BPVi e Veneto Banca: su Report una storia di azioni gonfiate e fiducia tradita
Domenica 10 Aprile 2016 alle 12:46 | 0 commenti
La crisi delle banche, culminata con il crac di Banca Marche, CariChieti, CariFerrara e Banca Etruria, travolge anche Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Eppure questi istituti sono sotto la lente d’ingrandimento di Bankitalia dal 2001 e finiscono commissariati. Il bubbone esplode nel 2014 quando gli ispettori inviati dalla Banca centrale europea (Bce) scoprono «un grande problema di crediti deteriorati». Ma come è avvenuto questo disastro sulla pelle dei risparmiatori lo ricostruisce la puntata di stasera di Report di Milena Gabanelli (in onda alle 21.45 su Rai3).
Nella Banca Popolare di Vicenza il valore delle azioni era arrivato fino a 62 euro alla fine del 2014 per poi crollare ai 6 euro e 30 di oggi. Il reportage «Saltimbanche» di Giovanna Boursier dà voce a alcuni dei 117 mila risparmiatori coinvolti, tutti convinti che si trattava di «azioni solidissime e senza alcun rischio».
«Scusi: conosce i titoli di Stato, Bot, Ctz e i Btp?», chiede Giovanna Boursier. «No. Io non ho neanche la terza media», risponde Elia Borgo, azionista della Popolare di Vicenza, con la voce quasi rotta dall’emozione nel pensare ai risparmi di una vita (65 mila euro lui e altri 65 mila sua moglie) andati in fumo.
A rimetterci 30 mila euro pure il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia. Viene da sorridere, se non fosse una tragedia, con la storia di Luigi Magnanesi, obbligazionista di Banca Etruria: «Io ho fatto il portalettere, ma nel contratto ci han messo imprenditore!». Uno dei passaggi decisivi infatti riguarda proprio la valutazione dei profili di rischio previsti dalla normativa sulla Mifid, che consente di valutare fino a che punto un investitore è consapevole dei rischi che corre.
Inoltre la magistratura scopre che la Popolare di Vicenza, per gonfiare il capitale, finanziava l’acquisto di azioni per milioni di euro, garantendo solo a pochi selezionati soci, con lettere segrete, il riacquisto. Intanto «Gianni Zonin, grande produttore di vini ed ex dominus della stessa banca, oggi indagato per bancarotta, ha trasferito il suo patrimonio a moglie e figli».
Anche in Veneto Banca «per mascherare i conti davano credito in cambio di azioni», precisa Massimo Cecchineri, un altro azionista. Le magagne emergono con l’ispezione di Bankitalia del 2013: «Ci sarebbero crediti dati senza le dovute garanzie — denuncia Report — e 968 milioni di perdite solo nel 2014». Ma quando il valore delle azioni comincia a crollare, quasi nessun azionista può vendere. Vista la situazione Palazzo Koch decide di commissariare Veneto Banca e Popolare di Vicenza «e poi siamo andati dal magistrato», ricorda il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi. Di certo non manca il lavoro per il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri.
Di Francesco di Frischia, da Il Corriere della Sera
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.