BPVi, conciliazioni e piano per la cessione delle sofferenze da fine ottobre
Mercoledi 14 Settembre 2016 alle 09:32 | 0 commenti
Popolare di Vicenza muove sulle conciliazioni e prepara per fine ottobre il piano di cessione delle sofferenze. Mentre l'istituto analizza le carte per eventuali ricorsi sull'ennesima tegola dal passato, la maxi-multa da 4,5 milioni dell'Antitrust per i mutui casa scontati per i soci spinti tra 2013 e 2014 in cambio dell'acquisto azioni, il cantiere è aperto a oltranza in questi giorni sui crediti in sofferenza. L'obiettivo è definire entro fine ottobre il piano che stabilisca come vendere gli 1,8 miliardi netti in bilancio. Il socio unico Atlante lo ha consegnato tra gli obiettivi prioritari al nuovo cda e la Bce ha chiesto a tutte le banche piani di dismissione.
L'orientamento di vendere del cda presieduto da Gianni Mion è chiaro. Ma come tradurlo in pratica - se in tutto o in parte, se in blocco o a pacchetti o con cartolarizzazioni - è parte della discussione in corso. La via deve fare con realismo i conti con le ulteriori necessità di un aumento di capitale che si determinerebbero, dopo che le rettifiche e accantonamenti per un miliardo della semestrale hanno bruciato oltre 600 dei 1.500 milioni dell'aumento di capitale, riducendo dal 12,8% al 10,75% il Cet1, la dotazione di capitale di vigilanza, e da 650 milioni a intorno 120 la riserva rispetto alla dotazione minima chiesta da Bce. E sui rischi di un aumento di capitale per Atlante ha già rilanciato l'attenzione l'altro ieri Mediobanca in un report, con la preoccupazione di un'ulteriore riduzione delle risorse in cassa al fondo per acquistare sofferenze.
Procedere per rabbocchi non ha senso. Cessioni di sofferenze e iniezioni di capitale vanno dunque valutate in maniera strategica nel nuovo piano industriale, che si attende tra fine ottobre e fine anno. Anche perché le due questioni devono fare i conti con la soluzione che si troverà con Cattolica, dopo il recesso della società assicuratrice dagli accordi sulla vendita di polizze in banca. Bpvi ha già messo in conto svalutazioni per 300 milioni nella semestrale, ma ha contestato la legittimità dell'uscita di Cattolica (sostenendo in sostanza che la trasformazione in spa della banca non è stata scelta voluta ma imposta per legge). A Vicenza si punta a una composizione, mettendo a punto con gli advisor legali le alternative possibili. Un nuovo accordo limiterebbe le perdite e farebbe recuperare capitale.
Il cerchio va poi chiuso con i numeri del nuovo piano industriale che l'amministratore delegato Francesco Iorio sta studiando con i consulenti di Boston Consulting. E si vedrà se tra le alternative considerate ci sarà anche quella della fusione con Veneto Banca, caldeggiata da Mion per cambiare radicalmente spartito. E rispetto al no secco dei sindacati va perlomeno registrato la voce degli autonomi di Unisin di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, che in una nota di lunedì non hanno dichiarato un no a priori, chiedendo però decisioni rapide e di «coinvolgere quanto prima i lavoratori» e ponendo come limite invalicabile che si resti per gestire gli esuberi «nelle tutele previste dal contratto nazionale».
L'altro fronte rilevante per l'autunno è l'apertura delle conciliazioni con i soci sulle azioni. Che la banca stia mettendo insieme le informazioni di dettaglio sulle singole posizioni dei soci è testimoniato da un comunicato sindacale della Fisac Cgil del 5 settembre. Che dà conto delle richieste rivolte via mail dall'Ufficio controversie legali a molte filiali, con cui si chiede lo storico rispetto a singoli soci dei depositi titoli, dell'esistenza di reclami o richieste di mediazione, e le controdeduzioni dei dipendenti coinvolti nelle vendite rispetto alle ricostruzioni dei soci, infine l'iscrizione dei dipendenti nell'albo dei promotori finanziari.
Richieste che fanno pensare come Bpvi stia attrezzando in dettaglio la linea da tenere nei singoli casi e facendo presagire la prossima apertura del confronto. Che non sarà comunque una passeggiata. «Non siamo inclini al facile ottimismo. E in ogni caso dai primi contatti a luglio ancora non è partito nulla. Speravamo almeno in una telefonata interlocutoria - sostiene sul fronte di entrambe le ex popolari il segretario regionale di Adiconsum Cisl, Valter Rigobon, che punta sulle conciliazioni per i contenziosi sulle azioni per i piccoli soci fino a 30-40 mila euro-. Intanto su casi con valori in gioco più alti abbiamo depositato 10-15 cause e ci stiamo concentrando sulle prime 3-4. Quelle su cui i nostri avvocati sono convinti di poter vincere. Partire col piede giusto qui è fondamentale» .Di Federico Nicoletti, da Il Corriere del VenetoÂ
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