I politici comunali si sono "bene" amministrati non comprando azioni BPVi. Perciò loro e Variati vi dicono "non vi resta che piangere"?
Giovedi 15 Settembre 2016 alle 16:49 | 0 commenti
Abbiamo preso in analisi le dichiarazioni dei redditi degli amministratori comunali di Vicenza (di maggioranza e opposizione) e facendo alcune analisi che tra poco vi riporteremo abbiamo fatto anche altre simpatiche scoperte più adatte ad un giornale di gossip. Un nome (e cognome), ad esempio, che avrà reso difficile gli anni di scuola del padre del giovane consigliere Giancarlo Pesce, Delfino Pesce. O le irriverenti dichiarazioni del consigliere di Forza Italia Michele Dalla Negra nei confronti delle Istituzioni, che pure dovrebbe rappresentare, quando alla voce ‘beni mobili iscritti ai pubblici registri', scrive con discutibile ironia visto il suo ruolo: "purtroppo dal 2014 non posseggo più la mia mitica Alfa Romeo Duetto".Â
Lasciamo a voi le altre curiosità sul nome dei figli di consiglieri e assessori, se sono o meno sposati, se i coniugi sono in comunione dei beni e sui contorni rosa degni delle dinastie reali.
Il motivo, però, per cui ci siamo imbattuti in tutto ciò è di altra natura. Volevamo comprendere, con dati alla mano, da dove proviene tutto questo disinteresse dell'amministrazione comunale verso le vittime della Banca Popolare di Vicenza che sono dimenticate da tutti, se non in qualche fugace dichiarazione e che vengono addirittura scoraggiate dal sindaco Achille Variati a cercare giustizia e, soprattutto, rimborsi da parte della BPVi di oggi del maltolto dopo le truffe di ieri.
Abbiamo ipotizzato, quindi, che l'indifferenza pubblica nasca dal fatto che i nostri rappresentanti non abbiano incassato personalmente il duro colpo del crack della banca ‘del territorio' come invece hanno dovuto fare i cittadini.
Esaminando, infatti, le dichiarazioni pubblicate sul sito del Comune di Vicenza dai consiglieri comunali e dagli assessori (e senza andare oltre nelle "indagini") i nostri amministratori sono stati, infatti, così saggi (almeno in questo caso...) dal non investire o da investire "poco" e al momento giusto nella ex Popolare di Gianni Zonin.
Oppure e addirittura, a voler essere maliziosi e con i dovuti distinguo soprattutto per i consiglieri più giovani e i meno abbienti, potrebbero essere stati così "rispettati" da quei "sistema di potere" contro il quale pochi mesi fa ha tuonato, per un unica volta, il vice sindaco Jacopo Bulgarini d'Elci, da non riceverne "inviti" e "pressioni" a sottoscrivere azioni, cosa avvenuta invece per decine di migliaia di comuni cittadini.
L'ipotesi, che rimane "di scuola", si fa consistente nel vedere che sono realmente pochi gli azionisti della Banca Popolare di Vicenza all'interno dell'amministrazione del Comune di Vicenza. Tra sindaco, consiglieri e assessori il totale delle azioni possedute (direttamente almeno) è di 1.382 e, i possessori , Achille Variati incluso si contano sulle dita di una mano.
Sempre con il beneficio del dubbio ci chiediamo: dopo aver ascoltato il sindaco Achille Variati, che nel parlare della crisi bancaria territoriale dichiarava al Festival della Politica "Non dobbiamo imbrogliare la gente, secondo me nessuno dei soci riceverà un euro, qualcosina forse..."? , è forse per questo che nell'ambiente comunale il tema BPVi non scotta, anzi è tiepido e quasi freddo?
Perché hanno perso relativamente poco, in pochi?
Qualsiasi sia la motivazione, al di là della intrigante coincidenza, è buono non "imbrogliare la gente" (cit.) e non farle credere che non c'è più nulla da fare o come direbbero Benigni e Troisi "Non resta che piangere".
Perché così non è.
Sarebbe giusto (utopico?) che l'amministrazione comunale, capeggiata dal sindaco, di una città visibilmente atterrata da questa crisi bancaria incoraggiasse i suoi cittadini a non temere di chiedere giustizia e... rimborsi.
Per il momento però, per ignoranza o (dis)interesse chissà , palazzo Trissino preferisce che il popolo stia buono e al massimo si pianga addosso.
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