BPVi e Veneto Banca, Il Fatto: Bruxelles attacca l'Italia, i privati devono metterci 1,5 miliardi
Sabato 20 Maggio 2017 alle 12:00 | 0 commenti
Il nuovo diktat per l'ok al soccorso statale. Imposto il "fondo volontario". No dal settore
Sulla pelle di due banche e di un pezzo del sistema bancario italiano si sta giocando una guerra allo sfascio. La bomba l'ha sganciata la Direzione concorrenza della Commissione europea guidata Margrethe Vestager, ordinando a Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca un maggiore apporto di capitali privati nel complesso salvataggio pubblico. Altrimenti niente via libera. Per scompaginare il già debole fronte italiano della trattativa la notizia è stata fatta filtrare giovedì alla Reuters. Secondo il Sole 24 Ore la richiesta è di 1 miliardo. La realtà è anche peggiore: al Fatto risulta che la cifra è 1,5 miliardi. Non solo. Gli uomini della Vestager hanno anche "consigliato" di usare il braccio volontario del Fondo di garanzia dei depositi (Fondo interbancario di tutela dei depositi, ndr) per trovare i soldi. Il fondo è alimentato dalle banche italiane, già spremute dal governo. "Abbiamo già dato" ha detto ieri l'ad di Bper Alessandro Vandelli.
Le due popolari venete sono impegnate in un difficile tentativo di sopravvivenza dopo le disastrate gestioni che hanno bruciato quasi 11 miliardi in mano ai soci. All'inizio dell'estate scorsa il fondo Atlante (partecipato da banche, assicurazioni fondazioni e la pubblica Cdp) le ha salvate versando 2,5 miliardi. A dicembre ha così cacciato ulteriori 940 milioni di acconto e a marzo ha chiesto il soccorso pubblico "precauzionale". Atlante non ha più soldi. La carenza di capitale è quantificata in 6,4 miliardi: 4,7 li doveva mettere lo Stato, il resto è composto dall'acconto di Atlante e dai 700 milioni della conversione in capitale dei bond subordinati, il pegno da pagare alle norme Ue sul "bail in" che impongono di accollare i costi dei salvataggi prima ai creditori.
La Commissione, però, ha deciso di alzare l'asticella. Il motivo burocratico è che l'Ue vieta di usare soldi pubblici per coprire perdite a breve scadenza. Che però si manifesteranno per forza perché l'Ue ha ordinato un'ulteriore pulizia dei bilanci. Di fronte a questo comma 22 il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan è rimasto impassibile, forse speranzoso, dicono i maligni, di un incarico europeo a fine corsa. Anche i sassi sanno che i vigilantes europei hanno in animo di dare una lezione agli italiani per mostrare che le regole sul bail in vengono applicate: passi Mps ma sulle venete sarà battaglia. Sulla pelle dell'Italia.
di Carlo di Foggia, da Il Fatto Quotidiano
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