e non ne scrive approfittando della rassegnazione (indolenza? masochismo?) dei vicentini. E, finanche, del politically correct dei rinnovandi comunisti locali. Tutti troppo buoni...
«Tra Vicenza e Montebelluna peggio del crac Parmalat. Renzi ci dia la commissione d'inchiesta»
di Mauro Pigozzo, da Il Corriere del Veneto
Adesso i toni diventano davvero bellici. C'è chi parla di «bomba nucleare», chi chiede lo «stato d'emergenza» e chi definisce Veneto Banca come una «arma di distruzione di massa». «Hanno demolito tutto: avevo ottocentomila euro tra azioni e obbligazioni e ora mi restano forse i soldi per una cena», scuote la testa Valter Baseggio, imprenditore nel settore della carrozzeria di Montebelluna. «Una volta facevano le guerre coi cannoni, invadevano il territorio. Ora fanno così: hanno rubato, truffato e fatto sparire venti miliardi dal Veneto».
La stima complessiva del danno, peraltro, è precisa ed è la stessa ipotizzata da Adusbef e Federconsumatori: 18,9 miliardi di euro a danno di circa 207 mila azionisti (119 mila Bpvi, 88 mila Veneto Banca) tra azzeramento del valore delle azioni (10 miliardi circa, somma di 4,5 miliardi di Vb e 6,3 di Bpvi), perdite ultimi tre anni (per 4 miliardi), aumenti di capitale (4,9 miliardi). «Gli effetti collaterali della mala gestione delle due banche - dicono Elio Lannutti e Rosario Trefiletti - sono peggiori di quelli del crac Parmalat: quello era un buco da 14 miliardi». Valter Rigobon prende posizione invece per Adiconsum: «Fanno di tutto per salvare la banca, ai soci ci pensano altri. La nostra speranza è di proseguire a Roma, per i tavoli paritetici di conciliazione». E l'avvocato Sergio Calvetti, che per il Siti promuove l'azione penale contro il management con l'obiettivo di ottenere ristoro economico dagli enti che hanno certificato quelli che lui definisce «bilanci falsi»: «Chiederemo al pm gli arresti per tutti i consiglieri dei cda che in queste settimane stanno nascondendo le proprietà in fondi patrimoniali o attraverso donazioni. Devono metterli almeno agli arresti domiciliari: bastano semplici visure sulle loro proprietà per capire quello che fanno». E il coordinamento delle associazioni di Don Enrico Torta, che ha appena aperto a Montebelluna lo sportello in sostegno ai soci, è rabbioso. Il portavoce, Patrizio Miatello, se la prende con il nuovo Cda: «Una delusione completa». E convoca tutti, il 3 giugno alle 17 in parrocchia a Dese, nel Veneziano: «Venga anche Renzi, gli sarà più utile che una passerella alla Biennale. Gli chiederemo una commissione d'inchiesta per capire i motivi di questa catastrofe ».
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