BPVi, fuga dei correntisti. Le entrate giornaliere sono minori delle uscite
Lunedi 23 Gennaio 2017 alle 08:37 | 0 commenti
Quanto sta costando il turnover del top management alla Popolare di Vicenza? Dopo il benservito milionario all’ex amministratore delegato Francesco Iorio, la scorsa settimana è stata la volta delle dimissioni del braccio destro di Iorio, Iacopo De Francisco. Con il manager, che resterà in carica fino a febbraio, si è arrivati a una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Dopo che al suo arrivo – nell’estate 2015, sotto la presidenza di Gianni Zonin – Di Francisco era stato accolto da un consistente welcome bonus , sembra abbia accordato, in sede di addio, uno sconto alla banca.
L’azione di discontinuità non sembra conclusa: Anna Tosolini, responsabile del Corporate development department della banca vicentina, viene data sul binario di partenza. Anche lei arrivò con Iorio e anche lei non sembra aver trovato la necessaria sintonia con la nuova gestione di BpVi, targata Fondo Atlante. Di certo, l’amministratore delegato Fabrizio Viola sembra interessato a costruire una banca con una strettissima catena di comando. Poche variazioni sul tema e fidati riporti diretti. Il recente arrivo di Gabriele Piccini ed Enrico Maria Fagioli Marzocchi va proprio in questa direzione. Viola ha lavorato con Fagioli Marzocchi a Siena e Piccini viene dalla responsabilità di country manager in Unicredit. Entrambi però per diventare decisivi a Vicenza devono attendere lo sciogliersi di alcuni nodi non banali. La Popolare di Vicenza e Veneto Banca giovedì scorso hanno incassato il formale via libera dell’Unione europea sulle garanzie dello Stato da applicare alle proprie prossime emissioni obbligazionarie, ma rimangono ancora appese a una serie di variabili tutte decisive. L’offerta di transazione verso 169 mila azionisti truffati dalle gestioni che per vent’anni hanno fatto capo a Gianni Zonin e Samuele Sorato a Vicenza e a Vincenzo Consoli e Flavio Trinca a Montebelluna, sembra essere arrivata – a dieci giorni dall’avvio – a quota 10 mila adesioni nella sola Vicenza, una percentuale del 12 per cento se rapportata ai 94 mila soci coinvolti. C’è tempo fino al 15 marzo per aderire – rimborso di circa il 15 per cento del capitale investito al netto dei dividendi percepiti, in cambio dell’impegno a non agire legalmente nei confronti della banca –, ma la soglia dell’80 per cento fissata dal presidente Gianni Mion per conto del Fondo Atlante sembra veramente elevata. L’altra emergenza a cui si trova a porre rimedio Viola è l’eccessivo livello dei costi. Come è stato più volte evidenziato, Banca popolare di Vicenza ogni giorno ha uscite superiori alle entrate. La fuga dei clienti e delle masse dai conti correnti se si è arrestata a Siena, in casa del Monte dei Paschi, continua ad avere toni emergenziali a Vicenza, dove la situazione è più grave di quanto si registri a Montebelluna. In Veneto Banca infatti la situazione sembra più soft . Nonostante una primavera vivace sul fronte del board , l’elemento di continuità dato dall’amministratore delegato Cristiano Carrus sembra determinare un più composto percorso di recupero da parte della banca trevigiana. Mentre la Popolare di Vicenza sta ancora cercando di rimediare ai propri ripetuti errori.
Di Stefano Righi, da Corriere Economia
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